Indubbiamente uno dei simboli più indentificativi di Milano, la Torre Velasca fin dalla sua inaugurazione ha diviso: c’è chi ne è completamente innamorato e chi non la può proprio vedere. Ma siccome il palazzo ha ormai la sua età i lavori di ristrutturazione erano necessari e sono iniziati proprio in questi giorni.
Nata dalle menti dello studio BBPR, probabilmente gli archetetti più importanti del dopoguerra italiano, la Torre Velasca è stato uno dei primi grattacieli di Milano, la sua realizzazione è avvenuta tra il 1955 e il 1957. Ritenuto uno dei pochi esempi italiani di architettura post-razionalista brutalista la sua accoglienza dal popolo milanese fu dibattuta fin dall’inaugurazione. Nonostante l’edifico fu fin da subito molto ambito come sede per gli uffici e venne premiato dall’ Istituto Nazionale di Architettura per i milanesi quello era il “grattacielo con le bretelle” per per via delle travature oblique che sorreggono la parte aggettante dell’edificio. Lo stesso scrittore Luciano Bianciardi fu tra i primi detrattori, definendola nel suo romanzo La vita agra del 1962 come un «torracchione di vetro e cemento». Ancora oggi la Velasca divide ma ormai l’edifico a partire dal 2011 fa parte dei beni architettonici sottoposti a vincolo dalla Soprintendenza ai Beni Culturali e quindi va trattata con tutte le cure del caso. Da qualche giorno sono cominciati i lavori di restauro della Torre Velasca, che saranno seguiti dalla sapiente matita di Paolo Asti insieme con il Gruppo di Falco. Il progetto di riqualifica della costruzione certamente non sarà dei più semplici, a partire dalla complessa architettura dell’edificio e i tutti i vari vincoli che dovranno essere rispettati date le sue qualità di bene culturale riconosciuto dalla soprintendenza. Non è stata comunicata una data di fine, ma sicuramente farà piacere a tutti i milanesi vedere il “grattacielo con le bretelle” splendente una volta tolte le impalcature.