Ad aprire la Stagione Sinfonica 2020/2021 del Teatro Carlo Felice di Genova, domenica 4 ottobre alle ore 20, è stato un concerto d’eccezione che ha visto sul podio Fabio Luisi, tra i massimi direttori d’orchestra viventi, nonché Direttore onorario dell’Orchestra del Teatro genovese.
Il programma della serata prevedeva il Concerto per pianoforte e orchestra, op. 13, di Benjamin Britten e Verklärte Nacht, op. 4, di Arnold Schönberg (nella versione del 1917 per orchestra d’archi, realizzata dallo stesso compositore).
Osservando tutte le norme di sicurezza sanitarie previste, il pubblico, benché ridotto rispetto al solito, si è ligiamente avvicinato alla platea, mantenendo la distanza prevista da un posto all’alto, con mascherina su naso e bocca fino al posizionamento finale, per assistere finalmente allo spettacolo agoniato dopo tanto tempo di chiusura dei teatri per l’emergenza virus.
Certo non fa allegria vedere gli adesivi con il segnale di divieto d’accesso sulle poltrone, ma è sempre meglio che non tornare ad assaporare ed apprezzare il bello della musica. E domenica sera quel “bello” è risuonato davvero in tutto il teatro.
Ad aprire la serata è stato il Concerto per pianoforte e orchestra op.13 di Benjamin Britten, composto nel 1938 e revisionato nel 1945. Un concerto che fu proprio Britten ad eseguire in qualità di pianista nel’38 alla Queen’s Hall di Londra. Musica “al quadrato”, si è detto talvolta a proposito di Britten. Ripensata, con eclettismo e ironia, per smentire, negare la possibilità stessa di una classificazione: tonale, ma mai stanca – alla Brahms – di avventurarsi nelle modulazioni e capace, soprattutto nei lavori teatrali, di sfruttare il celeberrimo “totale cromatico”. L’originale Britten, appunto: detestato dall’atonalismo, dall’espressionismo, dai post-wagneriani, dai weberniani.
Questo meraviglioso concerto è un elegante, fantasioso e brillante divertissement neoclassico, come già suggeriscono i titoli dei quattro movimenti: “Toccata”, “Waltz”, “Impromptu” e “March”in cui con discrezione, gli archi sostengono il pianoforte, i fiati gli si affiancati, l’arpa lo accompagna per un tragitto più lungo, costruendo un’incantevole rifrazione sonora, instabile, mutevole per intensità. Pagina che ha avuto come solista Alessandro Taverna, pianista italiano tra i più apprezzati degli ultimi anni, a partire dalla sua prima, importante affermazione internazionale, la vittoria del Primo Premio al Concorso di Leeds nel 2009. Il tocco leggero di Taverna ha ben interpretato tra crescendo e martellati, le note di Britten per la soddisfazione del pubblico e senz’altro anche dell’autore. Il pianista molto applaudito alla fine, ha poi eseguito un bis comprendente la Morte del cigno di Camille Saint-Saëns, nota come assolo coreografico di Michel Fokine.
Dopo l’intervallo l’orchestra, ridotta ai soli archi, ha eseguito Verklärte Nacht (ovvero “Notte trasfigurata”), capolavoro della prima fase compositiva di Schönberg, quella wagneriana e mahleriana. Pagina intensa, febbrile e visionaria, una sorta di “Preludio” del Tristano di Wagner portato alle estreme conseguenze. Molto lontana dalla dodecafonia e da opere come le Variationen für Orchester op. 31 o il Klavierkonzert op.42. Del resto è opportuno ricordarsi che l’opera del compositore si è sviluppata su un arco di tempo lungo più di cinquant’anni, nel quale la dodecafonia è solo la conclusione.
Verklärte Nacht fu composta a soli venticinque anni su testo di una poesia di Richard Dehmel, in cui una donna, camminando al fianco del suo uomo in una notte scura, gli rivela che porta in grembo il figlio di un estraneo, conosciuto prima che il loro idillio amoroso cominciasse, e malgrado la confessione ne riceve consenso. Un opera che all’inizio non fu accolta favorevolmente e che scatenò una querelle tra il pubblico a causa delle arditezze armoniche presenti. Eppure quando la si ascolta, percependo l’influenza di Wagner e Brahms, si sente la piena volontà del compositore di esprimere nella sua musica «l’idea che stava dietro il testo poetico» e per questo giunge come come una poesia anche alle orecchie.
Ottima la prestazione dell’orchestra del Carlo Felice in tutte e due le parti del concerto, sapientemente diretta dalla sensibilità artistica del Maestro Luisi.