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Pittore, ma anche poeta e letterato: Filippo de Pisis viene celebrato al Museo Nazionale Romano tramite una selezione di oli, disegni e acquerelli. Dal 17 giugno al 20 settembre 2020, a Roma.
L’eco dei rapidi passi nel Cortile Maggiore di Palazzo Altemps si riverbera nei marmi politi delle antiche statue greco-romane, un tempo custodite nelle dimore invalicabili di nobili famiglie quiriti. Salutiamo sbadatamente Dioniso, Afrodite e Apollo citaredo e procediamo spediti: l’Olimpo non è la nostra meta. A condurci in una delle prestigiose sedi del Museo Nazionale Romano (ve ne sono ben quattro, dislocate nel centro storico), sfidando la canicola, è la delicata pittura atmosferica, sapientemente incerta ed emotivamente misterica di Filippo de Pisis (Ferrara, 1896 – Brugherio, 1956).
Una selezione di oli, disegni e acquarelli a tratteggiare, dopo la grande retrospettiva milanese dello scorso inverno, il profilo di un protagonista discreto della cultura novecentesca che fu poeta e letterato, prima ancora che pittore; che si invaghì delle mode “esoteriche” del tempo, dallo spiritismo alla teosofia (fu amico di Arturo Onofri, poeta e antroposofo, e di Juliu Evola, filosofo, ermetista ed esponente di spicco del Dadaismo italiano); che si accostò al Futurismo grazie alla giovanile frequentazione di Corrado Govoni e di Ardengo Soffici. Si infatuò anche del Dada (conobbe Tristan Tzara a Parigi, dove visse alcuni anni) ma l’attrazione più forte la ebbe per la pittura metafisica dei fratelli de Chirico e di Carlo Carrà.
![](https://artslife.com/wp-content/uploads/2020/07/Filippo-de-Pisis-Natura-morta-occidentale-1919-Verona-collezione-della-Fondazione-Cariverona.-©-Archivio-fotografico-della-Fondazione-Cariverona-©-Filippo-de-Pisis-by-SIAE-2019-773x1000.jpg)
“La metafisica che si sprigiona da un’opera d’arte” – scriverà su Emporium nel ’38 – “non si riferisce solo alle forme più o meno astratte in cui essa è composta, ma allo spirito che la informa. Una pittura davvero bella sempre sconfina verso l’al di là”. Visse anni decisivi a Roma dove frequentò la Casa d’Arte Bragaglia e il Caffè Aragno, crocevia e fulcro della cultura romana di quegli anni; e dove affinò la propria visione tra i capolavori dei musei – frequentati assiduamente – e nella contemplazione della statuaria antica, disseminata a profusione in ogni angolo dell’Urbe.
Ma torniamo sui nostri passi, nelle sale rinascimentali, a curiosare tra le invenzioni fiabesche del pittore ferrarese. Vi troviamo numerose nature morte – un genere che evidentemente gli era caro – surreali ed eccentriche nella loro accolta (nel loro assembramento, diremmo con un occhio all’attualità), in apparenza aleatoria ma, a ben guardare, funzionale al ritmo spaziale della composizione: la natura morta è un paesaggio della mente, fissato con passione entomologica nell’istante fugace della propria epifania. Ma siamo soprattutto attratti dalle tribolazioni cromatiche delle varie scene di vita cittadina che trasducono, a beneficio del nervo ottico, melodie e ritmi di una poetica dell’impermanenza, in cui ci sembra di cogliere la cifra euristica di questo eclettico, erratico, defilato itinerario artistico.
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Informazioni
Dal 17 giugno al 20 settembre 2020
Filippo de Pisis
a cura di Pier Giovanni Castagnoli con Alessandra Capodiferro
promossa da Museo Nazionale Romano e Museo del Novecento di Milano
organizzazione e catalogo Electa
Museo Nazionale Romano di Palazzo Altemps
Piazza S. Apollinare 46, Roma
www.museonazionaleromano.beniculturali.it