La Casa di Goethe presenta, dal 28 febbraio al 20 settembre 2020, una mostra che indaga le biblioteche e le suggestioni che hanno animato gli artisti tedeschi in viaggio a Roma.
Ricalchiamo idealmente i passi di Johann Wolfgang von Goethe, il sommo poeta del Faust, che entrò in Roma per la Porta del Popolo, nel 1786, trovando alloggio poco distante, nel primo tratto di Via del Corso, in quella che oggi è la Casa Museo a lui intitolata: “l’unico Museo tedesco all’estero” precisa la direttrice Maria Gazzetti, co-curatrice della mostra che ci accingiamo a visitare.
Una silloge di libri trascelti dal vasto patrimonio archivistico acquisito negli ultimi anni e proveniente dalle quattro biblioteche fondate dagli artisti tedeschi attivi, a Roma, tra il 1795 e il 1915; un florilegio di documenti storici, segnatamente taccuini con schizzi e appunti; un’ampia selezione di disegni, incisioni e dipinti appartenenti alla collezione del Museo (ad eccezione di alcuni importanti prestiti): la mostra, compresa nell’arioso volume di quattro sale, si distende con ordine geometrico in un’atmosfera ombrata e ristoratrice. La piccola comunità di artisti tedeschi che viveva tra Piazza del Popolo e Piazza di Spagna (i più celebri furono i Confratelli di San Luca, meglio conosciuti come “Nazareni”) cercava fonti d’ispirazione nelle antichità di cui la Città Eterna è sempre stata prodiga, ma anche nei modelli letterari, nei libri: nei classici greci e latini, in Dante, in Ariosto, in Petrarca, in Shakespeare, nelle Sacre Scritture. Aleggiava ancora, tra quei teutonici cercatori di bellezza, l’archetipo umanista del pictor doctus.
“Roma è sempre stata un punto di riferimento per gli artisti ” – racconta la Direttrice – “ prima dei tedeschi erano arrivati gli inglesi, i francesi, c’era stato Rubens. Fu Goethe, in un certo senso, con il suo viaggio in Italia, a fare da battistrada ai suoi connazionali. Non fu il primo ad arrivare ma, sicuramente, il più importante. E in pochi anni si formò una piccola comunità di artisti tedeschi che gravitavano più o meno tutti in questa zona. Ed erano piuttosto poveri: spesso non avevano neanche i soldi per comprarsi la tela e i colori; né ricevevano commissioni importanti. Ma seppero fare di necessità virtù, come si dice: divennero, infatti, famosi come grandi disegnatori, ispirati dal gusto romantico del paesaggio. Abbiamo nella nostra collezione molti disegni e taccuini di quell’epoca”.
Seguiamo la Direttrice nell’ultima sala. “In questa stanza” – ci spiega – “ci sono esempi di come la letteratura italiana abbia ispirato questi artisti. Ecco qui due dipinti aventi per tema la vita del Petrarca, rispettivamente di Anselm Feuerbach e di Arnold Böcklin”. Nel quadro di Böcklin, una boscaglia dal sembiante atro e selvaggio, fa da timida quinta alla scena del poeta disteso e assorto nella lettura: il libro, simbolo di dottrina e di erudizione, ammalia e redime la natura riottosa e ferace. Un topos, questo, che, dal Rinascimento al secolo dei lumi, è giunto a far breccia nella piccola comunità degli artisti tedeschi a Roma.
Informazioni
dal 28 febbraio al 20 settembre 2020
FONTI D’ISPIRAZIONE. LE BIBLIOTECHE DEGLI ARTISTI TEDESCHI A ROMA
a cura di Michael Thimann, Ulf Dingerdissen e Maria Gazzetti
Casa di Goethe
Via del Corso 18, Roma