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Artissima XYZ. Il nuovo progetto cross-mediale della fiera, con tre sezioni curate e artisti internazionali

Shadi Harouni, Unnamed Mountain (2017), C-print / Digital C-print. Courtesy dell’artista e Tiziana Di Caro

Artissima 2020 non si è lasciata cogliere impreparata dalle difficoltà che il momento impone. È stato necessario, dice Ilaria Bonacossa, direttrice di Artissima, un cambio di paradigma. Come si può immaginare, in un momento in cui viaggiare e quindi l’internazionalità non sono più il nostro futuro, oltre che per l’emergenza sanitaria anche per le questioni ambientali, la fruizione dell’arte? Come si può stare insieme e condividere l’arte contemporanea? Artissima XYZ è senza dubbio la più formidabile risposta digitale e umana. La piattaforma, già online, sarà possibile navigarci e scoprirla fino al 9 dicembre 2020.

Artissima quest’anno lascia vuoti i padiglioni dell’Oval di Torino per planare online, in una nuova versione digitale, Unplugged. Una formula nuova, estesa nei tempi e negli spazi, poiché oltre al progetto digitale di Artissima XYZ, in tre musei torinesi è stata inagurata la mostra, già chiusa causa DPCM, Stasi Frenetica che raccoglie le opere di gallerie selezionate per questa edizione di Artissima. La piattaforma è stata immaginata come facile da navigare, ma che al tempo stesso potesse restituire l’esperienza fisica della visita in stand di una fiera. Le sezioni curate sono tre: Present Future, curata da Ilaria Gianni e Fernanda Brenner, Back to the Future, curata da Lorenzo Giusti e Mouna Mekouar, e Disegni, curata da Letizia Ragaglia e Bettina Steinbrügge.

La piattaforma supporta video-interviste con i curatori che spiegano le loro scelte, interviste ad artisti e galleristi, podcast, le opere che la galleria propone con prezzi e possibilità di ricerche per fasce di prezzo, materiale e video d’archivio. Tra gli altri materiali: percorsi consigliati da personalità di spicco del panorama contemporaneo, come Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, eventi come visite guidate prenotabili sulla piattaforma. È dunque una nuova Artissima in versione virtuale ma umanissima: nei rapporti tra artisti, gallerie e curatori, tutti chiamati a partecipare attivamente; nel numero degli artisti, solo trenta, dieci per sezione; ma soprattutto il tempo di fruizione è umano, sostenibile, come sfogliare un magazine. Il nome XYZ evoca gli assi del sistema cartesiano, richiamando l’approccio multidisciplinare e pluridimensionale adottato dalla piattaforma: il visitatore potrà apprezzare il valore dell’opera d’arte non solo vedendola, ma anche ascoltandola dal racconto dell’artista stesso.

Manuel Solano, El Tao del sexo (2020)Acrilico su tela. Courtesy Peres Projects. Foto Matthias Kolb

LE TRE SEZIONI CURATE
Tre le sezioni curate sono Present Future, Back to the Future e Disegni. Trenta artisti per trenta gallerie – dieci per ogni sezione – selezionati da tre team curatoriali che hanno lavorato in costante dialogo con artisti e gallerie, per individuare ognuno dieci artisti, con progetti ad hoc e inediti, secondo una precisa e studiata visione tematica.

PRESENT FUTURE
Da sempre Artissima si è distinta per il suo spirito sperimentale e di ricerca e scoperta di nuove figure emergenti nel panorama dell’arte internazionale. Non ha certo smesso di farlo in questa occasione digitale. Le curatrici, Ilaria Gianni e Fernanda Brenner, hanno utilizzato Artissima XYZ come spazio discorsivo e di riflessione sul rapporto tra linguaggio artistico e instabilità politica. Gli artisti selezionati considerano l’arte come strumento tramite il quale esplorare il ruolo di cittadini e di attori sociali, così da dare voce a situazioni margine attraverso narrazioni immaginarie che cercano di condensare diverse versioni della Storia. Le opere di artisti come Kandis Williams (1985), Shadi Harouni (1985), Manuel Solano (1987) si manifestano come atti di sopravvivenza e di resistenza. Kandis Williams lo fa attraverso un’indagine sul corpo, intrappolato in gabbie semiotiche. Shadi Harouni invece, nelle sue opere evoca persone e paesaggi, narrazioni individuali, esperienze reali che innescano storie sia intime sia universali, dove il politico e il poetico si toccano per portare alla superficie episodi cancellati, ricordi vietati e atti di resistenza. O ancora Manuel Solano la cui opera, basata sulla memoria, costretta dalla sua cecità causata dall’HIV, è un atto di resistenza a nome di tutte le comunità di transgender ciechi.

Lisetta Carmi Quaderno musicale di Annalibera di Dallapiccola,(Contrapunctus secundus) (1962)Stampa ai sali d’argento del 2017 © Lisetta Carmi – Martini & Ronchetti

BACK TO THE FUTURE
Questa seconda sezione, curata da Lorenzo Giusti e Mouna Mekouar, è dedicata alla riscoperta delle opere storiche, realizzate tra il 1960 e il 1999, che hanno influenzato lo sviluppo dei linguaggi del nostro tempo. In un’epoca come questa, dove l’unica prospettiva di senso sembra essere quella del cambiamento necessario, difendere la memoria di un passato che parla al presente, diventa un atto di resistenza. I curatori, nella selezione delle opere e degli artisti si sono ispirati al verso di una poesia di Baudelaire, Quand le ciel bas e lourd, che è anche il titolo, tradotto in inglese, di un lavoro dell’artista argentino David Lomelas (1946). È in questo momento che il cielo è basso e pesante, quasi opprimente. E a suggerircelo è il fatto che l’installazione di David Lomelas, realizzata per il Royal Museum of Fine Arts di Anversa nel 1992, incentrata sul rapporto uomo-natura e sulle continue pressioni reciproche e del gioco di forze, di azione e reazione che definisce questo rapporto, rischia di andare persa a causa dell’ampliamento del museo.

Merita una menzione speciale, un altro artista, maestro nel panorama pan-arabo, Mahamed Melehi (1936-2020), morto qualche giorno fa soltanto. Importante sperimentatore di nuovi linguaggi in pittura, ma non solo; figura emancipata e cosmopolita, ponte tra il suo paese, il Marocco e il mondo occidentale. Poiché il lutto in Marocco dura quaranta giorni, la sua galleria ha deciso di rendergli omaggio rispettando il lutto senza mettere in vendita le sue opere. Infine, tra le artiste italiane: Lisetta Carmi (1924) che partecipa con un lavoro sperimentale, espressione del suo spirito creativo, influenzato dalla sua formazione come pianista; e Isabella Ducrot (1931), la cui produzione scaturisce in età matura dalla passione per i tessuti orientali, che nella sua opera decontestualizza e spoglia del suo significato storico.

Monica Bonvicini, From East to West (Callaway) (2020)Tempera e pittura spray su carta Fabriano, Unico

DISEGNI
L’ultima sezione di Artissima XYZ, Disegni, curata da Letizia Ragaglia e Bettina Steinbrügge, ha ricercato e ricreato l’universo disegno di dieci artiste donne, di diverse età, diverse origini, diverse nazionalità. Ad introdurre alla sezione aiutano le parole di Olivia Plender (1977), la quale alla domanda se è necessario ancora adesso fare una scelta di sole donne, risponde purtroppo si. Tuttavia, non vuole essere una sezione femminista, ma sicuramente al femminile appunto, in cui riscoprire il disegno come spazio in cui si può sperimentare e dove vige una grande libertà. Indubbiamente, il tema del femminile emerge anche da diverse posizioni: in Ellen Cantor (1961-2013) la storia di Mickie & Minnie è un pretesto per parlare delle normative del gender; i segni di Ivana Spinelli (1972) rappresentato il tentativo di far rivivere una scrittura che è antecedente al cuneiforme della società matrifocale, incentrata sul culto di una dea. Ancora, Monica Bonvicini (1965) usa il disegno come bozzetto, schema, progetto, soprattutto architettonico. Infatti spesso usa quest’ultimo per stigmatizzare come il mondo dell’architettura sia un mondo al maschile. Questa sezione ha permesso inoltre di cogliere come il disegno sia considerato e vissuto dall’artista stessa, come momento di sperimentazione, come spazio riservato, un dietro alle quinte da tenere per sé, o ancora come esso sia reazione immediata e veloce alla realtà che ci circonda. È il caso, quest’ultimo, di Keren Cytter (1977), la quale durante i mesi di lockdown ha lavorato su una superficie specchiante su cui tratteneva con un pennarello tutto quello che la circondava nello spazio domestico.

Un’edizione quindi inedita, quella di Artissima 2020, tuttavia pronta a competere e a vincere sul mercato digitale ormai saturo, con una piattaforma ricca di contenuti e di approfondimenti, sicuramente non presentabili ad una edizione fisica tra gli stand dei padiglioni torinesi.

Keren Cytter, Untitled (2017), Pennarelli su pellicola solare riflettente, pellicola autoadesiva in Mylar a specchio, carta adesiva. Courtesy dell’artista e Pilar Corrias

Per scoprire Artissima XYZ, clicca qui.

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