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Chloé, lo spirito multiforme della giovinezza e della femminilità

CHLOÉ libro Lou Stoppard Mandatory Credit: Photo by Paul van Riel/Hollandse Hoogte/Shutterstock (12598447aj) France, Paris, 21-10-1988. Fashion show of Chloe, spring/summer 1989 women's ready-to-wear collection. Location: Cour Carre du Louvre. Photo(c) Paul van Riel - ANP/ Hollandse-Hoogte Fashion
CHLOÉ libro Lou Stoppard
Mandatory Credit: Photo by Paul van Riel/Hollandse Hoogte/Shutterstock (12598447aj)
France, Paris, 21-10-1988. Fashion show of Chloe, spring/summer 1989 women’s ready-to-wear collection. Location: Cour Carre du Louvre. Photo(c) Paul van Riel – ANP/ Hollandse-Hoogte Fashion

 

Chloé, tutte le sfilate. Il libreria un volume per celebrare il 70° anniversario della fondazione della casa di moda di Gaby Aghion

La storia della moda è fatta di stilisti e designer, ma anche di imprenditori e menti che hanno saputo captare prima e meglio di altri lo spirito del proprio tempo. Gaby Aghion, madre e cuore di Chloé è tra queste: con lungimiranza e determinazione ha dato vita a un marchio che ha saputo sopravviverle, rimanendo però sempre fedele allo spirito della sua creatrice. L’ottavo volume della collana Sfilate  (Louis Vuitton, Dior, Yves Saint Laurent, Prada, Chanel, Vivienne Westwood e Versace, i precedenti) offre la prima raccolta completa delle collezioni Chloé, dagli anni Cinquanta a oggi (1958 – 2022), con tutte le fotografie originali dalle passerelle. Con una prefazione di Suzy Menkes e i testi descrittivi di Lou Stoppard, questo librone (edizioni Ippocampo), con le sue 630 pagine, celebra una delle case di moda più innovative del panorama contemporaneo, nel 70° anniversario della sua fondazione.

La storia della moda è fatta di piccole e grandi rivoluzioni, quando nel 1952 Gaby Aghion, allora moglie annoiata di un gallerista innamorata della moda, fonda Chloé ancora non sa che sta inventando il prêt-à-porter di lusso, rivolto alle donne parigine, moderne, emancipate, ma sempre eleganti, ha però le idee ben chiare, le donne hanno bisogno di una nuova voce. «In Francia le donne vivevano nel terrore. Non avevano nessuna libertà; forse vi stupirà, ma a quei tempi erano al servizio dei mariti. Ho sempre pensato che non ci mancasse niente per riuscire con le nostre sole forse, e personalmente non ho mai smesso di lottare per questo percorso di libertà», dichiara nel 2014.

La nascita di Chloé ha testimoniato i profondi cambiamenti in corso nel secondo dopoguerra, con un nuovo approccio al mondo della moda ha aperto la strada al casual, alla voglia di libertà e divertimento, vestendo alla perfezione un nuovo spirito, frenetico e moderno, con la donna al centro della scena. «Nel 1952 potevi scegliere soltanto tra la haute couture o il prêt-à-porter minimale, ilprêt-à-porter di lusso, con abiti di buona fattura realizzati con stoffe e rifiniture di pregio, non esisteva – ricorda Gaby Aghion – Molte cose non esistevano in Francia. Tutto doveva essere ancora inventato e questo mi entusiasmava». Un entusiasmo che si traduce anche nell’amore per il rischio, il nuovo. Dopo il fortunatissimo regno di Karl Lagerfeld, Stella McCartney diventa direttrice creativa del marchio nel 1997, a soli 25 anni, Phoebe Philo, nel 2001, a 27 anni, soli due anni dopo il diploma alla Central Saint Martins.

Gaby Aghion fonda la sua maison nel 1952, presenta la prima collezione nell’autunno 1957, e fin da subito si dimostra una profonda innovatrice, sostenitrice dello spirito giovanile, guarda al futuro con rinnovato ottimismo: propone abiti facili da portare ma elaborati, ben confezionati con materie morbide e di lusso, per combattere la sciatteria vista per le strade di Parigi. Ha voglia di aria fresca. Più imprenditrice che stilista, Gaby capisce prima di altri l’importanza del lavoro di squadra e il concetto di “brand reputation”, e per promuovere il nome della maison vieta alle boutique di rimuovere le etichette firmate Chloé dai vestiti, come in uso a quei tempi. Dal 1958 assume Gérard Pipart, che allora ha 25 anni, riconosciuto fin da subito come uno dei principali responsabili del grande successo del marchio.

Gli affari vanno bene, Chloé intercetta un nuovo pubblico, veste una donna nuova, che ha voglia di nuovo. Ma la Aghion dimostra, ulteriormente, il suo fiuto quando nel 1964 punta su Karl Lagerfeld, assunto quando alle spalle ha solo pochi (ma fondamentali) anni di esperienza come stilista, dopo il suo apprendistato da Balmain e Patou. Per 20 anni (fino al 1984), il couturier crea per Chloé collezioni ironiche, malinconiche, romantiche, retrò e modernissime allo stesso tempo, guarda all’Art déco (di cui è un goloso collezionista), esplora materiali e texture: bluse, abiti leggeri, forme morbide e femminili, tute di pizzo e vaporosi abiti in seta, mantelle leggerissime, colori neutri e stampe dal sapore vintage definiscono immagine libera e sempre attuale del marchio. Con il loro sodalizio, Gaby e Karl danno forma alla moda degli anni ’70. Assieme i due cavalcano i cambiamenti e gli stravolgimenti che il mondo del fashion si trova ad attraversare in quegli anni, verso un mercato sempre più globale, esteso, costellato da nuovi protagonisti, con stilisti e modelle destinati a diventare vere e proprie star. Ma Clhoé non si lascia travolgere, non cede alla spettacolarizzazione, anche quando gioca con la teatralità (gli abiti con i soffioni della doccia).

Alla guida creativa della maison gli succedono stiliste come le londinesi Stella McCartney e Phoebe Philo, fino all’uruguaiana Gabriela Hearst, impegnata a promuovere una moda all’insegna della sostenibilità e del minimo impatto ambientale.

Con Stella McCartney (1997 – 2001) e Phoebe Philo (2001- 2006), dopo il secondo periodo Lagerfeld, che torna alla maison dal 1992 al ’97, Clhoé torna a riconfermare la sua natura di brand per le donne. I vestiti di fanno più succinti, sfacciati, quasi rock, ma sempre nel solco di una giocosità tutta femminile, fatta per piacersi, non per piacere agli uomini. Collezione dopo collezione, stilista dopo stilista, Clhoé si è configurato come un «personaggio vivente», l’incarnazione di uno spirito, quello multiforme della giovinezza e della femminilità, è cambiato nel corso degli anni riuscendo sempre a rimanere fedele alla propria vocazione. Ripercorrere tutte le stagioni di questo marchio che hanno fatto del ready to wear un nuovo modo di vivere la moda è come leggere una grande epopea, un’avvincente storia di liberazione femminile, vibrante di energia e voglia di freschezza. Alla morte di Gaby Aghion, nel settembre 2014, suo figlio Philippe commenta: «vedeva le donne come sono oggi, ma lo faceva già negli anni ’50».

CHLOÉ libro Lou Stoppard

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