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Chen Zhen, il capitalismo come malattia. In mostra da Pirelli HangarBiccoca

Chen Zhen Chen Zhen Jardin-Lavoir, 2000 Installation view, Pirelli HangarBicocca, Milan, 2020 © ADAGP, Paris Courtesy Pirelli HangarBicocca, Milan, and GALLERIA CONTINUA Photo: Agostino Osio
Chen Zhen
Chen Zhen, Jardin-Lavoir, 2000, Installation view, Pirelli HangarBicocca, Milan, 2020. Photo: Agostino Osio

Pirelli HangarBicocca presenta Short-Circuits la più ampia esposizione personale mai dedicata a Chen Zhen. Ventiquattro installazione per un percorso attraverso Oriente e l’Occidente, tenuti insieme dal il filo rosso del capitalismo.

Analizzare la vita di un’artista in maniera maniacale per leggere le sue opere è un’operazione di gran voga. Questa romanticizzazione irrazionale e infantile nella maggior parte dei casi banalizza solamente quella che è realmente la produzione e la ricerca di determinati protagonisti che a queste strumentalizzazioni si prestano meglio che altri, si pensi ad esempio a Caravaggio. Le biografie sono essenziali per determinare la formazione, le influenze, capire come e in che modo collocare determinate “invenzioni” o certe realizzazioni. In alcuni casi le vicende personali hanno più rilevanza di altre nell’essere determinanti in quella che è la ricerca e la produzione dell’artista, e questo può essere il caso di Chen Zhen.

Chen Zhen
Chen Zhen, Purification Room, 2000. Installation view, Pirelli HangarBicocca, Milan, 2020. Photo: Agostino Osio

Nato a Shanghai nel 1955 figlio di medici, cresce durante la rivoluzione culturale formandosi presso la Shanghai School of Fine Arts and Crafts. A venticinque anni gli viene diagnostica una malattia autoimmune, questo lo spinge a vivere per tre mesi con dei monaci in Tibet. Nel 1986 decide di trasferirsi a Parigi, qui approfondisce i suoi studi, prima all’École nationale supérieure des beaux-arts e poi, nel 1989, all’Institut des Hautes Études en Arts Plastiques. Durante questo ulteriore periodo di apprendimento in Francia l’artista sperimenta per la prima volta difficoltà economiche e culturali che avranno un ruolo cruciale nella sua produzione successiva.

Chen Zhen, The Voice of Migrators, 1995. Installation view, Pirelli HangarBicocca, Milan, 2020. Photo: Agostino Osio

Approdato come pittore la sua produzione si modifica verso forme installative di grande respiro dove oggetti d’uso quotidiano vengono presi e privati della loro funzionalità originaria per diventare parti di un insieme composito e complesso. Chen Zhen, in questa sua trasformazione linguistica, è tra i primi artisti a compiere una fusione tra la cultura Orientale e Occidentale, a comprendere e rivelare le dinamiche di un consumismo sempre più sfrenato, ad intercettare il malessere fisico, psicologico e sociale che il capitalismo avrebbe causato alla vita dell’intera popolazione mondiale. Ne sono esempio opere come Perseverance of Regeneration, Fu Dao / Fu Dao, Upside-down Buddha / Arrival at Good Fortune, Six Roots Enfance / Garçon – Childhood / Boy dove tematiche economiche sono trattate con una solennità quasi rituale.

Chen Zhen, Le Rite suspendu / mouillé, 1991. Installation view, Pirelli HangarBicocca, Milan, 2020. Photo: Agostino Osio

La sua vicenda personale in tutto ciò interviene nella sua condizione di figlio di medici e di persona malata, questo lo spinse ad affermare: «come artista, il mio sogno è di diventare un medico. Fare arte ha a che fare con il guardare se stessi, esaminare se stessi e come si vede il mondo». Questa sua volontà prende forma in opere come Jardin-Lavoir e Obsession de longévité, in questi lavori però non è mai solo sua vicenda personale ad emergere, il suo è sempre un processo di ritrattazione continua tra sè stesso, la sua visione del mondo, il suo malessere e il malessere comune, fatto non solo di malattie fisiche ma anche di disagi psicologici e sociali. Eempio perfetto è l’installazione Prayer Wheel – “Money Makes the Mare Go” (Chinese Slang), raccontata così dallo stesso artistia: «Prayer Wheel evoca la mia esperienza in Tibet, dove ho vissuto tre mesi prima di lasciare il mio paese, la Cina. Qui la ruota acquisisce un nuovo senso, metaforico. Il capitalismo diventa una religione globale, tutti coltivano il magnifico sogno del benessere economico». La consapevolezza di Chen Zhen di fronte ai meccanismi economici ne fanno probabilmente il primo artista in assoluto a cogliere in maniera così piena e tangibile la connessione tra il sistema economico-sociale e il disagio individuale. E la mostra in Pirelli HangarBiccoca con le sue ventiquattro installazioni è quasi una via-crucis: stazioni di sofferenza e riflessioni transculturali che tolgono il fiato.

 

Chen Zhen – Short-circuits
A cura di Vicente Todolí 
15 Ottobre 2020 – 21 Febbraio 2021

Pirelli HangarBicocca
Via Chiese 2
20126 Milano
T (+39) 02 66 11 15 73
info@hangarbicocca.org

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