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Dal paesaggio veneto nel Rinascimento al design di Zanuso: un’estate libraria

paesaggio veneto Tramonto, Giorgione (1505-1508), National Gallery a Londra.
paesaggio veneto
Tramonto, Giorgione (1505-1508), National Gallery a Londra.

Dal paesaggio veneto rinascimentale al design di Zanuso, passando da Longhi alla storia di Vicenza: in arrivo un’estate libraria

In arrivo quattro nuove uscite per Officina Libraria, per un’estate nel segno dell’arte e dei suoi protagonisti. È già disponibile in libreria il volume Le mura di Vicenza nel Cinquecento, che fa chiarezza su una pagina di storia dell’architettura della città veneta. Di prossima uscita invece altri tre libri che ci porteranno rispettivamente a scoprire la “natura” del paesaggio veneto durante il Rinascimento, il rapporto tra Longhi e Ragghianti, e il lavoro di Marco Zanuso, figura centrale dell’architettura e del design italiano.

Le mura di Vicenza nel Cinquecento: Cronaca di un fallimento. Fin dall’inizio del Cinquecento Vicenza è al centro di iniziative per il rinnovamento della sua cinta muraria. La città si trova in una posizione strategicamente delicata dello Stato veneziano, a pochi chilometri dal confine settentrionale con l’impero asburgico, e le sue alte mura medievali risultano inadeguate di fronte alla sempre più potente artiglieria e ai mutati sistemi d’assalto.
Dopo un grandioso piano di fortificazione avviato da Bartolomeo d’Alviano e rimasto interrotto, si susseguono fino alla metà del secolo diversi interventi d’emergenza che coinvolgono prestigiosi uomini d’arme e architetti, concludendosi però con un nulla di fatto. Tutti si scontrano con la presenza pericolosa del Monte Berico, con la necessità di radere al suolo parte della città, con la ribellione dei vicentini per la quota di spesa giudicata eccessiva.

L’intera vicenda, nota nelle linee generali ma mai indagata a fondo, viene ricostruita da Donata Battilotti attraverso le voci dei testimoni e dei principali protagonisti, a cominciare da quelle che emergono dalla fitta e inedita corrispondenza del capitano generale dell’esercito veneziano Francesco Maria I Della Rovere, duca di Urbino, e dopo di lui del figlio Guidobaldo II, con il loro agente a Venezia Giovan Giacomo Leonardi, esperto militare e autore di un trattato sulle fortificazioni.

Il paesaggio veneto nel Rinascimento europeo: linguaggi, rappresentazioni, scambi.  Il volume (a cura di Andrea Caracausi, Marsel Grosso e Vittoria Romani) raccoglie una serie di saggi sul tema del paesaggio veneto e della sua importanza nella  dimensione del Rinascimento europeo. Un tema che ha alle spalle una lunga tradizione di studi, e che è qui ripercorso nei suoi snodi principali, tenendo conto di aspetti storici, artistici, letterari ed economici.
A partire dalla riflessione sull’eredità del mondo antico e dal recupero rinascimentale del termine «paesaggio», i testi del volume affrontano il fenomeno eminentemente veneziano della riscoperta della natura, e della sua rappresentazione, prima ancora della codificazione come genere che avverrà soltanto a fine Cinquecento. Sono protagonisti in questa parte del libro Giorgione, Tiziano giovane e Giulio Campagnola e i loro interlocutori in campo letterario: Pietro Bembo, Jacopo Sannazaro e Andrea Navagero.
Negli anni centrali del secolo il paesaggio veneto muta significativamente aspetto, sia per l’introduzione di nuove colture e tecniche agricole, sia per la reinvenzione della villa ad opera di Andrea Palladio e dei pittori che collaborano alla decorazione. Al tempo stesso le reti mercantili e le nuove vie di traffico instauratesi tra Venezia e l’Europa generano flussi di opere d’arte e di informazioni sugli artefici che alimentano la fama del paesaggio veneto oltralpe, in particolare nella formulazione della pittura di Tiziano.

Longhi e Ragghianti, quel che resta di un dialogo: lettere 1935-1953.  Tra i massimi storici dell’arte del Novecento italiano ed europeo, Roberto Longhi (1890-1970) e Carlo Ludovico Ragghianti (1910-1987) hanno segnato in modo deciso la storia culturale del secolo. L’analisi ravvicinata del loro rapporto, spesso burrascoso, offre la possibilità di leggere in controluce uno spaccato della critica d’arte del Novecento attraverso una chiave più personale. L’asse attorno a cui ruota il libro è una lunga lettera che Ragghianti inviò a Paola Barocchi nel 1986, in cui ripercorreva il suo rapporto con Longhi, allegando proprio selezionati passi dal carteggio. Basata su documentazione epistolare per la gran parte inedita, questa ricostruzione del rapporto tra Longhi e Ragghianti consente infatti di ripercorrere alcuni passaggi degli studi storico-artistici in Italia tra gli anni Trenta e gli anni Settanta, dalla codirezione della rivista «La Critica d’Arte» al magistero di Benedetto Croce, dal coinvolgimento in iniziative editoriali (per esempio con la casa editrice Einaudi), all’organizzazione di mostre e altre manifestazioni culturali, sino al dramma dell’alluvione di Firenze nel 1966. A far da sfondo, un diverso modo di concepire il ruolo dell’intellettuale rispetto agli orizzonti politici e alla società civile.

 

Marco Zanuso: architettura e design. Il libro (cura di Luciano Crespi, Letizia Tedeschi e Annalisa Viati Navone) propone una lettura critica dell’opera e del pensiero di Marco Zanuso, tra i protagonisti dell’architettura e del design italiani del Novecento. Fin dagli anni della sua formazione coniuga un’intensa attività professionale negli ambiti dell’architettura e del design, condotta a stretto contatto con i settori più innovativi dell’industria italiana. Prima di caporedattore della rivista «Domus» (1946-1948) poi di redattore di «Casabella-Continuità» (1953-1956), Zanuso partecipa al dibattito architettonico introducendo temi dei quali sarà uno dei più brillanti interpreti nel corso della sua carriera: dall’urgenza della ricostruzione alle potenzialità della prefabbricazione edilizia, dalla conoscenza dei processi produttivi industriali al rapporto tra architettura e design, dalla sperimentazione sui nuovi materiali alla collaborazione dell’architettura con le arti, dal ruolo dell’architetto nella società industriale alla “progettazione integrata”. Ai moltissimi progetti di design diventati icone del Novecento – dai mobili Arflex e Gavina, agli apparecchi radiotelevisivi Brionvega, alle macchine per cucire Borletti – affianca un’intensa e originale attività di architetto guidata dal suo “peculiare umanesimo”.
Attraverso l’analisi dei materiali d’archivio gli autori hanno indagato la complessità della metodologia progettuale dell’architetto-designer, connotata dall’interesse per le «tecniche costruttive» e le «tecniche di progettazione», dall’ibridazione tra le «tecniche di progettazione» dell’architettura e quelle dell’industrial design, e dall’approccio sistemico di derivazione scientifica.

 

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