Prima di diventare regista, raggiungendo la fama planetaria con film-icona quali Arancia Meccanica o 2001: Odissea nello spazio, Stanley Kubrick iniziò una promettente carriera da fotografo. In Svizzera, il Musée des beaux-arts di Le Locle svela un lato meno conosciuto del genio americano.
Nato nel 1928, a New York, da una famiglia ebraica di origine est-europea, per i suoi 13 anni Stanley Kubrick ricevette in regalo una macchina fotografica. Affascinato dallo strumento, girava per le vie di New York documentando l’America del dopoguerra. A dare il là alla sua carriera fu uno scatto in particolare, venduto alla rivista Look: raffigurava un edicolante rattristato alla notizia della morte di Roosevelt. Così, dopo il diploma si unì stabilmente alla redazione del giornale, diventando il più giovane fotoreporter del team. Non tanto interessato alla ricerca formale quanto alla fotografia di strada, Kubrick osservava situazioni quotidiane e persone reali per le strade della sua città natale, imparando presto a dominare tempi, luce e composizione.
In un susseguirsi di commissioni, la giovane promessa lavorava a progetti sempre più interessati. Look lo mandava nei luoghi più disparati, dai night clubs agli stadi, dagli studi radiofonici a quelli televisivi, fotografando dalle celebrità ai lustrascarpe. Tuttavia, nel 1950 deciso di lasciare la rivista per dedicarsi a quella che sarebbe diventata la sua più grande passione e il suo più grande traguardo: il cinema, in cui l’esperienza di fotografo gli fu senz’altro utile. Dopo tre anni, infatti, realizzò il suo esordio, Paura e desiderio (1953). A questo film seguirono dodici pellicole iconiche, da Orizzonti di gloria (1957) a Eyes Wide Shut (1999).
In mostra al Musée des beaux-arts di Le Locle, in Svizzera, la mostra Stanley Kubrick, Photographe, che ha preso il via ad ottobre e terminerà il 14 marzo 2021, svela questo lato nascosto del genio americano. Proposta dal Museum of the City of New York con il supporto di SK Film Archives, l’esposizione è curata da Sean Corcoran e Donald Albrecht.