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Chi era Berthe Morisot, l’anima femminile dell’Impressionismo

Eduard Manet, Ritratto di Berthe Morisot sdraiata
Eduard Manet, Ritratto di Berthe Morisot sdraiata

Berthe Morisot è stata una dei pochi esponenti femminili del movimento impressionista. Stile leggiadro e temi famigliari, in netto contrasto con le difficoltà e i pregiudizi che ha dovuto affrontare nel corso della sua vita.

La sua lapide, nel cimitero di Passy, nei pressi di Parigi, reca una sola scritta: “Berthe Morisot, vedova di Eugène Manet“. Nessun riferimento alla sua carriera di artista, meritevole di un cenno se non in virtù del suo carattere professionale, quantomeno nei termini di esistenziale passione. Perché difatti Berthe Morisot (1841-1895) comincia a dipingere in tenera età, supportata dalla famiglia (era nipote del celebre pittore Jean-Honorè Fragonard), e non smetterà mai. Risulta quindi ingenerosa l’ostinata negazione con cui la società francese del tempo ha rifiutato il giusto riconoscimento a questa pittrice, che a ben guardare ha spinto il proprio agire anticonformistico ancora oltre. Non solo Berthe è stata artista in un mondo di artisti uomini – l’École des beaux-arts avrebbe aperto le proprie porte al gentilsesso solo nel 1897 – ma lo è stata avvicinandosi a quel gruppo di pittori esclusi dai circoli ufficiali: gli Impressionisti.

Doppiamente eversiva, Berthe Morisot ha dunque sfidato apertamente i canoni dell’epoca, perseguendo la sua strada personale. Strada cominciata nei corridoi di casa, come detto, e proseguita idealmente in quelli dell’accademia. Si riconduce infatti la sua educazione pittorica a Joseph Guichard, ex allievo di Ingres poi sedotto dal romanticismo di Delacroix. Ma presto l’insofferenza per le ottuse convenzioni dell’ambiente ufficiale spinsero il suo maestro a metterla in contatto con Achille Oudinot, pittore vicino al circolo di Barbizon, che poco dopo le presentò Jean-Baptiste Camille Corot. Fu come uscire all’aria aperta (lo fu anche letteralmente, dal momento che iniziò a dipingere en plein air) e assorbire insieme alla luce del sole i dettami di una nuova pittura, sorta a stretto contatto con il mondo naturale. Fu il suo primo passo verso l’Impressionismo.

Berthe Morisot, Il porto di Nizza [1882]

Ragazza riservata e che parlava a voce bassa, sottile come un giunco, occhi neri e profondi, che amava vestirsi di nero e all’ultima moda e leggere romanzi in voga.

 

Éduard Manet

Quando nel 1868 Berthe si trovava al Louvre per copiare Lo scambio di Principesse di Rubens un incontro fortuito con Éduard Manet le cambierà la vita. Lei ne rimane affascinata, lui incantato. La reciproca attrazione non può concretizzarsi in una vicenda amorosa (lui è sposato) e per questo verrà sublimata in modo artistico: il pittore la elesse a modella prediletta e in pochi anni la ritrasse almeno undici volte – tra i ritratti più iconici ci sono Il balcone, Berthe Morisot con il ventaglio e Berthe Morisot con un mazzo di violette – e soprattutto la introdusse definitivamente all’interno della cerchia e della poetica impressionista. Così nel 1873, insieme a Monet, Pissarro, Sisley, Degas, Renoir – che la ritrasse in un celebre dipinto – fondò il movimento impressionista, di cui fu una delle pochissime esponenti femminili.

Dopo il matrimonio con Éugene Manet, fratello di Eduard, la loro dimora diventò punto di incontro e di riferimento per artisti e intellettuali, tra cui Émile Zola e Stephane Mallarmè – a cui addirittura affidò la figlia Julie dopo la sua morte (1985) e del marito.

Berthe Morisot, La culla

Dal punto di vista stilistico Morisot incarnò alla perfezione, affinandoli, i caratteri di novità dell’Impressionismo: era solita dipingere all’aperto, assorbendo la luce solare e modulandola nei suoi repentini mutamenti, adottando un tratto sciolto, spontaneo e quasi improvvisato. Nel complesso tutto ciò suscita un netto sentimento di leggerezza, come se le sue opere sfumate avessero il peso di una piuma in volo, libera di interpretare il dato reale secondo legge intimi e delicate.

Per quanto riguarda l’aspetto tematico è impossibile non notare un certo dualismo, anche antitetico per certi versi, che rappresenta il contrasto che Berthe Morisot, in quanto donna del 1800, ha dovuto vivere. Da una parte la spinta individuale ed emancipatoria, che si tradusse nella pittura all’aria aperta – marine, paesaggi, ritratti en plen air – tipica dell’Impressionismo e di un’arte che voleva liberarsi, uscire dalle sale e da canoni dei saloni ufficiali. Ma a quel tempo per una donna era difficile avere una professione ordinaria, figuriamoci fare l’artista. Dipingere all’aperto, passare molto tempo fuori casa, era considerato disdicevole e sensibile ad attacchi e pregiudizi. Perciò – come ironica risposta o paradossale capovolgimento – l’altra metà della produzione di Morisot consiste in scene domestiche, tenere, famigliari. Donne eleganti ritratte in casa o in giardino, particolari dell’abbigliamenti, ritratti della sorella, della madre – La culla, La lettura tra le opere più celebri – e soprattutto della figlia Julie.

La sua figura, forse non pienamente apprezzata in vita, ha vissuto diverse riscoperte e riscatti espositivi. Tra queste troviamo la grande retrospettiva dell’Orangerie di Parigi nel 1941, quella del Musee D’Orsay nel 2019 e soprattutto l’impegno della Galleria Durand Ruel, che nel primo anniversario della morte di Morisot organizzò una massiccia retrospettiva composta da quasi 400 opere. La maggior parte di queste confluì poi nella collezione del Museo Marmottan Monet di Parigi, che tutt’ora possiede il nucleo più consistente di opere dell’artista. Alcune di queste sono in mostra a Bologna, nel complesso dell’esposizione Monet e gli Impressionisti.

Berthe Morisot, La lettura

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