Strati d’Animo. La personale di Giulia Spernazza in mostra al MuSa di Salò, dall’11 ottobre 2020 al 10 gennaio 2021.
Strati d’Animo. Questo il titolo scelto da Giulia Spernazza (Roma, 1979) per la mostra che il MuSa (Museo di Salò), in collaborazione con la Civica Raccolta del Disegno di Salò, dedica con grande piacere a questa giovane artista, vincitrice del premio speciale residenza d’artista nell’ambito del concorso nazionale Arteam Cup 2019. La mostra, curata da Anna Lisa Ghirardi, è stata presentata al pubblico domenica 11 ottobre 2020 e sarà visitabile fino al 10 gennaio 2021.
Il percorso espositivo si articola lungo un corridoio sopraelevato dotato di una suggestiva vista sul lago di Garda, nel quale le opere dell’artista sono state equamente distribuite, l’una accanto all’altra, lungo le pareti di destra e sinistra, risultando in perfetta sintonia con l’ambiente circostante. Nel presentare la mostra, l’artista ha tenuto a spiegare che il suo lavoro non è mai fine a sé stesso, ma il frutto di una ricerca interiore e spirituale che la porta a riflettere sulla vita, sul senso profondo dell’esistenza e sull’inevitabile trascorrere del tempo. Ripercorrendo il proprio vissuto attraverso la memoria, Giulia Spernazza ricerca la vera essenza della natura umana nel rapporto con la natura, nel minimalismo delle forme e nella purezza del colore bianco. Aspetti, questi, che sembrano avvicinare il suo lavoro agli artisti dell’Arte povera, in cui il rapporto uomo-natura è da sempre uno dei temi centrali, così come lo sono, altrettanto, la libertà d’espressione e l’impiego di materiali semplici e naturali, come il legno e la carta, quest’ultima ampiamente utilizzata da Spernazza.
La mostra ruota tutt’intorno al concetto di “stratificazione”, il cui termine, utilizzato anche come titolo per una delle sue opere esposte, ha una duplice chiave di lettura. Se da un lato “stratificazione” rimanda alla sovrapposizione di più materiali, come può essere il caso della cera sovrapposta alla carta, lo stesso termine sott’intende anche una riflessione profonda intorno al tema della stratificazione delle esperienze. Così come infatti accade nelle sue opere, dove materiali diversi si sovrappongono, lasciando impercettibili alcuni segni presenti sulla superficie, anche nella nostra esistenza ogni cosa che accade, bella o brutta che sia, lascia sempre il segno dentro o fuori di noi e, anche se con il passare del tempo il ricordo di ciò che è avvenuto può diventare vago e impercettibile all’esterno, ne resterà sempre e comunque traccia nella nostra memoria.
Come si può capire, quello di Giulia Spernazza è un lavoro carico di profondi significati di non immediata intuizione, le cui radici si possono trovare nell’Arte povera, come abbiamo già detto, ma anche nell’arte concettuale e, andando ancora più indietro, nell’informale materico di Alberto Burri (1915-1995) per ciò che attiene all’importanza data alla materia e al segno. Per i suoi lavori, l’artista utilizza prevalentemente la carta come supporto, nello specifico carta di Fabriano e carta giapponese, magistralmente lavorata e modellata in modi del tutto originali che danno forma ad un linguaggio personale attraverso il quale Giulia esprime la propria visione delle cose.