Circus of Books: agli Emmy il documentario che racconta dello storico pornoshop di Los Angeles e dei suoi inusuali gestori
Circus of Books, documentario prodotto da Ryan Murphy e distribuito da Netflix, candidato agli Emmy nella categoria Miglior sceneggiatura per un programma Nonfiction (al fianco di un’altra miniserie Netflix, Don’t fuck with cats), racconta dell’inusuale nascita e del relativo successo ottenuto dall’omonima libreria a tema LGBTQ+ e pornoshop nel cuore di West Hollywood.
Circus of Books viene aperto nel 1982 dai Mason, una coppia che sembra uscita da un racconto di Philip Roth: Karen, ebrea ortodossa ed ex reporter di cronaca nera, e Barry, brioso inventore di effetti speciali per Hollywood (fantascienza soprattutto, 2001. Odissea nello spazio, Star Trek, una delle sue macchine diventerà persino un dispositivo medico per la dialisi).
I Mason, da poco genitori, sono alla ricerca di una nuova idea di business più stabile rispetto ai lavori precedenti, la troveranno in un annuncio di Larry Flynt, il magnate ed editore della rivista Hustler che costretto a riadattare la sua attività a causa della crescente ondata reazionaria vissuta dalla politica americana nei confronti della pornografia sta cercando di realizzare una rete di distribuzione diretta per le sue pubblicazioni. I Mason si ritroveranno al centro di un lucroso business che li porterà ad aprire il Circus of Books nel cuore di West Hollywood.
Circus of Books verrà presto influenzato proprio dal quartiere di West Hollywood. Come raccontato nel documentario dall’attivista ottantaduenne Alexei Romanoff, alla fine degli anni Sessanta Los Angeles aveva vissuto moti e manifestazioni, la Black Cat Tavern e il The New Faces erano stati luoghi di scontro fra la polizia e la comunità omosessuale, come era avvenuto allo Stonewall Inn a New York, ed è proprio negli ex locali del The New Faces che i Mason apriranno la loro libreria.
Circus of Books divenne presto un luogo centrale per la comunità LGBTQ+ di Los Angeles, come racconta la drag queen Alaska, ex dipendente del negozio: vi si poteva trovare una nutrita sezione di narrativa e letteratura di autori omosessuali, riviste (come l’iconico Blue Boy Magazine), il nascente mercato dell’home-video, toys e un universo in continua espansione di prodotti per il piacere.
Il mercato – a hardcore gay-adult business, honey! – è in crescita, Karen e Barry continuano a vivere il loro sogno suburbano e familiare mentre esplode l’era dell’home-video. I Mason non si lasciano scappare l’occasione, iniziando a investire nel cinema porno: arriveranno a produrre fino due pellicole a settimana, alcune delle quali diventate di culto, come quelle che vedono protagonista l’attore e performer Jeff Stryker, presente nel documentario per parlare proprio di quei giorni sui set dei Mason.
Gli Stati Uniti di Ronald Reagan e la lotta alla pornografia intrapresa dal suo governo sulla base del Meese Report, metteranno presto a dura prova il Circus of Books. La pornografia, da sempre stigmatizzata e al centro di polemiche quotidiane, era diventata oggetto di reato facendo vivere al negozio e soprattutto a Barry Mason che ne era il responsabile legale giorni da incubo, soprattutto perché i Mason avevano tenuto nascosta la natura della loro attività ad amici e familiari, escludendo così la possibilità di trovare in loro il minimo conforto.
Rachel Mason regista e autrice della sceneggiatura di Circus of Books è la figlia di Karen e Barry, è lei a dividere con leggerezza il racconto documentario fra contesto politico-culturale e dimensione domestica, che trova il suo punto di forza nei membri della famiglia Mason, nelle loro contraddizioni, nel loro percorso, sempre più intrecciato all’attività di famiglia. In Circus of Books a svettare su tutti è la matriarca Karen, che vediamo sempre aggirarsi spiccia, liquidando tutti senza convenevoli, compresa la figlia Rachel che la segue ovunque con l’occhio della sua camera. Karen, ebrea credente e praticante riesce a conciliare la sua fede con il lavoro nell’industria del porno ma trova difficoltà ad accettare l’omosessualità di uno dei suoi figli: Josh, la cui voce è quella di centinaia di ragazzi rifiutati dalla propria famiglia per motivi religiosi.
Aldo Busi scrive a chiosa del suo Seminario sulla Gioventù «Che resta di tutto il dolore che abbiamo creduto di soffrire da giovani? Niente, neppure una reminiscenza. Il peggio, una volta sperimentato, si riduce col tempo ad un risolino di stupore, stupore di essercela presa per così poco», parole che valgono anche per i Mason, in particolare per Karen che ormai anziana, affronta la chiusura del negozio (da sempre paventata ma oggi affrontata serenamente), raccontando con entusiasmo della sua alacre attività per l’associazione PFLAG. Parents, Families and Friends of Lesbians and Gays che negli Stati Uniti ha all’attivo decine di progetti a favore della comunità omosessuale e transgender. Più che l’ottovolante che è stato lavorare con il Circus of Books – dirà Karen – a cambiarla profondamente è stato il suo rapporto con Josh, la volontà di essere per lui una buona madre e con la sua storia un esempio per altri genitori di figli omosessuali.
Oggi Circus of Books ha riaperto i battenti sotto l’egida della regista porno, drag queen e leggenda Chi Chi LaRue, che ne ha fatto uno spazio espositivo per i migliori artisti LGBTQ+ locali, munendolo di un bar accogliente e di un bookshop pieno di meraviglie e rarità. Circus of Books, riconosciuto luogo cardine per l’identità della comunità LGBTQ+ (basti pensare che il corteo del Pride fa sempre una fermata celebrativa di fronte alla sua vetrina), è oggi un elegante luogo di ritrovo con enormi finestre a giorno (a discapito dei pannelli che celavano le vetrine e gli ambienti appartati della vecchia gestione) che guardano sulla strada e invitano i passanti all’ingresso nei suoi ambienti mandarino per un incontro, una scoperta artistica o libresca.