A Vienna inizia domani la “Classic Week” di Dorotheum con gli old master e l’Ottocento protagonisti
Si parte domani, 5 novembre, con i mobili, vetri, porcellane e oggetti d’arte mentre i cataloghi di Old Master e XIX secolo saranno battuti la prossima settimana, il 9 e il 10 novembre.
Nel catalogo di “Dipinti dell’Ottocento” emerge Eugen von Blaas, appartenente ad una famiglia di pittori austriaci, ma che visse e lavorò principalmente nella Serenissima. Le belle donne veneziane erano il suo soggetto figurativo prediletto. E highlight dell’asta è il ritratto commissionato dall’industriale italiano Andrea Antonini di sua figlia Maria Lebreton (si presume come regalo di nozze). Il ritratto, a grandezza naturale, fu esposto alla Biennale di Venezia un anno dopo la sua creazione, nel 1909 (150- 200 mila).
Andrea Antonini nel 1920 raggiunse la fama mondiale con il Canapificio Veneto Antonini & Ceresa e il ritratto in asta riflette il prestigio della borghesia veneta alla fine del XIX secolo. La famiglia Antonini era alla guida di una grande realtà industriale dal 1889. L’azienda riscuoteva grande successo in tutto il mondo. E Maria era la figlia prediletta di Antonini. In suo onore fece costruire la sontuosa Villa Antonini a Crocetta, completata nel 1900. Gli affreschi della villa furono eseguiti da Giuseppe Vizzotto Alberti per volere dell’Antonini, che si rivelò non solo un grande industriale, ma anche un mecenate e un conoscitore di belle arti.
Maria Antonini ha svolto un ruolo attivo nella famiglia, organizzando feste e gestendo la casa, oltre a svolgere un ruolo fondamentale nell’azienda di famiglia. Nel 1908 sposa l’avvocato Alberto Lebreton di Treviso, che assume le redini del Canapificio a seguito della lunga malattia del suocero. Il 1909 segna l’inizio del declino della famiglia Antonini, in seguito alla malattia di Andrea e al passaggio della direzione dell’azienda a Lebreton.
Il ritratto di Maria di Eugen von Blaas è un esempio della magnifica ritrattistica creata per l’alta borghesia. Per von Blaas, l’incarico di dipingere la figlia del più grande industriale veneto era estremamente prestigioso.
Una nota del diario di Olga Wisinger-Florian, che è stata formata dal paesaggista Emil Jakob Schindler, testimonia che il suo dipinto “Im Bauerngarten” è un’opera molto speciale. Quando il dipinto fu esposto per la prima volta al Kunstverein di Monaco nel 1898, incontrò grande approvazione e fu acquistato dal principe reggente Luitpold di Baviera (€ 250.000 – 350.000).
Questa prospettiva inaspettata potrebbe essere spiegata da un principio fondamentale della pittura (più matura) dell’impressionista austriaco, che consisteva nel dipingere sul posto e dipingere il soggetto (spesso scoperto per caso) che si trovava di fronte. Una volta che una scena affascinante catturava l’attenzione dell’artista, la dipingeva, di solito esattamente come l’aveva trovata.
Nel 1878, quando fu dipinto “The Torn Sleeve”, Giacomo Favretto partecipò all’Esposizione Universale di Parigi. Era diventato amico di Guglielmo Ciardi (1842-1917), ed entrambi mandarono due quadri a Parigi. Raramente Favretto ha lasciato Venezia durante la sua breve vita, ma aveva deciso di andare con Ciardi a Parigi per vedere l’Esposizione Universale. Lì, aveva trovato una nuova fonte di ispirazione, compreso l’uso di pennellate più chiare e una tavolozza più chiara. Il lotto in asta è stato dipinto proprio in quell’anno, nel luglio del 1878, subito dopo il suo ritorno da Parigi. Stima € 15.000 – 20.000
L’eleganza della borghesia parigina è protagonista dell’acquerello su carta di Giovanni Boldini “Pianista in abito settecentesco”. Il lavoro appartiene a una serie di soggetti intimi e di piccola scala completati durante gli anni ’70 dell’Ottocento da Boldini, che dipinse un gran numero di scene contemporanee raffiguranti giovani donne in interni, impegnate in attività come la lettura, la scrittura, la conversazione, la musica e il ricamo (50-70 mila). Si presume che la donna del ritratto sia la modella e amante di Boldini, Berthe.
Per il catalogo di Old Master si segnala per il Rinascimento fiorentino, un pannello dipinto che un tempo faceva parte di un cassone nuziale. Questi bauli, tra il XIV e il XVI secolo, erano spesso inclusi nelle doti nuziali e venivano decorati secondo la levatura e la raffinatezza delle famiglie. Il pannello in asta racconta il cosiddetto episodio di “Traiano e la vedova” (180- 220 mila).
Mentre raffigura la vita di San Nicola “Il miracolo di un bambino restituito ai genitori”, dipinto da Bicci di Lorenzo intorno al 1433 (150-200 mila). Due dipinti allegorici di Giorgio Vasari, originariamente parte di una decorazione di un soffitto, mostrano putti intrecciati che rappresentano l’estate e l’inverno. Quotano 150- 200 mila euro ciascuno. Stessa stima per un ritratto di gentiluomo con un cane del manierista Bernardino Campi e per la “Madonna del Silenzio” della bolognese Lavinia Fontana.
Risale al Cinquecento il grande “The Lamentation of Christ” attribuito a un artista della scuola di Cremona del XVI secolo che si riferisce alla pala d’altare della Deposizione nella chiesa di San Pietro al Po, Cremona, datata 1568, di Lattanzio Gambara (1530-1574) di Brescia. Il lavoro in asta e la pala di Gambara condividono un’atmosfera similmente realistica così come alcuni dettagli correlati, come la rappresentazione degli strumenti della Passione mostrata in primo piano. Proprio come nella pala d’altare di Gambara (che rivela l’influenza di Raffaello, particolarmente evidente nella figura di Cristo, la testa inclinata all’indietro e le braccia cascanti), così anche nel dipinto in esame il cielo drammatico e coperto di nuvole fa presagire un temporale. Stima 50-60 mila euro.
Highlight la “Cattura di Cristo” di Giuseppe Vermiglio (400-600 mila). Il dipinto rappresenta l’episodio registrato nei Vangeli quando Giuda, avendo tradito Cristo, si avvicina per baciarlo, rivelando così la sua identità ai soldati che lo arresteranno. Si tratta di un soggetto spesso rappresentato dai pittori a Roma nei primi decenni del Seicento, sotto l’influenza delle innovazioni del Caravaggio.
Vermiglio trascorse molti anni nella Roma, dall’inizio del Seicento fino all’inizio del terzo decennio: qui elaborò un linguaggio pittorico intriso dello stile di realismo che caratterizzò il periodo .
Anche dopo il suo ritorno nel Nord Italia, dove fu prevalentemente attivo in Piemonte e Lombardia, Vermiglio ripeté frequentemente soggetti intrapresi da Caravaggio, come nel caso del presente dipinto. L’artista conobbe sicuramente, forse anche direttamente, la “Presa di Cristo” del Caravaggio attualmente a Dublino alla National Gallery of Ireland ma all’epoca ancora a Roma, conservata nella casa della famiglia Mattei che la commissionò al Caravaggio.
Nel dipinti in asta, i riferimenti a quest’opera di Caravaggio sono particolarmente evidenti nella posa di Cristo, con le braccia in basso e le mani giunte, e nel posizionamento dell’uomo a destra che regge una lanterna che ha la stessa identica forma in entrambi i dipinti. I tratti di questa figura nel dipinto di Dublino sono stati individuati come un autoritratto dell’artista, ed è plausibile che anche nel dipinto di Vermiglio siano un ritratto di Caravaggio, inteso come omaggio al maestro lombardo.
Tra gli altri top lot il “Paesaggio invernale con pattinatori sul ghiaccio” dell’artista fiammingo Abel Grimmer (300- 500 mila), un dipinto attribuito alla bottega di Rubens raffigurante Gesù e San Giovani Battista bambini (350-450 mila) e “Cristo in casa di Marta e Maria” di Jan Steen, con Gesù rappresentato in una innovativa scena prospettica “quotidiana” (200-300 mila).
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Works of art, furniture, glass and porcelain | 5 November 2020, 2 pm
19th Century Paintings | 9 November 2020, 4 pm
Old Master Paintings | 10 November 2020, 4 pm