Eccellente nell’architettura, divino nella pittura, Raffaello è popolarissimo anche nel mondo dei dentelli postali
Nel corso degli anni gran parte delle sue opere, quelle più popolari, sono state riprodotte su francobolli anche più e più volte. In un elenco compilato anni fa dallo specialista Ernst Halsch i francobolli – Raffaello occupavano qualcosa come 28 cartelle. Un numero davvero impressionante che nel frattempo è ulteriormente aumentato, specialmente in questo anno celebrativo del mezzo millennio del decesso. Che ha visto i quattro enti emittenti attivi nella penisola dello Stivale andare a gara nel lanciare nuovi omaggi postali.
L’Italia, attraverso il Mise, ha ricordato Raffaello Sanzio mediante quattro esemplari riuniti in 200.000 piccoli fogli, ognuno dei quali presenta il facciale piuttosto incomprensibile: B zona 2,50 grammi, che al momento corrisponde a 3,90 euro (ma perché non indicarlo in chiaro, lasciando la lettera dell’alfabeto ai pezzi destinati alla lettera semplice interna ed estera?).
La sequenza figurativa apre con l’Autoritratto che si trova agli Uffizi. Opera giovanile – risale intorno al 1506,già presente su francobolli d’Italia (1974), di San Marino (1964) e del Vaticano (1944). Si tratta – secondo il professor E.D. Schmidt, direttore degli Uffizi- “di una splendida tavola” i cui “toni sobri impiegati fanno risaltare i grandi occhi scuri, i lineamenti delicati del viso, il collo lungo. L’artista ci guarda con un atteggiamento naturale e gentile, quasi sognante, ma la scelta di rappresentarsi con una semplice casacca nera e il cappello floscio, tipico dei pittori, è un segnale di fierezza per il suo lavoro e per il suo status”. E’ quindi la volta del “Trionfo di Galatea”, anche questo un ritorno giacché venne riprodotta nel 1970 su un francobollo da 20 lire, affrescata nella Villa Farnesina.
In terza postazione la “Madonna col Bambino”, che si trova nella casa di Raffaello a Urbino e che, per antica tradizione (Cavalcaselle era di parere diverso e l’attribuì a Giovanni Santi) “si considera opera di Raffaello, realizzata nella sua primissima giovinezza. Nonostante il dibattito tra gli studiosi, tra i quali alcuni hanno preferito considerare questo un affresco di Giovanni Santi- osserva Luigi Bravi, presidente dell’Accademia Raffaelo di Urbino -, ricerche accreditate hanno inserito questa prova artistica di Raffaello in quegli anni di formazione in cui si intrecciano agli insegnamenti di suo padre, quelli di Pietro Perugino, il suo primo vero maestro. In questo affresco un accenno di spazio architettonico raccoglie una Madonna con una raffinata acconciatura, dal profilo sottile e grafico, china sul Bambino abbandonato ad un sonno sereno, alla presenza della Scrittura, garante della Verità”.
Di questa opera non ci sono precedente più o meno stagionati, se non ed elegante piccolo foglio da 3,30 euro al quale San Marino, il 24 marzo ha affidato il compito di celebrare il mezzo millennio di Raffaello. E, anche, la moneta da 2 euro anch’essa coniata dal Titano.
In chiusura “Lo sposalizio della Vergine”, opera del 1504, che – come ricorda Cristina Quattrini, storica dell’arte della Pinacoteca di Brera– che lasciò “Città di Castello nel 1798. Stando a quanto scrive il bresciano Teodoro Lechi al padre Faustino, gli abitanti stessi lo avrebbero donato a suo fratello, il generale napoleonico Giuseppe, appena entrato in città. Morto il conte Faustino nel 1800, inizia la dispersione della collezione Lechi. Il dipinto è venduto a Milano a Giacomo Sannazzaro, che verosimilmente lo dota della bella cornice neoclassica e che nel 1804 lo lascia in eredità all’Ospedale Maggiore. Il 5 aprile 1806 è acquistato per la Pinacoteca di Brera su decreto di Eugène de Behauarnais, viceré del Regno d’Italia”.
Piuttosto che essere stampato in rotocalco un incisore urbinate, comprensibilmente innamorato della propria arte, avrebbe preferito l’utilizzo della calcografia. Dimenticando, forse, che ogni lavoro inciso è frutto dell’interpretazione dell’artista, non sempre fedele all’originale. Quando si tratta di quadri, il rotocalco è certamente più indicato.
Poste Italiane, alla quale spetta la distribuzione e la commercializzazione dei francobolli italiani non è stata alla finestra. Anzi. Avvalendosi della collaborazione dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato ha realizzato due cofanetti di pregio, uno con rifiniture in oro disponibile in 200 esemplari, e uno con rifiniture in argento prodotto in 2.200 esemplari. All’interno sono contenuti, il foglietto, quattro tessere filateliche, una per ogni francobollo, il bollettino illustrativo e quattro buste primo giorno con la particolarità che la busta affrancata con il francobollo raffigurante l’autoritratto ha lo sfondo nero. Nel cofanetto “Oro” è racchiusa anche la moneta in oro da 20 euro, in quello d’argento la moneta da 5 euro, entrambe coniate dalla Zecca italiana. Prezzi di vendita: 700 euro la versione oro, 180 quella d’argento.
Per parte sua il Sovrano militare ordine di Malta ha puntato sulla “Madonna della seggiola”, uno dei maggiori capolavori del Rinascimento. Il dipinto – fanno presente alle Poste Magistrali – , realizzato su tavola in forma circolare, dal 1882 è conservato a Firenze nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti. Nell’armoniosa composizione, la Vergine, volta verso lo spettatore, assisa su una sedia camerale, stringe teneramente il Bambino. Di lato, emerge dal fondo scuro San Giovanni Battista orante in adorazione della Vergine. Il francobollo da 5,40 euro, in distribuzione da lunedì 27 luglio va ad aggiungersi ai molti emessi in precedenza, compresi quello di San Marino e del Vietnam, entrambi usciti nel 1983.
In formato piccolo foglio si presenta pure la celebrazione postale raffaellesca del Vaticano, probabilmente quella che graficamente presenta il taglio più innovativo, oltre che il più economico visto che i due francobolli che contiene presentano nominali nell’ordine da 1,10 e 1,15 euro. L’immagine base è costituita dalla “Trasfigurazione del Signore”, l’ultima opera del sommo pittore, che alla sua morte, dice il Vasari, fu posta a capo del catafalco funebre, che nel 1976 il Vaticano utilizzò per realizzare sei francobolli, con l’immagine dell’Apostolo che indica il Signore trasformato il francobollo. All’interno del dipinto è stato inserito l’Autoritratto di Raffaello presente nella “Scuola d’Atene” delle Stanze vaticane dipinte dal grande artista. A breve dal Vaticano dovrebbe arrivare anche una moneta raffaellesca da 2 euro.