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Il colore, l’ultimo amore del fotografo Capa, ai Musei Reali a Torino

Capa in color
Robert Capa, Capucine, modella e attrice francese al balcone, Roma, agosto 1951 | © Robert Capa, International Center of Photography/Magnum Photos

Ai Musei Reali di Torino, la mostra Capa in color svela un lato meno noto del fotografo. Fino al 31 gennaio 2021

Un’immagine vale più di mille parole. Affermazione inconfutabile se si pensa ai reportage fotografici realizzati da Capa nel corso della sua carriera. Le foto del celebre fotografo di Budapest sono infatti testimonianze preziose di avvenimenti di respiro internazionale come di racconti di vita vissuta.

La mostra Capa in color ai Musei Reali (Sale Chiablese) a Torino, che ha aperto lo scorso 26 settembre e proseguirà fino al 31 gennaio 2021, è una carrellata di scatti che raccontano con personalità la storia, in cui spiccano certamente i ritratti di militari, attori, artisti, ma anche di persone comuni. Come sappiamo Capa ha viaggiato molto nella sua breve vita, attraversando Europa, Asia e Stati Uniti, regalandoci immagini emblematiche che raccontano epoche e culture diverse.

Capa in color
Musei Reali, Sale Chiablese – Capa in Color. Credits: Daniele Bottallo per i Musei Reali

Questa mostra presenta per la prima volta in Italia gli scatti a colori di questo artista della fotografia. La collezione, presentata da ICP International Center of Photography, grazie a ICP Exhibitions Committee e ai fondi pubblici del New York City department of Cultural Affairs in pertnership con il consiglio cittadino, è nata da un progetto di Cynthia Young. Rispetto a quanto presentato precedentemente, l’esposizione intende illustrare il particolare approccio dell’autore verso i nuovi mezzi fotografici e la sua straordinaria capacità di integrare il colore nei lavori da fotoreporter, realizzati tra gli anni ’40 e’50 del Novecento.

Capa in color
Robert Capa Un membro dell’equipaggio segnala a un’altra nave di un convoglio alleato che attraversa l’Atlantico

Per tutti i lavori realizzati dalla fine della guerra in avanti, Capa impegnava sempre almeno due fotocamere: una per le pellicole in bianco e nero e una per quelle a colori, sottolineando l’importanza che sempre di più stava acquisendo il colore. Con il colore sperimentò fino alla fine dei suoi giorni quando, in Indocina, perse la vita saltando in aria per aver poggiato il piede su una mina, proprio mentre svolgeva un servizio fotografico. Certamente le immagini a colori che fece in Indocina sembrano anticipare quelle che avrebbero poi dominato l’immaginario collettivo della guerra in Vietnam negli anni’60.

Capa in color
Robert Capa. Lamericana, Judith Stanton Zermatt Svizzera, 1949-50. Credits Robert Capa International Center of Photography Magnum Photos

E così lo spettatore quando si addentra nelle Sale Chiablese, piano piano entra in un viaggio verso la verità. Che sia quella che scopre i territori di guerra o la verità che racconta la vita comune, anche frivola se vogliamo, di personaggi dell’alta società americana che passano le loro vacanze invernali sulle nevi delle Alpi svizzere, austriache e francesi.

L’abilità di questo maestro della fotografia sta proprio nel saper cogliere per poi ridare a chi guarda le sue foto, quell’emozione fissata sulla pellicola. Quello stato d’animo manifestato in un momento particolare che è unico, e unico rimarrà per sempre, immortalato dalla camera.

Capa in color
Robert Capa Humphrey Bogart e Peter Lorre sul set di Il Tesoro dell’ Africa, Aprile 1953. Credits Robert Capa International Center of Photography Magnum Photos

Capa fotografò tutti senza privilegiare nessuno. Per lui erano interessanti i volti dei contadini, come quelli dei soldati, di attori, registi, modelle. Sapeva trovare il bello ed il particolare in ognuno di loro. Ed ecco che attraversando le sale della mostra scopriamo i ritratti fatti a Ingrid Bergman durante il film Viaggio in Italia con Roberto Rossellini, quelli a Orson Welles e John Huston, ma anche a Pablo Picasso fotografato in spiaggia coi figli e a Ernest Hemingway nella sua casa a Sun Valley. Volti in cui scopriamo atteggiamenti diversi da quelli che mantengono nei film, o interviste, indubbiamente più interessanti e veri.

“La verità è l’immagine migliore, la miglior propaganda” affermò Capa. Ma va ricordato che non è sempre facile catturare la verità, anzì. Quante persone tendono a mettersi in posa per essere fotografate. Beh, nelle immagini di Capa non vi è alcuna posa perchè questo grande artista è sempre stato pronto a misurarsi con le miserie, il caos, e la storia dove la finzione non può esistere.

Robert Capa, Pablo Picasso gioca con suo figlio Claude, 1948 | © Robert Capa/International Center of Photography/Magnum Photos

Mostra splendida dunque, di cui l’unico neo sono le teche in cui i materiali inseriti orizzontalmente, per illuminazione inadeguata che viene da spot dall’alto, non sono visibili chiaramente a causa dell’inevitabile riflesso sui vetri. Peccato.

Capa in color
26 settembre 2020 – 31 gennaio 2021
Torino, Musei Reali, Sala Chiablese
dal martedì alla domenica 9-19
Intero 15 €, Ridotto 13 € Soci FAI, 2 € Ragazzi dai 18 ai 25 anni

www.museireali.beniculturali.it

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