Il nuovo allestimento della collezione del Novecento storico della GAM di Torino, a cura di Riccardo Passoni, è finalmente pronto. Dal 26 settembre 2020 le opere di De Chirico, Morandi, Fontana e tanti altri animeranno un nuovo percorso dove saranno assolute protagoniste.
Sono ormai vent’anni che il Novecento si è concluso, ma ancora c’è bisogno di fare chiarezza. Soprattutto a livello artistico, ambito in cui il secolo breve ha visto susseguirsi evoluzioni forse come mai accaduto nei precedenti periodi storici. Allora è inevitabile che si torni a riflettere su di esso, scoprendo nuove analogie e collegamenti, apportando accorgimenti filologici in grado di chiarire processi e svolgimenti.
È proprio nell’ottica di favorire il confronto che la GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino ha deciso di rinnovare l’allestimento per le collezioni permanenti del Novecento. Suddivise in 19 spazi, le opere sono raccolte privilegiando un taglio storico-artistico che segue le principali correnti artistiche del secolo appena trascorso, ma anche dando rilievo alla storia delle collezioni civiche nel panorama artistico torinese, nazionale e internazionale. Inserite in questa narrazione si trovano alcune sale personali, nate dalla volontà di restituire il valore indiscusso di alcuni artisti, insieme alla possibilità offerta dalle nostre collezioni di presentarli con opere importanti.
De Chirico, de Pisis e Morandi aprono quindi un nuovo percorso – nominato Il primato dell’opera – che non si affida totalmente alla linea cronologica ma prova a comprendere in modo critico l’ondivago muoversi dell’arte del secolo scorso. Disvelamento filosofico (De Chirico), disciplina concettuale (Morandi) e mancanza di condizionamenti accademici (de Pisis) sono tre delle caratteristiche che hanno definito le scelte avanguardistiche degli artisti di quest’epoca. Molti dei quali – Umberto Boccioni, Gino Severini, Giacomo Balla, Enrico Prampolini, Otto Dix, Max Ernst, Paul Klee e Francis Picabia – troviamo nelle sale successive ben rappresentati dalle opere migliori a disposizione della collezione. Raccolta che indugia anche sugli artisti locali (i Sei di Torino), particolarmente influenzati da Amedeo Modigliani. Fautore di questa inaspettata connessione è stato Lionello Venturi che teneva la cattedra di Storia dell’Arte all’Università di Torino e collaborato con la GAM agli acquisti di dipinti e sculture per la collezione.
Nelle sezioni successive trovano spazio le più importanti acquisizioni straniere del periodo post bellico – Marc Chagall, Hans Hartung, Pierre Soulages, Tal Coat, Pablo Picasso, Jean Arp, Eduardo Chillida – guidano una transizione dalla figura all’astratto, dove emergono le autorevoli figure di Fausto Melotti, Osvaldo Licini e Lucio Fontana. Dalla purezza elegante alla materia più dirompente dell’Informale di Emilio Vedova e dei torinesi Piero Ruggeri, Sergio Saroni, Giacomo Soffiantino e Paola Levi Montalcini. Più delicati ma ugualmente significativi i segni di Carla Accardi, Giuseppe Capogrossi e Antonio Sanfilippo.
Dopo il passaggio più leggero e facilmente intelleggibile del New Dada e della Pop Art italiana e straniera (rappresentato tra gli altri da Piero Manzoni, Louise Nevelson, Yves Klein e Andy Warhol), il nuovo allestimento culmina nel dedalo concettuale dell’Arte Povera. Sono rappresentati tutti gli artisti del movimento teorizzato nel 1967 da Germano Celant e approdato per la prima volta in un museo nel 1970 proprio nella nostra Galleria d’Arte Moderna: Pier Paolo Calzolari, Mario Merz, Giuseppe Penone, Giovanni Anselmo, Alighiero Boetti, Jannis Kounellis, Michelangelo Pistoletto e Gilberto Zorio.
Tutto il percorso è intervallato da sale personali dedicate: Felice Casorati che ha lasciato una lezione indelebile nel contesto torinese e nazionale, Arturo Martini che ha contribuito a cambiare le connotazioni della scultura italiana, Alberto Burri e Lucio Fontana che hanno modificato la veste materica e concettuale della loro opera influenzando l’arte internazionale dopo la seconda guerra mondiale. Un approfondimento è inoltre dedicato a Pinot Gallizio e Giulio Paolini.