Si giunge alla fine di un anno inedito, imparagonabile. Nonostante la pandemia di coronavirus, il mercato dell’arte nel 2020 ha retto. Alcuni operatori del settore hanno parlato di «anno perduto» Ma, in realtà, il mercato ha saputo reagire e resistere grazie alla capacità di reiventarsi, soprattutto guardando all’online. I risultati sono stati rassicuranti, se paragonati alle aspettative nere di marzo e aprile all’inizio della crisi.
A livello globale vi sono stati ovviamente dei cambianti. Molte gallerie hanno chiuso, le fiere d’arte sono state duramente colpite anche se alcune hanno saputo trasformarsi in versione “virtuale” e i musei -soprattutto in America- hanno iniziato un pericoloso percorso di “deaccessioning” (ovvero il fenomeno di vendita delle opere della collezione per rimpolpare il fondo acquisizioni e non solo). Il mondo delle case d’asta è sembrato un’isola più felice. Nonostante vi siano stati molti tagli del personali e “rivoluzioni” non di poco conto.
In Italia alcune maison non hanno neppure subìto perdite rispetto al 2019. E hanno continuato a proporre, perlopiù online, artisti di tutto il Novecento fino ai giorni nostri, beni di lusso, gioielli, i cosiddetti “collectibles”, ma anche arte antica e Design. E con vari livelli di prezzo, non solo opere dai valori “affordable”.
Le due major straniere Christie’s e Sotheby’s hanno cambiato il calendario delle proposte tricolore e la formula (dalle live auction all’online) ma hanno confermato gli appuntamenti e non hanno deluso le aspettative. Sotheby’s ha tenuto due incanti, uno in primavera e uno in autunno.
Claudia Dwek (presidente Sotheby’s Italia e chairman Contemporary Art Sotheby’s Europe) ha sottolineato come l’interesse, a livello sia internazionale che nazionale, si sia concentrato (e offra il meglio a livello di aggiudicazioni) sulle opere più storicizzate, quelle con una bibliografia espositiva eccellente e uno stato di conservazione impeccabile, al di là delle epoche. Le due aste milanesi di arte moderna e contemporanea si sono confermate su questa linea e hanno premiato artisti come Morandi (top price assoluto in Italia con una natura morta venduta a quasi 1,5 milioni di euro), Schifano, Boetti, Melotti, De Chirico, apprezzati anche internazionalmente.
Racconta la Dwek: “Abbiamo calibrato la proposta tra artisti italiani e internazionali proprio in conformità alla nuova modalità online per attrarre l’interesse di un’audience straniera, presentando con successo nomi mai passati in asta in Italia, come l’artista cinese Liu Ye. L’asta di aprile è stata tempestivamente e con coraggio trasformata in virtuale, registrando il totale più alto in Europa di quel periodo, superando i 10 milioni di euro con una cinquantina di lotti. Un’esperienza assolutamente inedita per il mercato italiano, ma così centrata da farci optare per lo stesso format per il secondo semestre”. Anche la tipologia di clienti è cambiata. “Una buona percentuale (superiore al 20%) è stata di new buyers e, tra questi, molti collezionisti appartengono ad una fascia di età inferiore rispetto alle stagioni precedenti. Il 50% dei clienti sono italiani, gli altri 50% internazionali”.
Aggiunge Filippo Lotti, Managing Director di Sotheby’s Italia: “Un anno inedito questo 2020, difficile dunque paragonarlo ad altri detto ciò, la sede italiana, con le due vendite tradizionali dell’anno di Arte Contemporanea, di giugno e di novembre (tradotte online), ha consolidato un totale pari a € 18.244.135. A tale cifra va sommato l’esito delle altre sei vendite che insieme realizzano € 4.173.311. (e si arriva a € 22.417.446) L’elenco delle prime dieci aggiudicazioni dell’annata vede Giorgio Morandi occupare le prime tre posizioni, con storiche Nature Morte, datate dal 1946 al 1951. La cifra più alta va all’esemplare del 1951, analogo ad un dipinto conservato presso il Tel Aviv Museum of Art. Anche le opere di Mario Schifano (a destra) sono da alcuni anni protagoniste delle vendite milanesi”.
Christie’s, invece, ha annullato l’appuntamento di aprile e lo ha spostato a novembre per proporre un’asta live. Ma, proprio il giorno precedente all’asta del 4 novembre il DPCM ha impedito la partecipazione dal vivo. Renato Pennisi, (International Senior Specialist, direttore arte moderna e contemporanea) ha commentato: “Il mercato ha premiato la varietà dell’offerta, soprattutto su fascia economica medio-alta, ed in particolare la riscoperta di correnti e nomi meno seguiti negli ultimi anni. Tra gli artisti che hanno visto migliori risultati Boetti sopra tutti, ma anche Schifano e Melotti hanno confermato le solide posizioni conseguite nelle stagioni precedenti. Forte l’interesse per Maria Lai e le opere storiche di Carla Accardi. Inoltre, si è registrata una maggiore attenzione per artisti con un mercato tradizionalmente più nazionale: la rosa dei nomi richiesti si sta lentamente allargando oltre i Big internazionalmente più conosciuti”.
Anche per l’asta della Maison di Pinault qualcosa è cambiato sul fronte dei buyer. Causa Covid, “si è registrata una minore partecipazione dei collezionisti americani ma l’interesse dall’estero per la nostra asta di Milano è rimasto molto forte. Da notare anche il forte abbassamento dell’età media dei compratori, molto attivi sulle nostre piattaforme online”.
Per le case d’aste nazionali, abbiamo chiesto a Fabio Massimo Bertolo (Business Developer Finarte Auctions) quali sono stati i trend emersi in questo 2020. La maison ha saputo sperimentare nuove metodologie di lavoro e, a proposito della prima asta ad aprile di “Grafica Contemporanea” interamente virtuale, Bertolo ci spiega che “la smaterializzazione delle vendite si è compiuta e l’ottimo risultato di aggiudicazioni ha dimostrato che la fase di battuta d’asta può sicuramente svolgersi anche da remoto, connettendo un numero sempre crescente di clienti”.
Se dunque una considerazione positiva si può fare su quest’anno, è senz’altro quella di aver accelerato alcuni processi già in atto da anni di concentrazione sul digitale (sia in fase di promozione dei lotti che in fase di vendita). “Abbiamo coinvolto sull’online anche i clienti più riluttanti. L’adozione di un nuovo medium (integralmente digitale) si è accompagnata anche all’apertura di nuovi reparti. L’asta di “Design” di luglio, quella di “Arte Africana” di ottobre e le frequenti vendite di “Vini” hanno rappresentato l’apertura verso nuovi settori del collezionismo e verso una nuova e diversificata clientela”. La grande partecipazione straniera è l’altro dato incontrovertibile che connota il 2020, la conferma di un trend che impone il cambiamento di alcuni modelli di lavoro. Le migliori performance sono state per l’arte moderna e contemporanea (tra i top price dell’anno un “Crocifisso” di Lucio Fontana a € 207.459), i gioielli e orologi, e l’automotive.
Conclude Bertolo: “Il digitale ha salvato le aste arricchendo il pubblico di Finarte, diversificandolo e fidelizzandolo come non mai. Siamo davanti ad una nuova era che si apre dentro una crisi e da questa crisi può trarre il meglio in termini di rinnovamento e innovazione”.
Anche Wannenes non ha subìto i contraccolpi temuti a inizio anno. Guido Wannenes, amministratore delegato, ha commentato: “Il fatturato finale, già superiore ai 20 milioni di euro ad aste non ultimate, conferma come l’emergenza Covid ci abbia trovati più che preparati e il mercato abbia risposto con entusiasmo alle nostre proposte come testimonia anche la percentuale di lotti venduti pari a oltre il 70%. I dipartimenti trainanti sono stati dipinti antichi & del XIX secolo, gioielli & orologi, Design e arredi”.
Però anche per la maison genovese il top lot dell’anno va scovato nel settore dell’arte moderna, con i 425.100 euro per le “Muse Inquietanti” di Giorgio de Chirico. Conclude l’AD: “Per il 2021 l’obiettivo sarà di consolidare ancora di più la vocazione internazionale dell’azienda rafforzando la sua presenza all’estero con nuove partnership e aperture”.
A Roma la casa d’aste Bertolami Fine Art ha reagito alle limitazioni imposte dalle misure di contenimento della pandemia avviando una fase di cambiamento e nuova progettualità. Giuseppe Bertolami ci ha raccontato che “le misure di contenimento della pandemia hanno spinto l’acceleratore sullo zoppicante processo di digitalizzazione del Paese. Le aziende già fortemente digitalizzate hanno retto meglio l’urto della crisi e il loro esempio ha convinto gli scettici e i pigri che l’appuntamento con la modernizzazione non si poteva più rimandare. È andata così anche nel piccolo mondo delle case d’asta italiane, un settore nell’ambito del quale Bertolami Fine Art ha agito sin dal suo esordio ponendosi come obiettivo primario quello dell’innovazione tecnologica”.
Sul processo di accelerazione tecnologica l’AD prosegue: “la nostra azienda è stata una delle prime ad affiancare aste con battitore elettronico alle tradizionali aste battute in sala”.
Secondo l’esperienza della maison le vendite a distanza (e quindi tutto il settore dell’e-commerce, e-auctions comprese) funzionano benissimo in tutte le aree del collezionismo che intercettano un mercato internazionale, ma sono armi spuntate nei settori in cui ci si affaccia prevalentemente sul mercato interno “quindi arte antica e arte moderna e contemporanea, visto che noi trattiamo prevalentemente arte italiana e che gli italiani, soprattutto i pre millennials, si sono sempre mostrati riottosi ad accettare l’idea dell’acquisto di arte a distanza – ci spiega Bertolami – abbiamo affiancato alle aste battute solo elettronicamente e alle tradizionali floor auctions un terzo tipo di vendita, la web auction, un format di compromesso che piace moltissimo e sta andando per la maggiore in tutti i nostri comparti (arti visuali e decorative, civiltà antiche, luxury e collectibles, per un totale di ben 24 dipartimenti)”.
Tutto ciò sta portando la casa d’aste romana (che opera anche a Londra già dal 2015) verso l’inversione del rapporto tra clientela straniera e italiana. “Nell’ultima asta di Old Masters, un tipo di vendita che da noi è sempre stata appannaggio di una clientela italiana piuttosto fidelizzata, abbiamo avuto la sorpresa di scoprire che i partecipanti erano al 60% di nazionalità straniera, un sorpasso storico e molto significativo”.
Il Ponte (Milano) ha visto risultati estremamente positivi e la reazione del pubblico decisamente rassicurante. La presenza in sala è rimasta invariata tra maggio e ottobre, sebbene la maggior parte dei bidder abbia comunque preferito partecipare telefonicamente oppure online seguendo la vendita in diretta streaming, dato il sussistere delle limitazioni agli spostamenti (specie dall’estero). L’arte moderna e contemporanea si è riconfermata il settore più in forma.
Ottimi i risultati anche per settori di nicchia come la “Filatelia”, che ha totalizzato oltre 800.000 euro con la sola asta di luglio e “Libri e Manoscritti” che ha chiuso le vendite realizzando il proprio record di fatturato. “Design” e “Gioielli”, anch’essi con aste “su misura” per il periodo, hanno tenuto molto bene. Basti pensare che nella sola asta di novembre il dipartimento di gioielli ha fatturato più di 3 milioni di euro. Oltre ogni aspettativa la ripresa dell’antico che, accanto a “Dipinti e Sculture del XIX e XX secolo”, raccoglie sempre più apprezzamento all’estero. Le vendite organizzate nella sede di ViaPitteriDieci hanno visto un netto rialzo delle percentuali di vendita con punte di oltre 80% di lotti venduti (su 5000 per singola asta) e una rivalutazione dei prezzi di partenza del 200%.
Alla clientela storica, che ha mantenuto gli stessi volumi di spesa degli anni passati, si sono affiancati nuovi acquirenti. La chiusura e il blocco di numerosi canali di vendita di opere d’arte a livello nazionale ed internazionale (fiere, mostre, saloni) hanno contribuito a far confluire sul mercato delle aste una fetta importante di acquisti. Parallelamente, la maggior confidenza e dimestichezza con l’online sviluppate dagli utenti nei mesi di lockdown hanno facilitato l’avvicinarsi di nuovi compratori. Partecipare ad un’asta, infatti, ha costituito per molti la scoperta di un modo alternativo di acquistare in rete, coinvolgente e divertente. I nuovi clienti, che provengono dall’estero come dall’Italia, hanno un’età media compressa tra i 45 e i 65 anni. Il Ponte ha quindi incrementato i processi di digitalizzazione del business e ha esplorato nuove strade per rendere fruibili a distanza ma in modo il più realistico possibile, sia le esposizioni che le sessioni di vendita.
Tra le altre Auction House italiane guidate dal dipartimento di arte moderna e contemporanea e design si attesta anche Blindarte nonostante, ci spiega Memmo Grilli, si noti “una ripresa delle vendite dei dipinti antichi, che hanno raggiunto un ottimo livello di vendite, come anche un incremento delle vendite degli arredi antichi e dei pezzi di Design”. E’ cresciuta ancora la richiesta anche per opere dai valori più importanti, che hanno raggiunto una percentuale di venduto altissima. Per quel che riguarda la tipologia di collezionisti della maison dalla doppia anima, partenopea e milanese, “si conferma l’aumento degli acquirenti stranieri che ormai hanno quasi raggiunto il 50% del totale. La vendita più lontana geograficamente nell’ultima tornata d’asta di dicembre è stata effettuata in Thailandia. Sono aumentati gli acquisti di artisti in carriera e degli artisti viventi”.
Meeting Art è riuscita a fare un balzo in avanti e a superare i numeri dell’anno passato, con 23 milioni di venduto. A far da traino, anche per la casa d’aste di Vercelli, le aste di arte moderna e contemporanea, da anni punto di riferimento del mercato italiano, seguite dagli incanti di orologi e gioielli.
Anche il dipartimento di dipinti e arredi antichi, ha sempre grande appeal tra i collezionisti che si affidano a questa maison. Riguardo al futuro, il Presidente Pablo Carrara ha dichiarato: “oltre alla riconferma del notevole impulso che hanno avuto nel corso di quest’anno le trattative private e, oltre alla nuova sala espositiva, dove verranno esposte le opere d’arte e gli oggetti inediti più pregiati provenienti da collezioni private, Meeting Art scenderà in campo anche con una novità assoluta: un nuovo modo di concepire le aste. Ma il progetto al momento ancora top secret, è coperto da brevetto internazionale”.
A Genova Aste Boetto è stata guidata sempre dal moderno e contemporaneo. Marco Capena (esperto per il dipartimento) ci conferma che, nonostante il periodo potesse far presagire un anno con risultati estremamente negativi o di grosse perdite, per la maison ligure il decremento è stato minimo. “Il trend è tendenzialmente positivo soprattutto per quanto riguarda la stagione autunnale che ha avuto un riscontro ottimo con un gran numero di acquirenti stranieri (Francia, Lichtenstein e Stati Uniti). Abbiamo notato un rinnovo della clientela con compratori di età compresa tra i 40 e i 60 anni, soprattutto per quanto riguarda il dipartimento contemporaneo e il design. C’è stato un certo equilibrio e una suddivisione abbastanza lineare che ha visto il 40% sul contemporaneo, il 30% sul Design e il 30% sull’antiquariato che però effettua un numero maggiore di aste”.
Come dimostrano questi dati, anche per molte realtà italiane il segmento dell’arte contemporanea è ormai da tempo il più dinamico e redditizio dell’intero mercato dell’arte. E come all’estero, ha superato sia gli Old Masters che il XIX secolo. Inoltre quest’anno si è vista una tendenza in forte crescita per il settore del lusso. Però in Italia non mancano neppure le case d’aste che continuano ad avere punti di forza anche nell’arte antica e nell’antiquariato di pregio.
Pandolfini, ad esempio, come top price del 2020 si è discostata completamente dal Contemporary con l’aggiudicazione a 800 mila euro per un olio su tavola di Giorgio Vasari, “Le tentazioni di San Girolamo”, record mondiale per un’opera dell’artista in asta. Il dipartimento che ha ottenuto le migliori performances è stato proprio quello dei dipinti antichi e del secolo XIX che ha venduto per oltre 7,5 milioni di euro (pur in assenza del risultato dell’asta di fine di novembre, spostata ai primi mesi del 2021).
Al secondo posto si è classificata una vasca da pesci cinese (Tarda Dinastia Qing, Sec. XIX-XX) che da una stima di 3 mila euro è arrivata a 751.700, rendendo il settore dell’arte orientale il secondo ad aver segnato l’anno. Ben posizionati i “Vini da Collezione” che hanno realizzato quasi 2,5 milioni di euro in due aste e percentuali di lotti aggiudicati molto vicine al 100%.
Dalla casa d’aste fiorentina dichiarano: “I nostri buyers provengono da tutto il mondo, in particolare da Paesi come Cina, Russia, Gran Bretagna, Israele, Stati Uniti e Svizzera. Sono sempre più attenti e ricercano opere e oggetti iconici, d’importanti firme, grandi marchi, di sicura attribuzione e corredati di export licence: un certificato oggi quasi imprescindibile a fronte dell’aumentato numero di buyers internazionali, soprattutto nei settori dei gioielli, degli orologi da polso e nei dipinti antichi”.
Proviene dal dipartimento di arte antica anche il top price 2020 di Babuino (Roma), un olio su tela, “Amor Vincitore”, di un pittore romano del XVII secolo battuto a 105.000 euro e di gusto caravaggesco. Per gli Old Master gli esperti della maison hanno rivelato un rialzo dell’interesse, dovuto anche alle nuove tendenze del collezionismo sul figurativo e le opere antiche di eccellenza. Babuino però ha la sua forza soprattutto nelle vendite di argenti e gioielli. Costante il mercato dei mobili antichi e del Design soprattutto per quanto riguarda la piazza di Roma, dove invece si nota un crollo verticale di opere dell’arte moderna e contemporanea principalmente per i soggetti non figurativi e quindi astratti ed informali. Tra le novità introdotte, l’apertura del dipartimento di modellismo internazionale che ha distinto le aste a tempo e ha avuto un successo non previsto.
Commentano dalla casa d’aste: “Vista la situazione sanitaria e le limitazioni alle aste in presenza, consideriamo quest’anno estremamente positivo sia per il reperimento sia per le vendite, sicuramente aiutati dall’avvento delle nuove tecnologie online, che nelle vendite all’asta del centro sud risultano ancora poco esplorate”. Un fattore di difficoltà si è riscontrato con “l’esportazione delle opere all’estero, non avendo quelle garanzie di sicurezza da parte dei collezionisti fuori Italia, dai pagamenti ai ritiri”. Le strategie per il futuro da Babuino, come da molti altri, sono nettamente a favore delle aste a tempo “alle quali va donata una possibilità di crescita dei valori e delle competenze un po’ per volta, vista l’impreparazione della clientela soprattutto romana”.
Da Cambi (Genova – Milano) nonostante le numerose difficoltà logistiche ed organizzative che la crisi pandemica ha imposto, sono estremamente soddisfatti dei risultati del 2020.
“Abbiamo potenziato ulteriormente i nostri canali di vendita e comunicazione online, con risultati sorprendenti (+65% di lotti venduti tramite la piattaforma online di Cambi rispetto al 2019)- commenta Matteo Cambi – Tutti i cataloghi proposti hanno riscosso successo, con una media di venduto per valore del II semestre che si aggira intorno al 130%; i collezionisti ed appassionati hanno premiato soprattutto le nostre vendite tematiche, come l’Art de la Table o le vendite delle proprietà uniche, e quelle relative al Design e Arti Decorative del ‘900 per le quali siamo leader nel paese. I risultati finali si avvicineranno a quelli del 2019, un dato di straordinaria soddisfazione e successo”.
Sia Farsetti a Prato che la International Art Sale a Milano hanno reagito alla crisi programmando molte “Aste a tempo”. La casa d’aste toscana ha allestito dieci vendite che hanno avuto esiti soddisfacenti ma portato un volume d’affari complessivo molto inferiore al 2019, attestato su circa 5 milioni di euro. Il top lot è stato per il dipinto raffigurante Ulysse del 1928 diAlberto Savinio aggiudicato nell’asta di dicembre a 199.300 euro.
Mentre la maison meneghina, specializzata in gioielli e orologi, ha visto risultati poco sotto in rapporto al 2019. Il dipartimento dei “Gioielli e Argenti” ha totalizzato € 2.166.500.
Racconta Gianfranco Saccucci, amministratore unico, che alcuni lotti hanno visto anche performance eccezionali. Come “cinque piccole spille di animali firmate Van Cleef & Arpels che normalmente vengono vendute in asta tra i € 2.500/3.000 cadauna che hanno raggiunto valori più molto alti: una spilla gufo è stata aggiudicata a € 10.574, una giraffa a € 9.952 e un tigrotto a € 6.465. Il top lot è stato un diamante di ct 5,15 battuto a € 119.500”. In questo particolare 2020 è stato inaugurato anche il nuovo dipartimento “Dipinti: Arte Moderna, Contemporanea e XIX secolo” che ha esordito con un’asta a tempo a ottobre.
Anche la fiorentina Maison Bibelot nel 2020 ha organizzato prevalentemente aste online il cui andamento è stato positivo. Elisabetta Mignoni racconta che “tra le 19 aste del”anno soltanto una è stata un’asta classica, una house sale che ha disperso gli “Arredi, i dipinti e le collezioni di Villa Azalee a Firenze”. Per questa asta siamo riusciti, con tutte le cautele del caso, a tenere un’esposizione presso la villa che ha avuto un ottimo riscontro anche di pubblico. In generale abbiamo riscontrato un ritorno all’antiquariato e all’arredamento ed un grande exploit dell’argenteria. Più stanco invece il mercato dei gioielli. Sempre presenti gli acquirenti stranieri, in linea con gli anni passati”.
Il top price 2020 è stato per un Cristo crocifisso con un donatore orante, Santi Antonio abate e Giovanni Battista (due ante laterali di un trittico smembrato, tempera su tavola fondo oro) della cerchia di Mariotto di Nardo (fine del XIV/inizio del XV secolo) presentato a una stima di € 8.000/12.000 e aggiudicato per € 137.500.