Era da qualche settimana che serbavo questa idea in coda per il Motel, e solo oggi la quarantena mi ha concesso qualche ora per scriverla e raccontarvela.
Ho sempre pensato che fossero veramente pochi i collezionisti veri. Quelli capaci, quelli realmente amanti di quello che comprano, che se ne fregano del concetto di investimento. Quelli che si gettano, che non pensano, ma sentono.
Guardando questo bel mini doc su Hubert Neumann ne ho avuto la netta conferma.
Il collezionista capace è quello radicale, quello che si interessa in maniera verticale dell’arte ma che è anche in grado di cambiare completamente rotta dopo un po’.
È una persona che dell’arte non riesce a fare a meno, che scrolla compulsivamente una timeline di sole opere la sera prima di andare a dormire e che si sente davvero in vacanza non quando è al mare ma quando visita uno studio di un collezionista.
Infine è molto sensibile con gli artisti, li tratta come familiari e si preoccupa di aiutarli e sostenerli. Con i galleristi è rispettoso, non li sorpassa, sa quale è il suo posto nel mondo.
Dopo questa descrizione, sapreste dirmi se conoscete qualcuno così? Io no.
Così definiscono Naumann quelli che lo frequentano.
Collezionista onnivoro oggi quasi novantenne ma con il piglio di un sessantenne, Neumann eredita questa passione dal padre che già nei primi del Novecento frequentava a Parigi giovani artisti ancora sconosciuti a quel tempo, come Picasso, Dubuffet, Miró, Giacometti, Gris, Braque, Léger. Proprio assieme a lui inizia ad acquistare le prime opere nella New York degli anni ’50, attratto da artisti non ancora compresi e quotati come Franz Kline o Alberto Giacometti.
Oggi vanta una collezione di oltre 2.600 opere, tra cui capolavori del Cubismo, Astrattismo europeo, Scultura d’avanguardia, Espressionismo Astratto americano, Pop art e Graffitismo, di alcuni dei più importanti artisti del XX secolo, e artisti come Picasso, Léger, Miró, Kandinsky, Kline, Giacometti, Dubuffet, Rauschenberg, Lichtenstein, Haring, Basquiat, solo per citarne alcuni.
Nella sua casa-museo nell’Upper East Side di New York sfilano e si giustappongono senza soluzione di continuità questi maestri del Novecento a dipinti e sculture di artisti contemporanei come Jeff Koons, Ashley Bickerton, Meyer Vaisman, Haim Steinbach e John Armleder, e ci sono anche le opere di Haluke Akakçe, Kristin Baker, Vanessa Beecroft, Michael Bevilacqua, James Busby, Sydney Chastain-Chapman, Nigel Cooke, Devon Costello, Justin Craun, Benjamin Edwards, Jeff Elrod, Manuel Esnoz, Wendell Gladstone, Ridley Howard, Chris Johanson, Karen Kilimnik, Matthew McCaslin, JP Munro, Eric Parker, Charlie Roberts, Matthew Ronay, Justin Samson, Tom Sanford, Christian Schumann, John Simon, Aya Uekawa, Xavier Veilhan e Kelli Williams.
Proprio nei lavori di Koons, che inizia a collezionare dai primi anni Ottanta, Neumann coglie e riscontra per la prima volta quel senso di opera aperta e non-modernista e si rende conto che sta avvenendo un mutamento nell’arte dopo Basquiat e Haring, una rottura con l’estetica modernista che si può riscontrare anche nella filosofia e negli altri linguaggi artistici.
Approfondendo sempre di più altri aspetti della filosofia, della matematica e della scienza del suo tempo, gli appare chiaro quanto la rottura da lui avvertita sia più profonda e con risvolti molto più dirompenti e ampi di quanto inizialmente avesse supposto” – afferma Cesare Biasini Selvaggi – “Ed è in questa fase, a mio avviso, che l’inclinazione curatoriale di Neumann si manifesta e si accompagna a quel suo proverbiale intuito nella scelta degli artisti contemporanei da collezionare ritenuti di rottura con l’estetica modernista”.
Alla Galleria Mucciaccia di Roma è in corso fino a fine anno la seconda parte della mostra Aftermodernism, termine coniato da Naumann che raccoglie tematicamente alcuni degli artisti da lui collezionati negli anni.
Gli artisti Benjamin Edwards (Iowa City, IA, USA, 1970) e Tom Sanford (Bronxville, NY, USA,1975) presentano una ventina opere create per la mostra che ci restituiscono la loro visione della società e delle città contemporanee, riflettono la visione di Hubert Neumann che, come spiega il curatore Cesare Biasini Selvaggi, “crede che la migliore arte prodotta oggi rifletta la cacofonia, l’asimmetria e l’indeterminatezza della nostra società”.
AFTERMODERNISM. A Perspective on Contemporary Art Chapter 2. Ben Edwards – Tom Sanford
A cura di Cesare Biasini Selvaggi
24 ottobre – 31 dicembre 2020
Mucciaccia Contemporary
piazza Borghese 1/A, Roma
Inaugurazione venerdì 23 ottobre 2020 dalle 12 alle 21
Orari: martedì – sabato, 10.30 – 19.00
T. +39 06 68309404
info@mucciacciacontemporary.
mucciacciacontemporary.com