La mostra Martin Margiela è in programma dal 15 aprile al 25 luglio da Lafayette Anticipations, la fondazione d’arte sostenuta dal Groupe Galeries Lafayette. L’esposizione presenterà sculture, fotografie e installazioni dell’ex stilista belga mai viste prima.
Il designer belga Martin Margiela, ritiratosi dalla scena della moda nel 2009, è pronto per fare il suo debutto come artista. L’enigmatico personaggio è un uomo discreto che non rilascia interviste, non viene mai fotografato o non appare in passerella dopo le sue sfilate. Negli ultimi anni, il velo di mistero che lo circonda si è lentamente dissolto: ha rilasciato una rara dichiarazione personale, è stato membro della giuria per il premio ANDAM e la sua voce è stata la protagonista narrante del suo documentario rivelatore Martin Margiela: In His Own Words.
L’invisibile Martin Margiela inizia la sua carriera di designer negli anni ’80 quando diventa assistente da Jean-Paul Gaultier. Un mondo a cui si unisce dopo aver conseguito un corso di Foundation Art ed essersi laureato nel 1980 alla Royal Academy of Fine Arts di Anversa insieme ai famosi “Sei di Anversa” (Dries van Noten, Ann Demeulemeester, Dirk Van Saene, Walter Van Beirendonck, Dirk Bikkembergs e Marina Yee). Ma Margiela desidera di più e nel 1988 crea la sua casa di moda.
Maison Martin Margiela è anticonvenzionale, grezza, fatta di abiti decostruiti, materiali economici, orli in bella vista e capi imperfetti. Negli anni ’90, in contrapposizione all’apparenza e l’ostentazione degli anni ’80, Margiela promuove il culto dell’impersonalità, eliminando ogni sua traccia e creando però inevitabili gossip sulla sua identità. Alcuni sostenevano che era identico a Gesù, altri che era una donna, altri ancora dubitavano della sua esistenza. Come gesto contro il fashion system, il designer oltre ad eliminare la sua figura, toglie la vita agli abiti che diventano pura astrazione. Anche la leggendaria targhetta, fissata solo da quattro punti di cucitura agli angoli in modo da essere rimossa facilmente, diventa bianca per lasciar parlare le sue creazioni.
Nel 2009 lascia la sua maison e si ritira, spiegando la sua scelta solo successivamente:
Ho sentito che non ero più in grado di gestire la crescente pressione globale e l’incremento della domanda da parte del mercato. Ho anche sofferto l’overdose di informazioni trasmesse dai social media, che distruggono il brivido dell’attesa e cancellano l’effetto sorpresa, che è fondamentale per me.
Una volta lontano dalla moda decide di dedicarsi all’arte. Come dichiara alla fine del suo documentario ha iniziato a dipingere, creare sculture e ama fare tutto questo da solo e per sé stesso senza dover stare al passo con le stagioni dettate dalla moda. Continua a scoprire e a spingersi oltre qualsiasi forma le sue creazioni abbiano, creazioni che dovremmo vedere proprio cn l’apertura di questa esposizione.
La mostra Martin Margiela, in programma dal 15 aprile al 25 luglio da Lafayette Anticipations, presenterà sculture, fotografie e installazioni inedite, la maggior parte delle quali sono state create nei laboratori dello spazio di 2.200 metri quadrati – suddivisi in sette piani – progettato dallo studio OMA dell’architetto olandese Rem Koolhaas. Margiela ha curato personalmente la mostra.
“Questa mostra celebra l’idea che Martin Margiela sia sempre stato un artista, il cui lavoro si è svolto da allora, dentro e fuori il mondo dell’arte”, ha dichiarato Groupe Galeries Lafayette.
“Martin Margiela ci ha sempre fatto guardare le cose con occhi nuovi. Andando controcorrente, coltiva un’ossessione per le persone discrete, gli oggetti abbandonati e i luoghi e gli eventi dimenticati, conferendo loro una nuova dignità”, spiegano poi, aggiungendo inoltre che i temi trattati nella mostra sono temi tipici della firma Margiela “il passare del tempo, la scomparsa, il caso, il mistero, l’aura”.
Mentre le opere d’arte rimarranno nascoste fino all’apertura della mostra, la fondazione prevede di rilasciare alcune immagini a gennaio per stuzzicare l’interesse. Lo spettacolo creerà sicuramente un brusio positivo per lo spazio espositivo, che cerca di rinnovarsi dopo un duro colpo a causa del coronavirus e dalla quasi assenza totale di turisti stranieri.