Slavoj Žižek, Una lettura perversa del film d’autore, da Psyco a Joker. I fantasmi della perversione? Sovversivi solo se negati: l’inganno sta nella manifesta verità
Avete mai pensato a una lettura leninista di La La Land? O al vero ruolo dei personaggi di ROMA nella disparità di classa messa in scena? O ai meccanismim tramite cui opera il concetto di perversione? Ci pensa Slavoj Žižek con gli scritti raccolti nel volume Una lettura perversa del film d’autore, da Psyco a Joker (Mimesis Edizioni).
Se siete completamente digiuni di filosofia potreste incappare in qualche difficoltà, ma questo non deve scoraggiarvi. Žižek non è un filosofo prestato al cinema, come a volte accade: la settima arte ha fatto parte fin da subito della sua formazione culturale, potremmo definirlo il suo primo amore, mai scordato. Una lettura perversa del film d’autore si rivela così una lettura molto stimolante, in grado di aprire, rispetto all’approccio della visione (e della re-visione) filmica, nuovi orizzonti interpretativi e letture altre (perverse, per l’appunto).
Di Balck Panther, per esempio, Žižek offre una lettura straussiana, mettendo in evidenza – tra l’altro – il conflitto tra l’universalità dell’eroe e la rincorsa alle proprie radici (identitarie), sottolineando come “l’estetica africana è resa perfettamente compatibile con il capitalismo globale […]. Ciò che il bellissimo spettacolo di Wakanda annulla è l’intuizione avuta da Malcom X quando adottò X come cognome. […] Fonte di ispirazione per il Black Panther Party, la missione di Malcom non era quella di mobilitare gli afroamericani affinchè lottassero al ritorno alle radici africane primordiali, ma approfittare dell’apertuta prodotta da quella X, intesa come una nuova e sconosciuta (mancante) identità generata proprio da quel processo di schiavitù”.
Nelle analisi di Žižek c’è molto Lacan (moltissimo), un bel po’ di Freud e un altro po’ di Lévi-Strauss. Sono tutte “armi” che l’autore utilizza per smontare i film (e quindi, di conseguenza, le poetiche) dei grandi autori del cinema contemporaneo, da Hitchcock a Lynch, in un excursus in cui trovano spazio Perdutamente Tua con Bette Davis come Picnic ad Hanging Rock di Peter Weir, la trilogia di Matrix, Il pianeta proibito (e numerosissimi altri). Il filosofo non si limita a analizzare i film, ma – con una sguardo più ampio – fa anche una critica della critica, partendo da un punto di vista che ne differenzia la posizione rispetto alle letture classiche, per Žižek difatti lo schermo non è da concepire come uno specchio (meccanismo che permette allo spettatore di immedesimarsi) ma piuttosto come un filtro, un velo, un dispositivo che occulta e mistifica le pulsioni più profonde e indicibili.
La prima parte del voluime raccoglie alcuni scritti brevi che trattano di Joker, ROMA, Black Panther, La La Land e Matrix. La seconda parte, di più ampio respiro, mette a fuoco alcuni snodi della poetica (e delle letture critiche che ne sono state fatte) di tre autori perversamente capitali: Tarkovskij, Lynch e Hitchcock.
Lynch e Lacan, una lettura psicoanalitica. Di Strade Perdute di Lynch viene offerta una lettura lacaniana (psicoanalitica circolare), partendo – per confutarle – dalle istanze della post-teoria di Richard Maltby. Quello che a Žižek interessa è sottolineare come la censura del Codice Haynes non proibisse semplicemente gli argomenti da trattare (e da non trattare), ma come piuttosto in questo modo codificasse (involontariamente) la loro articolazione cifrata. E cosa succede dunque dopo l’abolizione del codice? Un ribaltamento: la trasgressione non diventa più cifrata ma esplicita, non essendo più – di fatto – una trasgressione.
L’enigma della femme fatale. L’autore analizza in questo senso, in una lunga digressione che porta poi a entrare nel vivo della materia lynchiana, l’evoluzione della figura dalla femme fatale, dal noir classico al neo-noir. Senza i vincoli della censura come cambia questo ruolo emblematico della cinematografia americana? Cosa rappresentava e cosa è realmente “fatale” prima o cosa dopo? Con l’avvento del neo-noir la logica della femme fatale viene ribaltata, da figura minacciosa ma fantasmatica (latente, sfuggente, spettrale e destinata alla distruzione) diventa una figura aggressiva, esplicita (anche sessualmente), diretta: manifesta. La femme fatale classica non è solo un semplice minaccia della struttura patriarcale, fantasma masochista-paranoico dello spirito maschile, ma una trasgressione intrinseca dell’universo simbolico patriarcale che ne rafforza la struttura in quanto simbolo antagonista generato da quello stesso universo che ne va a rafforzare l’identità (quindi la mascolinità).
Fantasmi nascosti. Il neo-noir porta alla luce questo fantasma nascosto, la nuova femme fatale riduce il partner a un oggetto sessuale senza farne mistero e l’uomo – di fronte alla minaccia esplicita – non vede più una minaccia predatoria ma una donna da salvare, da redimere: l’inganno sta nella manifesta verità. Gli esempi sono tanti, da Brivido Caldo (Lawrence Kasdan, 1981) a L’ultima seduzione (John Dahl, 1994), da Jade (William Friedkin, 1995) a Triplo Gioco (Peter Medak, 1993).
Questo ribaltamento (la trasgressione diretta) per Žižek è fondalmentale per spiegare come la messa in scena dei fantasmi perversi nascosti – dal fantasmatico represso, sottointeso o soltanto accennato – rende il loro impatto sovversivo innocuo (a conferma della tesi freudiana per cui non è la perversione a essere sovversiva, ma la sua negazione). Strade perdute mette così in scena apertamente i suoi fantasmi, diventando icona della perversione dove prende vita uno scenario altro (un “paesaggio fantasmatico”, come già in Il pasto nudo di Cronenberg e Il dolce domani di Egoyan) che serve all’elaborazione di un’esperienza eccessivamente traumatica.
Questi solo solo alcuni degli spunti e degli argomenti che il filosofo sloveno va a trattare in Una lettura perversa del film d’autore, in particolare il saggio sull’universo di Hitchcock (per antonomasia un mondo poetico costruito sulla rimozione) è denso di suggestioni, raffronti (da Malevič a San Tommaso d’Aquino) e approfondimenti che fanno (nuovo) ordine sulla natura dell’orrore e sullo sguardo del Maestro del brivido™.
Su Prime Video trovate anche il documentario Guida perversa al cinema del 2006, diretto da Sophie Fiennes, in cui Žižek espone la sua visione (psicanalitica) sul mondo del cinema attraverso l’analisi di film come Psyco, Eyes Wide Shut, Gli uccelli, Blue Velvet, Il grande dittatore, L’esorcista, Solaris, e Ivan il Terribile (e moltissimi altri), con – ovviamente – Hitchcock e Lynch come maestri prediletti della perversione cinematografica.Slavoj Žižek è docente alla European Graduate School e ricercatore all’Istituto di Sociologia dell’Università di Lubiana. I suoi testi sono noti in tutto il mondo per l’acuta intelligenza delle argomentazioni, unita a una graffiante irriverenza. Tra le sue ultime pubblicazioni edite da Mimesis ricordiamo Pedofilia. Il segreto sessuale della Chiesa (2019).