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Paolo Gioli, sperimentatore all’incrocio tra pittura, fotografia e cinema

10. Paolo Gioli, dalla serie “Il volto inciso”, composizione di due Polaroid Type-59 di cui una trasferita su seta e l’altra manipolata, matita nera, applicata su carta da disegno, 25 × 35 cm, 1984
Paolo Gioli, Nudo senza testa, Polaroid 50×60, 70 × 57 cm, 2007

“L’opera di Paolo Gioli presenta notevoli difficoltà a chi tenti di inquadrarla in una prospettiva al tempo stesso univoca e omnicomprensiva: ad esempio in una chiave strettamente storica, stilistica o filologica. Sono possibili, naturalmente, letture in questo senso, ma ognuna di esse non può che apparire riduttiva, parziale rispetto all’insieme”.

Sulla quarta di copertina del saggio Paolo Gioli Cronologie, edito da Johan &Levi, Giacomo Daniele Fragapane, studioso di storia e teoria della fotografia, curatore e docente di estetica, riassume in poche parole l’attività di una delle più interessanti figure anomale sulla scena italiana e internazionale, pioneristico sperimentatore all’incrocio tra pittura, fotografia e cinema.

Il libro ripercorre la storia dell’artista nato a Sarzano di Rovigo nel 1942, a partire dagli studi di pittura di nudo a Venezia e poi alla scoperta dell’avanguardia artistica, dopo un soggiorno negli Stati Uniti e narra per oltre mezzo secolo la sua prolifica e magmatica attività fuori da ogni vincolo disciplinare ma sviluppata come un laboratorio in cui si intrecciano meditazioni che investono numerosi campi.

Paolo Gioli, dalla serie “Il volto inciso”, composizione di due Polaroid Type-59 di cui una trasferita su seta e l’altra manipolata, matita nera, applicata su carta da disegno, 25 × 35 cm, 1984

È il primo saggio a segnare – seguendo un andamento cronologico impuro – tutta l’attività dell’artista dalle origini a oggi. Una panoramica completa, intervallata dalle parole dello stesso Paolo Gioli che racconta alcuni aspetti del suo metodo di lavoro. “Al centro del suo lavoro spiccano in particolare i due temi del volto e del corpo umano” scrive Fragapane.

Se i suoi film sperimentali stabiliscono un’analogia sostanziale tra la celluloide e l’epidermide come interfaccia sensibile tra l’io e il mondo esterno, i transfer da Polaroid usano il corpo e i suoi frammenti come mezzo per esaminare la storia e le fondamenta teoriche della fotografia, e il dialogo di quest’ultima con il cinema, la tipografia e la pittura.

Analogamente agli artisti concettuali del secondo Novecento, Gioli scardina l’idea tradizionale della “rappresentazione” senza mai negarla in quanto tale, anzi la fronteggia e nel farlo si concede spesso il lusso di un “bello” formale di ascendenza kantiana.
Le riflessioni di Frangipane scorrono incessanti.

“Se il rapporto con la critica e il contesto della cultura fotografia nazionale non è mai stato particolarmente felice, diverso – e Gioli è il primo a riconoscerlo – è stato l’atteggiamento delle istituzioni a partire dal Museo Fortuny a Venezia e dal Museo Alinari di Firenze che accolgono già nel 1991 la sua prima grande mostra antologica o dal Palazzo delle Esposizioni a Roma con una retrospettiva nel 1995, e poi da alcuni importanti musei esteri, in primis francesi che comprendono precocemente il grande valore storico e culturale, oltre che estetico della sua ricerca…”.

Paolo Gioli, fotogrammi dal film Secondo il mio occhio di vetro, 1971

E poi “Nel tentare di ricostruire le ragioni di un percorso così complesso e articolato, sono stato più volte spinto – anche dalle stesse parole di Gioli che hanno gradualmente assunto un peso sempre maggiore in questo saggio – a mettere in relazione opere, periodi, media e modi di produzione tradizionalmente distinti, ricorrendo da un lato a categorie frequenti nei moderni studi visuali e nelle analisi di impostazione semio-pragmatica, dall’altro a modelli più legati all’estetica e agli studi storico-artistici”.

E, a proposito della costruzione di un palinsesto visivo dell’artista, osserva:“Il vincolo di una sequenza cronologica (che sintetizza oltre cinquant’anni di lavoro) assume dunque qui un peso specifico, e una valenza teorica, in relazione al testo, che procede perlopiù intessendo relazioni di ordine anacronico”.

 

PAOLO GIOLI. CRONOLOGIE

Autore: Giacomo Daniele Fragapane
Collana: Saggi d’arte
ISBN: 978-88-6010-225-6
Pagine: 142
Prezzo: 28,00 €
Johan & Levi Editore

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