L’artista visivo Gian Maria Tosatti – in collaborazione con The Blank Contemporary Art (Bergamo) e Izolyatsia Platform for Cultural Initiatives (Kiev) – presenta la nuova installazione del suo progetto Il mio cuore è vuoto come uno specchio. Dal 14 dicembre 2020 al 15 gennaio 2021 il suo intervento è a Odessa, sulla superficie del lago Kuyalnyk. Il tema centrale sono l’uomo e la sua scomparsa.
Uno specchio, è vero, è vuoto. Ma al suo interno si animano le forme più disparate: letteralmente qualsiasi cosa entri nel suo raggio visivo. É forse con questo spirito che Gian Maria Tosatti, nel 2018, ha iniziato un pellegrinaggio per il mondo; ha raggiunto diverse città e paesi con l’obiettivo di ritrarre la complessità del loro stato attuale.
Il percorso ha già fatto tappa a Catania, Riga e Cape Town. In ogni tappa Tosatti ha realizzato un’opera, come un episodio all’interno di un ideale romanzo visivo, dove visioni, profezie e realtà sono indistinguibili. Ogni suo lavoro, possiamo dire, è parte di un’indagine sulla crisi democrazia e la conseguente scomparsa della civiltà occidentale, nata nell’Atene di Pericle.
Con questo sentimento malinconico nasce Il mio cuore è vuoto come uno specchio (מייַן האַרץ איז ליידיק ווי אַ שפּיגל), progetto che raccoglie gli esiti del suo viaggio. L’ultima destinazione raggiunta è Odessa, in Ucraina, alle soglie di quel luogo che più di ogni altro può rendere concreta visione di un mondo senza uomo: Chernobyl.
L’Episodio di Odessa è una delle due parti del Dittico del Trauma che è a sua volta una delle sezioni in cui sono divisi i capitoli del più ampio progetto Il mio cuore è vuoto come uno specchio. Il nuovo episodio si sviluppa dunque dopo un lungo soggiorno dell’artista nel paese, dove l’area dell’ex centrale nucleare ha attirato gran parte della sua attenzione. L’area di contenimento di Chernobyl assomiglia a un antico portale che immette nel misterioso tempio di un oracolo, un luogo che può mostrare il futuro, un’immagine del mondo senza l’uomo.
Tuttavia, questa conoscenza, questo senso della scomparsa è qualcosa di profondamente radicato, una sorta di strano, inquietante dono che è stato dato all’intero paese e ai suoi cittadini. In molte città o villaggi si può chiaramente percepire un flusso del tempo difettoso. Il tempo sembra scorrere più lento che in ogni altro posto o uscire al di fuori dei suoi meccanismi. Odessa sembra un pezzo di terra alla deriva del tempo.
Gian Maria Tosatti
Forse è da quest’ultima immagine che Tosatti ha scelto il lago Kuyalnyk, nei pressi della città, per ambientare il suo intervento. L’alta concentrazione di sale nell’acqua – prima il lago faceva parte del Mar Nero – rende la superficie bianchissima, tanto da renderla indistinguibile dal cielo sempre uggioso, L’orizzonte scompare e così anche la percezione che abbiamo del mondo. Con le rovine di una città sovietica alle spalle e il silenzio che satura la zona, nulla resiste dell’uomo se non gli otto lampioni installati dall’artista. Una strenua resistenza del genere umano, una luce che brilla anche senza che nessuno possa vederla.
Camminando attraverso i campi alla periferia della città si ha la sensazione non essere in un altrove, ma in “altroquando”. E il lago Kuyalnyk sembra un luogo dove il tempo – la più importante invenzione dell’uomo – non ha più senso. In questo momento incerto, ogni giorno e ovunque nel mondo stiamo affrontando lo stesso senso di precarietà che qui a Odessa è stabile e perpetuo.
Gian Maria Tosatti