Il Museo Morandi di Bologna omaggia Thiebaud, che non ha mai nascosto lo stretto legame con il grande artista italiano
“La meraviglia dell’intimità e l’amore per lo sguardo prolungato. Fissare a lungo ma nello stesso tempo muovere l’occhio per scoprire veramente cosa c’è dietro. E poi ci sono così tante sottigliezze, elementi che possono sembrare una cosa in un momento e un’altra il momento dopo”. Questo, nelle sue parole, è ciò che lega a doppio filo l’opera di Wayne Thiebaud a quella di Giorgio Morandi. Un’affinità testimoniata più volte dallo stesso artista americano, e sublimata nel 2011 dal Museo Morandi di Bologna, ospitando una personale di Thiebaud dove i suoi dipinti erano presentati in dialogo con quelli del “padrone di casa”.
Oggi – 15 novembre – Wayne Thiebaud compie 100 anni: e il Museo Morandi gli rende omaggio, rimarcando un’affinità rafforzata anche dalle 8 opere che nell’occasione della mostra volle donare all’istituzione felsinea, tra cui lo straordinario dipinto Tulip Sundae del 2010. Frequentemente associato alla Pop Art, Thiebaud ha però sempre rifiutato di essere inscritto in un movimento artistico, proprio come Morandi. Ad avvicinarlo apparentemente agli artisti Pop è la scelta dei soggetti dipinti, oggetti simbolo del consumismo quali dolci, caramelle, chewing gum, hot dog, cosmetici, giocattoli. Ma a differenziarlo dai cliché propri della pittura Pop è l’assenza di celebrazione della cultura americana, e la ricerca nella tecnica pittorica, la pennellata lenta, pastosa e materica. E poi l’accurata attenzione verso l’impianto prospettico e gli aspetti formali e geometrici della composizione.
“C’è sempre, in Morandi, quella sensazione di ‘instabilità’, e nonostante questo un sentimento di totalità dolce, completo”, sottolineava in un’intervista Thiebaud, nato nel 1920 a Mesa, in Arizona. “È sempre una gioia poter guardare il suo lavoro, che per noi pittori contiene anche un avvertimento. Ci mette in guardia contro la tentazione di eccedere, strafare. Va bene il dramma, ma non il melodramma. Sì, si possono davvero imparare tante cose da lui”.
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