Brown avvierà una partnership con Barbara Gladstone, altra dealer blue chip internazionale, con spazi a New York e a Bruxelles. E porterà in eredità artisti come Joan Jonas e Rirkrit Tiravanija
Fra molte notizie di spazi artistici e culturali che riaprono i battenti dopo la quarantena imposta dal Coronavirus, ne arriva qualcuna anche di segno opposto. Proprio oggi vi raccontavamo della “bandiera bianca” alzata a Roma dal Musja, il museo privato aperto lo scorso anno dal collezionista Ovidio Jacorossi. Ora l’attenzione si sposta sullo scenario internazionale, newyorkese nello specifico: con l’annuncio della chiusura della galleria di Gavin Brown, aperta dall’ex artista inglese nel 1994. Uno che ha lanciato la carriera di artisti come Peter Doig, Rirkrit Tiravanija ed Elizabeth Peyton.
In realtà l’annuncio è più strutturato: e la notizia della chiusura dello spazio di Manhattan viene accompagnata con quella di una partnership di Brown con Barbara Gladstone, altra dealer blue chip internazionale, con spazi nella Grande Mela e a Bruxelles. Col tempo si capirà fino a che punto questa “fusione” è un reale nuovo inizio per Brown, o magari un escamotage per alleviare il trauma diuna chiusura certamente legata alla crisi innescata dal COVID19.
Intanto, si apprende che 10 degli artisti della scuderia della Gavin Brown Enterprise entreranno nell’orbita della Gladstone Gallery. Fra questi ci sono la pioniera della performance art Joan Jonas, i videoartisti Ed Atkins, Arthur Jafa e Rachel Rose, la fotografa LaToya Ruby Frazier, i pittori Kerstin Brätsch, Alex Katz e Frances Stark, e due superstar come Tiravanija e Mark Leckey.
“È stata una decisione molto rapida“, ha dichiarato Brown in un’intervista. “Barbara è una persona che stimo da molti decenni, e ricordo sempre la sua mostra del 1991 di Matthew Barney. Segue gli artisti, è guidata dagli artisti, dirige una galleria centrata sull’artista“.
