Entro quindici giorni in Turchia si deciderà se riconvertire la basilica sconsacrata di Santa Sofia di Istanbul in moschea. Oggi è un museo. La decisione spetta al Consiglio di Stato turco
Il 2 luglio si è svolta l’udienza sul ricorso presentato da un’associazione locale per chiedere la modifica dello status del monumento. La petizione popolare è stata presentata dopo che il presidente Erdogan ha dichiarato di essere favorevole alla trasformazione del museo, ex simbolo della cristianità e con una forte storia di unione tra le culture di oriente e occidente, in una moschea.
Santa Sofia è uno dei principali monumenti di Istanbul che attira ogni anno moltissimi turisti ed è sito patrimonio dell’umanità dell’Unesco dal 1985. Si trova nella zona centrale di Sultanahmet. Voluta dall’imperatore bizantino Giustiniano I nel 537, fino al 1453 l’edificio è stato una cattedrale Greco-cattolica e poi ortodossa e sede del Patriarcato di Costantinopoli, a eccezione di un breve periodo tra il 1204 e il 1261, quando fu convertito dai crociati a cattedrale cattolica di rito romano sotto l’Impero latino di Costantinopoli.
Divenne poi moschea ottomana il 29 maggio 1453 e tale rimase fino al 1931. Fu poi sconsacrata e il 1º febbraio 1935 divenne un museo.
C’erano già state azioni legali per convertire il museo di Santa Sofia in moschea, ma erano fallite. La conversione di Santa Sofia in moschea, nel caso in cui arrivasse il parere favorevole del Consiglio di Stato, spetterà a Erdogan. Il presidente turco in realtà si è tenuto lontano per quasi tutta la sua carriera politica dallo scontro ideologico su Santa Sofia, anche se ha sostenuto pubblicamente la trasformazione dal 2019.
La Grecia ha invece sporto reclamo presso l’UNESCO. Erdogan può contare però sul consenso popolare: secondo un sondaggio del mese di giugno il 73% dei turchi sarebbe favorevole alla conversione.
Leggi qui un articolo di approfondimento sul Corriere della Sera