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Slavery, all’origine dello schiavismo: il Rijksmuseum riflette sul passato dell’Olanda

2014-05-12
Jacob Coeman, Pieter Cnoll, Cornelia van Nijenrode, their Daughters and Two Enslaved Servants, 1665, Rijksmuseum
Jacob Coeman, Pieter Cnoll, Cornelia van Nijenrode, their Daughters and Two Enslaved Servants, 1665, Rijksmuseum

Attraverso oggetti, opere d’arte e documenti, la mostra Slavery racconta un periodo tanto buio quanto importante per la storia olandese: lo schiavismo. Il Rijksmuseum di Amsterdam, dal 12 febbraio al 30 maggio 2021, fa i conti con una pagina drammatica del suo passato.

Fare i conti con il proprio passato, soprattutto quando lo percepiamo distante e doloroso, non è mai semplice. Ma accettarlo e comprenderlo sono passi necessari per il suo superamento, per lasciarsi alle spalle le colpe che lo hanno segnato. Con questo spirito il Rijksmuseum di Amsterdam ospita Slavery, una grande mostra dedicata al tema dello schiavitù e dello schiavismo nei Paesi Bassi. Dal 12 febbraio al 30 maggio 2021 il museo si mette in gioco nella delicata operazione di riaprire una pagina buia della storia olandese. Nessuna istituzione, fino ad ora, ha mai provato a concentrarsi sul tema, ma d’atra parte lo schiavismo ha giocato un ruolo centrale nella storia del paese. Anche l’arte, dunque, prova a indagare le ragioni che l’hanno generato e le conseguenze che ha implicato.

La narrazione procede dal singolare all’universale. Slavery racconta lo schiavismo olandese affidandosi a dieci storie vere, dieci storie di schiavi e schiavisti che rievocano le dinamiche più particolari di quegli atti disumani di cui sono stati vittime e carnefici. Come viveva uno schiavo? Qual era il suo margine di libertà? Come si rapportava allo schiavista? E quest’ultimo non aveva alcun rimorso? Tra le figure che rispondono a queste domande troviamo, per esempio, uno schiavo africano che lavorò in Olanda come servitore e un industriale dello zucchero originario di Amsterdam. Un punto di vista personale, dunque, che gradualmente si allarga fino a raccontare, in modo duro ma veritiero, un capitolo scuro per l’intera umanità.

Anonymous, Enslaved Men Digging Trenches, c. 1850, Rijksmuseum, purchased with the support of the Johan Huizinga Fonds/Rijksmuseum Fonds
Anonymous, Enslaved Men Digging Trenches, c. 1850, Rijksmuseum, purchased with the support of the Johan Huizinga Fonds/Rijksmuseum Fonds

La mostra toccherà infatti gli eventi che vanno dal XVII al XIX secolo, dall’arrivo degli olandesi in Suriname, Brasile e Caraibi al traffico di schiavi intrattenuto con le colonie; dal ruolo della Compagnia Olandese delle Indie Occidentali e Orientali allo sbarco in Sudafrica e Asia. Una prospettiva geograficamente ampia, ma che non si distoglie dal focus sull’Olanda. Comprendere gli effetti che lo schiavismo ha avuto sui Paesi Bassi è di primaria importanza.

Il Rijksmuseum è il museo nazionale di arte e storia. E la schiavitù è parte integrante della nostra storia. Affrontandola, possiamo modellare un’immagine più completa del nostro paese e possiamo comprendere meglio la società odierna.

 

Taco Dibbits, direttore del Rijksmuseum

La mostra espone oggetti, opere d’arte e documenti d’archivio in prestito da musei olandesi e internazionali, come il Nationaal Museum voor Wereldculturen, il British Museum, la Galleria Nazionale della Danimarca, gli Iziko Museums of South Africa di Città del Capo, la St. Eustatius Historical Foundation, National Archeological Antropological Memory Management (NAAM) di Curaçao, gli archivi nazionali di Sudafrica, Indonesia e Pasi Bassi, oltre a collezioni private di Sint Eustatius, del Suriname, dei Paesi Bassi.

Anonymous, Foot stocks designed for the constraint of multiple enslaved people, with 6 separate shackles, c. 1600–1800, Rijksmuseum, gift from Mr J.W. de Keijzer
Anonymous, Foot stocks designed for the constraint of multiple enslaved people, with 6 separate shackles, c. 1600–1800, Rijksmuseum, gift from Mr J.W. de Keijzer

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