Tilda Swinton e Ann Hui, Leoni d’oro alla carriera di Venezia 77. La cerimonia di premiazione nel corso della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica
Sono stati attribuiti alla regista Ann Hui e all’iconica attrice Tilda Swinton i Leoni d’oro alla carriera della 77. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. La decisione è stata presa dal Cda della Biennale di Venezia, che ha fatto propria la proposta di Alberto Barbera, Direttore della Mostra.
Leoni d’oro alla carriera tutti al femminile per la nuova edizione della Mostra del Cinema che quest’anno si terrà dal 2 al 12 settembre. Da una parte una regista di primo piano dell’Hong Kong New Wave – il movimento cinematografico che tra la fine degli anni Settanta e gli Ottanta rivoluzionò il cinema hongkonghese, trasformando la città cosmopolita in uno dei centri creativi più vivaci del decennio – e dall’altra un’attrice amatissima per il suo talento e il carisma unico, che l’hanno resa un’aliena corteggiatissima da grandi cineasti e guru della moda.
Ann Hui nell’accettare la proposta ha dichiarato: «Sono davvero felice di ricevere questa notizia e sono onorata per il premio! Sono così felice che non riesco a trovare le parole. Spero solo che nel mondo tutto volga presto per il meglio e che ognuno possa sentirsi di nuovo felice come io mi sento in questo momento». Dal suo esordio, la regista ha diretto 26 film, due documentari, vari cortometraggi ed ha contribuito in qualità di produttore esecutivo ai film di Yim Ho e Xie Jin. I suoi film sono stati selezionati da tutti i più importanti festival internazionali sin dalle prime fasi della sua carriera con la presentazione a Cannes di Boat People (1982) e Song of the Exile (1990), interpretato da Maggie Cheung. Summer Snow (1995) e Ordinary Heroes (1999) sono stati presentati in concorso a Berlino e, successivamente con A Simple Life (2011) e The Golden Era (2014) è sbarcata anche Venezia.
Tilda Swinton invece ha dichiarato: «Porto nel cuore questo grande festival da tre decenni: è con grande umiltà che ricevo questo riconoscimento. Sarà per me una vera gioia venire a Venezia, soprattutto quest’anno, per celebrare l’immortale arte del cinema e la sua ribelle capacità di sopravvivenza di fronte a tutte le sfide che il cambiamento può porre a noi tutti». Tilda Swinton nel corso della sua carriera è diventata musa e attrice feticcio di grandi autori quali Jim Jarmusch (Solo gli amanti sopravvivono, I morti non muoiono), Joel e Ethan Coen, Lynne Ramsay (…e ora parliamo di Kevin) e Luca Guadagnino (Io sono l’amore, A Bigger Splash, Suspiria). Ha lavorato inoltre con Bong Joon Ho nei film Snowpiercer (2013) e Okja (2017), entrambi grandi successi internazionali. Quello più importante probabilmente il sodalizio con Derek Jarman con il quale esordisce nel 1985 (Caravaggio), per il suo Edoardo II nel 1991 vince la Coppa Volpi. Nell’Orlando (1992) di Sally Potter, basato sull’omonimo romanzo di Virginia Woolf, ottiene ampio riconoscimento internazionale per l’incomparabile interpretazione del protagonista. Affezionata anche a Wes Anderson, presto la vedremo in The French Dispatch e poi nel nuovo film di Apichatpong Weerasethakul, Memoria. Al momento l’attrice è sul con Pedro Almodóvar e George Miller.
A proposito di questi premi, Alberto Barbera ha espresso con ammirazione le sue motivazioni: «Ann Hui è una delle registe più apprezzate, prolifiche e versatili del continente asiatico, la cui carriera copre quattro decenni e attraversa tutti i generi cinematografici. Ha diretto film di generi molto diversi, dal melodramma alla ghost story, dal film semi-autobiografico all’adattamento di importanti testi letterari, senza trascurare i drammi familiari, i film di arti marziali e il thriller. È stata anche uno dei primi registi della scena hongkonghese a unire materiale documentario al cinema di finzione. Pur prestando attenzione anche all’aspetto commerciale del cinema e riuscendo a riscuotere ampio successo di pubblico, il cinema di Ann Hui non ha mai abbandonato la prospettiva autoriale. Nel suo cinema ha sempre mostrato particolare interesse per le vicende umane e sociali, raccontando con sensibilità ma anche con la raffinatezza dell’intellettuale, storie individuali che intrecciano temi sociali importanti quali quelli dei rifugiati, degli emarginati e degli anziani. In modo pioneristico, il suo linguaggio e la sua peculiare impronta visiva non solo hanno saputo cogliere gli aspetti più specifici della città e dell’immaginario di Hong Kong ma hanno anche saputo trasporli e tradurli in una prospettiva universale».
Prosegue Barbera: «Tilda Swinton è unanimemente riconosciuta come una delle interpreti più originali e intense affermatesi sul finire del secolo scorso. La sua unicità riposa su una personalità esigente ed eccentrica, una versatilità fuori del comune, la capacità di passare dal cinema d’autore più radicale a grandi produzioni hollywoodiane, senza mai rinunciare al proprio inesausto bisogno di dar vita a personaggi inclassificabili. Ogni sua interpretazione è una sfida temeraria alle convenzioni, siano esse artistiche o sociali, il frutto della necessità di mettersi continuamente in gioco senza mai accontentarsi dei risultati raggiunti, e il desiderio di esplorare risvolti inediti dei comportamenti e delle emozioni umane, che la Swinton non si limita a veicolare ma di cui offre la personificazione più sorprendente e straniante. Ha lavorato con alcuni dei maggiori registi contemporanei, ma è soprattutto fedele ad alcuni autori, di cui è stata una musa più che una semplice attrice prediletta. Esemplare, ad esempio, il sodalizio con Derek Jarman, del quale interpretò tutti i film dal 1985 alla morte del regista inglese avvenuta nel 1994, e quello con Luca Guadagnino […]. In questo senso, Tilda Swinton si conferma come l’interprete per eccellenza del cinema contemporaneo, che non si accontenta della semplicità e del richiamo delle mode, ma aspira all’inosabile».