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Le tante storie di Amaryllis DeJesus Moleski. Terreno e ultraterreno in un’unica mostra a Torino

Amaryllis DeJesus Moleski, The one time I dreamed it, it came true, 2020, sheet size 162x106.9 cm, Courtesy the artist and Luce Gallery, Turin, Photo Andrea Ferrari Amaryllis DeJesus Moleski, The one time I dreamed it, it came true, 2020, sheet size 162x106.9 cm, Courtesy the artist and Luce Gallery, Turin, Photo Andrea Ferrari
Amaryllis DeJesus Moleski, I was not a person, I was a place, 2020, sheet size 79.6x123.4 cm, Courtesy the artist and Luce Gallery, Turin, Photo Andrea Ferrari
Amaryllis DeJesus Moleski, I was not a person, I was a place, 2020, sheet size 79.6×123.4 cm, Courtesy the artist and Luce Gallery, Turin, Photo Andrea Ferrari.

La personale “Said the Rainbow to the Grave” di Amaryllis DeJesus Moleski viene esposta dalla Luce Gallery di Torino dal 29 ottobre al 4 dicembre 2020.

Un’esplosione di colori, fluorescenti, accesi, brillanti. Colori che riportano sempre all’arcobaleno che, DeJesus Moleski, considera come un ponte che collega la tradizione, la terra e la dimensione spirituale. Un gioco di luci e sfumature che ci immergono in un’altra dimensione, quella degli spiriti, quella delle mitologie antiche e dei fantasmi.

Amaryllis DeJesus Moleski, The one time I dreamed it, it came true, 2020, sheet size 162x106.9 cm, Courtesy the artist and Luce Gallery, Turin, Photo Andrea Ferrari
Amaryllis DeJesus Moleski, The one time I dreamed it, it came true, 2020, sheet size 162×106.9 cm, Courtesy the artist and Luce Gallery, Turin, Photo Andrea Ferrari.

L’artista afro-portoricana si interroga sulla rappresentazione di donne queer, femme, brown e nere che, a lungo, sono state escluse dalla narrativa artistica dominante. Rappresentate sempre sotto l’influenza del simbolismo, che guida l’artista in tutte le sue creazioni all’interno della mostra. Le figure femminili sono quelle del futuro che formano un linguaggio visivo con cui raccontare creazioni terrene e cosmiche. DeJesus Moleski si ispira a illustrazioni alchemiche, religiose, spirituali e antiche, concepite per essere lette come testi. Ed ecco che le sue opere prendono vita, figure femminili sinuose con terzi occhi raccontano storie unendo sempre il terreno e l’ultraterreno.

Amaryllis DeJesus Moleski, The Ref (patron ghost of no no no), 2020, sheet size 174.1x124 cm, Courtesy the artist and Luce Gallery, Turin, Photo Andrea Ferrari
Amaryllis DeJesus Moleski, The Ref (patron ghost of no no no), 2020, sheet size 174.1×124 cm, Courtesy the artist and Luce Gallery, Turin, Photo Andrea Ferrari.

Spesso l’artista prende come punto di partenza la storia della sua terra. Un luogo dove colonialismo e schiavismo erano molto più che una parola, erano realtà. Ora, con la sua arte, attraverso il colore e il simbolo, Moleski ci ricorda che i Caraibi, in particolare l’isola di Portorico, sono sopravvissuti. Gioia e stravaganza convivono nello stesso luogo di lutto e annientamento.

Il suo lavoro registra storie reali attraverso elementi fantastici, in cui il triviale e il profondo accadono simultaneamente; il respiro prima della tempesta e la tempesta stessa. Distruzione e rovina sono presenti, sposate, sempre, con lo spirito. La fantasia e la spiritualità sono usate come forze fondative, mentre la vita e la morte si dibattono in ciascuna delle immagini.

Una mostra piena di emozioni e di storie da raccontare.

 

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