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Opere in parole. Il nuovo podcast che cambia il modo di vivere l’ospedale

Opere in parole, libretto di Lella Costa

Opere in parole è il nuovo podcast ideato dagli ospedali Humanitas Gavezzeni e Castelli di Bergamo in collaborazione con l’Accademia Carrara, come continuazione del progetto La cura e la bellezza, nato nel 2018, dalla stessa partnership. 25 gigantografie dei dipinti dell’Accademia, già esposte tra i corridoi degli ospedali, sono ora raccontate attraverso storie, racconti musicali, pensieri e fantasie di 12 autori italiani, che ci trasmettono le loro riflessioni ed emozioni.

Opere in parole consiste nella creazione di un podcast disponibile su Spotify, a cui tutti possono accedere gratuitamente. Gli autori che hanno preso parte al progetto hanno inventato storie e racconti ispirandosi al dipinto che ognuno di loro ha scelto, tra quelli già esposti tra i corridoi degli ospedali Humanitas di Bergamo, frutto del precedente progetto. Il podcast raccoglie quattordici brani, che voglio essere di sollievo ai pazienti ricoverati e a tutto il personale ospedaliero.

Bellezza e cultura diventano l’antidoto contro la solitudine che si vive in ospedale. La bellezza può diventare sollievo, può curare. La cultura porta conforto, unisce e lenisce le ferite. Le pareti degli ospedali diventano libri che ora si possono anche ascoltare. L’opera d’arte esce dalla sua sede per arrivare fino al letto del paziente, e curarlo.

Quella che vive un paziente in ospedale è una parentesi, spesso difficile, perché vissuta in solitaria malinconia. Opere in parole vuole cambiare il modo di vivere l’ospedale, vuole dare dignità a questa parentesi e farla diventare un’esperienza di vita, che coinvolga anche chi l’ospedale lo vive tutti i giorni come infermieri e tutto il personale. L’obiettivo è quello di dare vita a un dialogo tra le persone che vivono questo non-luogo dandogli la possibilità di scambiarsi storie, esperienze ed emozioni. La penna passerà così tra i pazienti a cui sarà dato un libretto con i racconti, sui cui potranno scrivere le loro impressioni e riflessioni, così da stimolare un dialogo con sé stessi e i propri cari.

Opere in parole rappresenta per la città di Bergamo, ma soprattutto per tutto il mondo della cultura, una case history della necessità di dar vita a partnership così coraggiose, come quella tra gli ospedali Humanitas di Bergamo e l’Accademia Carrara. Quest’ultima coglie l’occasione per portare i racconti e le voci dei dodici autori anche all’interno del museo, dando così la possibilità ai visitatori di accedere al podcast dal medesimo QRcode, posto in corrispondenza dei dipinti.

I nomi della cultura che si sono prestati e dedicati al progetto sono: Lella Costa, Paolo Fresu, Enrico Ianniello, Oliviero Bergamini, Tony Laudadio, Dora Albanese, Marco Baliani, Andrea Renzi, Federica Fracassino, Michela Murgia, Alessio Boni, Marco Bianchi. Insieme a loro anche Giovanna Mennillo, collaboratrice dell’ospedale, selezionata dopo aver partecipato al concorso letterario interno al personale. Originale, fantasioso e creativo il contributo di ognuno di loro. In due casi si tratta di un duetto: Federica Fracassino dà la voce al racconto della Murgia; Alessio Boni a quello di Giovanna Mennillo.

Spartito, Paolo Fresu, ispirato a “Ritratto di Maria Gallavresi bambina con la madre”

GLI AUTORI

Il trombettista Paolo Fresu ha trasformato il dipinto “Ritratto di Maria Gallavresi bambina con la madre” in racconto musicale. Ecco che sulle pareti degli ospedali corre la gigantografia del suo spartito, con le note scritte a mano.

Erico Ianniello sintetizza le ragioni per cui ha preso parte al progetto autocitando una parte del suo primo romanzo e che è sintesi perfetta del progetto Opere in parole.

Hai mai visto la statua di un malato, mi hai chiesto una volta. Nei musei ci sono corpi eroici, morenti, tesi, angelici, dormienti, combattenti, erotici, tutto quello che vuoi tu, ma mai malati. Invece tu mi hai insegnato che la malattia è una vita più profonda, più desiderante, più sfidante. La malattia fa schifo certo, ma non è il contrario della vita. È il doppio della vita stessa. È la vita più la coscienza di vivere. La gioia consapevole del godimento che ti spetta per il solo fatto di stare al mondo.

Tony Laudadio ha scelto cinque dipinti dell’Accademia. In loro ci si è immerso, così come altri autori, e si è immerso nell’epoca dei loro uomini. Un nuovo Neoumanesimo per riportare la persona al centro. Intorno ai personaggi costruisce storie e ritratti della coscienza degli uomini.

Anche Michela Murgia parla dell’uomo e della sua fragilità; delle relazioni tra le persone raccontata attraverso il rapporto tra l’uomo e gli animali. In questo caso il leone. Infatti, il dipinto che ha scelto è “San Girolamo che leva la spina al leone” di un pittore ligure.

Raffaello, San Sebastiano (1501-1502); pronto soccorso, testo di Andrea Renzi

Una preghiera irregolare di Andrea Renzi accoglie i pazienti del pronto soccorso. I dettagli del dipinto di Raffaello “San Sebastiano”, nei quali si è perso e poi ispirato, sono ora ingigantiti e perfettamente visibili. Il desiderio che esprime nella preghiera è quello di compiere un viaggio all’interno del quadro, trascorrere il tempo della vacanza tra i dettagli del dipinto, con serenità, la stessa serenità serafica del santo.

Oliviero Bergamini ha scritto un reportage poetico che affianca la città di Venezia (espressa in arte dal dipinto del Canaletto), di Bergamo e dell’Afghanistan. Bergamo città chiusa da mura che le fanno da corazza, tuttavia è anche avamposto estremo verso occidente, ovvero verso Venezia che è impero liquido, aperto, fatto di commercio; l’Afghanistan, infine, paese vissuto da Bergamini, di cui racconta alcune scene ed esperienze che lo hanno colpito. Chiusura e apertura. Due energie opposte, i due poli dell’essere.

Marco Baliani si lascia attrarre e sedurre da “Ritratto di fanciulla con ventaglio” di Giacomo Ceruti (detto, il Pitocchetto). Il motivo? Baliani resta colpito tutte le volte che l’arte, in senso ampio, riesce a catturare l’adolescenza, che è uno dei passaggi della vita più misteriosi. Negli occhi della fanciulla ha ritrovato questo senso del mistero, e da qui è partito per immaginare una storia fantastica, tra sogno e realtà. Un incontro tra il Pitocchetto e la fanciulla, la cui vera identità la scoprirà solo alla fine, con una rivelazione quasi terribile.

Opere in parole, “San Girolamo che leva la spina al leone”, libretto di Michela Murgia

Informazioni

Per ascoltare i racconti e la musica di Opere in parole: spotify

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