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Per Andy Warhol. I trent’anni del capolavoro Songs for Drella, fusione di arte e musica

Warhol e Reed Warhol e Reed
Warhol e Reed
Warhol e Reed

Il 2020 segna il trentennale dall’uscita di Songs for Drella: il tributo in musica a Andy Warhol a opera di Lou Reed e John Cale che, per l’occasione, è stato pubblicato in un’edizione limitata in vinile nell’ambito di un più ampio progetto di valorizzazione dei lavori di quel periodo di Reed che ha visto la realizzazione di un cofanetto celebrativo dell’album precedente New York e un’edizione limitata anche del successivo Magic and Loss.

È il 22 febbraio 1987 quando Warhol muore inaspettatamente a causa di complicazioni nel corso di un intervento di routine alla cistifellea. Andy a metà degli anni ’60 ha già dato prova di eclettismo nell’arte spaziando in quella figurativa e a dedicandosi al cinema in veste di regista; è in quel periodo che decide di voler diventare il manager di una band rock e di creare uno spettacolo multimediale con musica, luci, proiezioni di film e ballerini: l’Exploding Plastic Inevitable. Assiste a un concerto dei Velvet Underground e, colpito dal loro approccio avanguardistico basato su ripetizione ossessiva, rumore e tematiche adulte trattate nelle canzoni, li ritiene perfetti per fondersi con la sua arte. Diviene così il loro manager, finanzia e produce (formalmente perché non ne ha in realtà le competenze) il primo album della band The Velvet Underground & Nico per il quale realizza la celebre copertina della banana sbucciabile con interno rosa.

Warhol Warhol
Warhol

Il funerale di Warhol è l’occasione per far tornare a parlare tra loro, a distanza di quindici anni, i due principali artefici di quel disco: Lou Reed e John Cale. Il secondo immagina di comporre una canzone per commemorare Andy. Reed dimostra interesse per il lavoro di Cale e i due si incontrano circa un anno dopo perché il polistrumentista desidera avere il parere di Lou sul brano su cui nel frattempo ha lavorato che intende essere una sorta di messa strumentale. Confrontandosi come non facevano da tempo immemorabile e imbracciando in seguito gli strumenti, i due si rendono conto che la scintilla che ha contraddistinto la loro collaborazione nei primi due album dei Velvet Underground (prima della cacciata di Cale) scatta ancora e decidono di lavorare assieme a un’opera più ambiziosa: una biografia in musica di Andy Warhol. Il desiderio di controllo assoluto da parte di Reed non si è affievolito nel corso degli anni e la sua capacità di collaborare con persone che potrebbero potenzialmente oscurarlo non è conseguentemente cresciuta. Il fatto poi che la sua carriera solista abbia avuto maggior successo di quella di Cale, rafforza ulteriormente la sua tendenza a essere dominante.

Nelle note dell’album Cale scriverà che il grosso del lavoro è di Reed ma che gli ha consentito di mantenere una posizione dignitosa. I due decidono di essere gli unici musicisti e che il disco sarà registrato quasi in presa diretta: i soli strumenti presenti sono la chitarra, la viola e la tastiera. Dopo alcune sessioni il lavoro viene sospeso in quanto Reed entra in studio per la registrazione del suo album solista New York destinato a segnarne la rinascita dal punto di vista artistico e commerciale. New York è il ritorno a una band minimale; nelle note dell’album scriverà: “Non puoi battere due chitarre, un basso e una batteria”. Il suono è secco, curato ma ruvido, i testi sono stati frutto di meticolosa e costante rielaborazione per mesi perché abbiano la perfetta poesia, rimica e ritmica. La protagonista è la città di cui Reed è il cantore: “New York è come un’enorme persona che mi ha modellato in modo quasi genetico”. Lou definisce queste canzoni un film per l’udito e quando presenta l’album alla casa discografica e questa gli chiede di accorciarlo (quasi un’ora di durata all’epoca era inusuale) usando due canzoni come bonus tracks o tenendole in vista di una pubblicazione futura, lui risponde: “Immagina l’editore di Moby Dick che dice a Herman Melville: «Herman, questo lavoro è davvero ottimo. Ma un po’ lungo. Cosa ne diresti se prendessimo i capitoli 11 e 22 e li pubblicassimo come articoli di giornale? »”. New York e in seguito Songs for Drella e Magic and Loss sono concept album eseguiti per intero dalla prima all’ultima canzone nei rispettivi tour promozionali. Reed vorrebbe pubblicare l’album intitolato alla propria città prima delle presidenziali di fine 1988 sperando che le sue liriche anti repubblicane possano sortire un qualche effetto sul voto. La nuova casa discografica per cui ha firmato, la Sire, invece propende per slittare all’inizio dell’anno successivo.

Songs for Drella
Songs for Drella

L’ultima canzone del disco, Dime Store Mistery, è un ipnotico brano che parla dei pensieri che attraversano la testa di un uomo in punto di morte scritto pensando a Warhol e accompagnato dal suono tribale dell’ex batterista dei Velevet Underground, Maureen Tucker. “I’m so much human and so much less divine” pensa il malcapitato prima di esalare l’ultimo respiro. Terminate le registrazioni di New York, riprende il lavoro con Cale per la realizzazione dell’album che si chiamerà Songs for Drella (un soprannome affibbiato a Warhol fondendo Dracula e Cindirella a causa dell’ambivalenza della sua personalità talvolta gentile e talvolta spietata). Le canzoni sono originariamente quattordici a cui se ne aggiunge in extremis una quindicesima quando vengono pubblicati postumi i diari di Warhol: un recitato su velluto musicale dal titolo A Dream in cui, usando come pretesto per spaziare un sogno, si fondono diversi episodi raccontati nei diari. In Drella la vita di Warhol è narrata in ordine per lo più cronologico, spesso in prima persona. La tecnica è quella tipica della poetica di Lou Reed con pennellate che raccontano singoli eventi o episodi da parte di un osservatore asettico e l’ascoltatore chiamato a unire i puntini e trarre le proprie conclusioni.

Warhol
Warhol

Poetica che si concede invece un coinvolgimento emotivo nell’ultimo brano: Hello It’s Me, vero e proprio addio al mentore e amico su struggente sottofondo di viola. Le tematiche sono quelle dell’infanzia in una città come Pittsburgh non certo ospitale per un omosessuale stempiato e sovrappeso, della famiglia, dell’arte figurativa, del cinema, della Factory, del tentativo di omicidio subito a fine anni ’60  a cui è sopravvissuto per miracolo. La componente strumentale è meno potente rispetto a New York ma a tratti più evocativa e, come succede negli album più riusciti di Reed, quando si ripensa a un particolare verso di una canzone, la musica resta appiccicata alle parole in modo indissolubile. I quindici minuti di celebrità che Warhol teorizza possibili per chiunque e che in Drella sono evocati in Starlight non sono quelli a cui assistiamo oggi all’epoca dei social media e dei reality show? L’album viene pubblicato nell’aprile del 1990. Le critiche sono positive e le vendite sono discrete. Il tema della morte resta centrale per Lou Reed in quanto nel 1992 pubblica Magic and Loss, un altro concept album dedicato a due amici stroncati dal cancro. Alcuni lo considerano l’album più adulto della storia del rock. Si parla di senso della vita nella prima canzone What’s Good o meglio di non riuscire a trovare talvolta un senso a una vita spesso ingiusta su un tappeto musicale paradossalmente allegro. Nel corso dell’album si affrontano tematiche quali il superamento del dolore per la perdita e la difficoltà ad accettare l’incurabilità della propria malattia e l’inevitabile morte. Racconta Laurie Anderson, vedova di Reed, a proposito dell’ultima visita medica del marito affetto da tumore al fegato: “Quando il dottore disse a seguito di un trapianto andato male: «È finita. Non ci sono opzioni. Lou capì solo opzioni»”.

Warhol e i Velvet
Warhol e i Velvet Underground

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