La Pigna, o Pignone, è sicuramente uno dei simboli più particolari dei Musei Vaticani. Dopo un restauro resosi necessario in seguito all’azione corrosiva degli agenti atmosferici, l’opera è di nuovo visibile nel Cortile a cui dà il nome. Ma da dove viene e come mai è diventata così importante?
È curiosa e apparentemente fuori luogo, eppure il Pignone è indubbiamente un simbolo dei Musei Vaticani. Uno dei più particolari e, forse proprio per questo, anche dei più apprezzati. Così ora che i ponteggi che ne reggevano la ristrutturazione sono stati rimossi, la scultura bronzea è tornata a primeggiare al centro del cortile che porta il suo nome.
Ma come mai è così importante? E come è arrivata nel centro di uno dei più importanti musei del mondo?
Partiamo dall’evidenza materica. Si tratta di una scultura bronzea alta quattro metri e larga due e mezzo, risalente al II secolo d.C. e collocata nel Cortile della Pigna (a cui dà il nome) all’interno dei Musei Vaticani. La rappresentazione è essenziale quanto massiccia: appare infatti come uno strobilo di pino, compatto e massiccio, intarsiato quel che basta per lasciare emergere i legnosi petali della pigna. L’autore è rintracciabile in Publio Cincio Savio e probabilmente l’opera decorava il Tempio di Iside in qualità di fontana.
La scultura poggia su capitello monumentale del III secolo, raffigurante l’incoronazione di un atleta vittorioso. Ai lati due pavoni di bronzo di epoca adrianea (in realtà due copie moderne, gli originali sono conservati nel Braccio nuovo) vigilano sul particolare accostamento. Infatti l’idea di fare del capitello la base della Pigna risale al 1704, sotto suggerimento dell’architetto papale Carlo Fontana. La doppia scalinata a rampa che conduce alla scultura è invece stata progettata da Michelangelo. Ad ogni modo il complesso è situato nel cortile a cui l’opera dà nome, situato nel cortile superiore del complesso edilizio posto a nord della Basilica di San Pietro e dei Palazzi Apostolici, noto come Cortile del Belvedere. La costruzione rientra nel progetto ideato da Donato Bramante (1444-1514) per volere di Papa Giulio III.
Il suo valore, per quanto potremmo ricamare con la fantasia, non è tanto simbolico quanto più storico. La Pigna risiede infatti a Roma da quasi 2000 anni e soprattutto ha accompagnato da vicino l’ultimo millennio della storia della Chiesa. La scultura, ritrovata nel medioevo a Roma nell’area delle Terme di Agrippa a Campo Marzio, fu accolta con un certo stupore. Curiosamente anche il capitello fu ritrovato, nel 1660, fu ritrovato nello stesso luogo. Sorpresa che si è convertita in interesse sincero, tanto da collocare la singolare scultura al centro del quadriportico della Basilica costantiniana di San Pietro, abbattuta nel 1506 per lasciare posto alla Basilica attuale.
La Pigna trova collocazione, nel 1608, anche nel complesso della San Pietro che tutti conosciamo. Rimane lì ancora oggi, perlopiù intatta, bisognosa solo di qualche saltuario restauro, come è appena accaduto. I lavori di rifacimento per il Cortile, a proposito, proseguiranno fino al 2020 con il rifacimento del bianco travertino delle pareti. Qui la Pigna si trova oggi a fronteggiare un’altra opera in bronzo, ovvero la Sfera con Sfera di Arnaldo Pomodoro. Un riuscito incontro tra storia e contemporaneità.
A queste rilevanze storiche si aggiungono una serie di leggende, probabilmente alimentate dalla particolarità della scultura. Una di queste la vorrebbe come “tappo” dell’oculus del Pantheon; quando il tempio fu trasformato da tempio pagano in Chiesa, i demoni al suo interno volarono via trascinando con loro la Pigna e lasciando il celebre foro nella cupola. Un’altra leggenda sostiene invece che la pigna risiedesse in cima al Mausoleo di Adriano e che contenesse al suo interno le ceneri dell’imperatore.