Keith Haring Collection – Charles de Castelbajac lancia per Benetton la nuova linea di abbigliamento ageless e agender in accordo con la Keith Haring Foundation.
Siamo abituati un po’ a tutto. Le sneackers e la barbie di Frida Kahlo, le tazze mug di Klimt, le nuovissime mascherine con il cielo stellato di Van Gogh e così via. La contaminazione tra arte e moda del resto non dovrebbe apparire tanto strana dato che entrambe si esprimono nello stesso linguaggio della creatività.
Eppure, ogni volta che esce una collezione ispirata ai grandi protagonisti dell’arte, le reazioni si dividono sempre in due parti opposte: gli entusiasti che non vedono l’ora di sfoggiare il proprio artista nell’outfit dedicato al tempo libero e quelli che invece storcono il naso. A provocare il disappunto di questi ultimi ovviamente è lo sfruttamento commerciale delle opere che comporterebbe il loro svilimento come se si trattasse di una qualsiasi merce.
Opinioni tutte condivisibili per carità ma la nuova collezione appena lanciata da Benetton e dedicata proprio all’universo urbano e visionario di Keith Haring (1958 – 1990) probabilmente metterà tutti d’accordo e, probabilmente anche i più scettici non si sentiranno “in colpa”o mainstream nell’acquistare una maglietta con i tipici graffiti underground del pittore e writer statunitense.
Il motivo è molto semplice e probabilmente quelli che conoscono l’intensa vicenda umana ed artistica di quello che è considerato lo street artist più popolare al mondo prima di Banksy – che non ha mancato di citarlo nelle sue opere – probabilmente hanno già immaginato di cosa si tratta
Nel 1986 infatti, Keith Haring aprì il primo Pop Shop a New York, precisamente al 292 Lafayett Street nel Quartiere di Soho dell’Isola di Manhattan. Nel primo negozio di Pop Art, di cui aveva dipinto le pareti con i suoi inconfondibili graffiti, vendeva un po’ di tutto: spille, magliette, gadgets vari ma anche opere d’arte. E non solo i suoi dipinti ma anche quelli dei suoi amici artisti meglio conosciuti come Andy Warhol e Jean Michel Basquiat.
Per Haring infatti, si trattava di un’estensione della sua arte, esattamente come quella che rappresentava nella metropolitana di New York e del resto del mondo.
” Ecco la filosofia alla base del Pop Shop: volevo continuare lo stesso tipo di comunicazione dei disegni della metropolitana. Volevo attirare la stessa vasta gamma di persone e volevo che fosse un luogo dove, sì, non solo i collezionisti potessero venire, ma anche i ragazzi del Bronx. Il punto principale era che non volevamo produrre cose che avrebbero svalutato l’arte. In altre parole, questa era ancora una dichiarazione d’arte “. E ancora: ” L’utilizzo di progetti commerciali mi ha permesso di raggiungere milioni di persone che non avrei raggiunto rimanendo un artista sconosciuto. Dopotutto, pensavo che lo scopo del fare arte fosse comunicare e contribuire alla cultura “.
Ed è in un certo senso questo il concetto che ha spinto lo stilista Charles de Castelbajac – direttore artistico di Benetton- a diffondere l’arte di Keith Haring presso i più giovani. Tanti i millennials che conoscono l’inconfondibile stile dell’artista ma non molto del significato profondo e visionario che nascondono i suoi graffiti “primitivi” stilizzati.
Ecco dunque le magliette e le felpe, i giubbini e le hoodies – rigorosamente oversize come impone il mondo underground della street art di un tempo – realizzate in collaborazione con la Keigh Haring Fondation – parlano di libertà, amicizia, musica, rivoluzione,danza. Pur rivolgendosi prevalentemente ai più giovani – ma anche ai bambini con una apposita capsule dedicata – i capi, sono ageless e agender.