Sfregi, imbrattamenti e furti. Le opere d’arte conservate nel Campidoglio statunitense in quattro ore sono state esposte a un rischio maggiore che in tutti i decenni precedenti di storia. In seguito all’assalto dei rivoltosi sostenitori di Donald Trump, gli esperti stanno considerando di non restaurare alcune opere come monito di quel che è accaduto.
Sembra che la maggior parte delle opere – dipinti e sculture storiche – esposte al Campidoglio degli Stati Uniti non abbia subito danni permanenti in seguito alle azioni dei sostenitori pro-Trump, che hanno preso d’assalto l’edificio il 5 gennaio. Tuttavia, diverse di queste sono state vandalizzate o distrutte, mentre altre potrebbero essere state saccheggiate. In quattro ore si è rischiato di vanificare decenni e decenni di impegno conservativo. Anche perché, come ricorda Barbara Wolanin – curatrice al Campidoglio per 30 anni (1985-2015) – «tutte le opere d’arte del Campidoglio sono esposte, non ce ne sono molte che sfuggono alla vista».
Tra le opere danneggiate o deturpate c’è un busto in marmo di Zachary Taylor (XIX secolo), il dodicesimo presidente degli Stati Uniti, morto in carica nel 1850; la scultura è stata imbrattata con una sostanza rossa, che risultava simile al sangue; proprio vicino al busto, una cornice svuotata suggerisce che il dipinto una volta contenuto al suo interno sia stato rimosso; inoltre, un video diffuso via social dai partecipanti all’assalto mostra un uomo che afferra una fotografia incorniciata del Dalai Lama e la mette in uno zaino; un altro invece è ripreso nell’atto di strappare quella che sembra essere una pergamena con caratteri cinesi; e ancora un ragazzo è sorpreso a fumare marijuana davanti a una grande mappa dell’Oregon.
C’è poi da considerare l’edificio, esso stesso un’opera d’arte: un esempio dell’architettura neoclassica progettata dal dottor William Thornton alla fine del 1700 e completata dall’architetto di Boston Charles Bulfinch nel 1826. Al culmine della rivolta, le persone hanno scalato le sue pareti esterni usando delle corde, altri hanno sfruttato pali come arieti per irrompere all’interno. Qui, un sostenitore di Trump ha posato sul palco del Senato mentre un altro pendeva dal balcone nella Camera. A questo si devono poi aggiungere i vetri e le finestre infrante, i mobili sfregiati o rovinati.
Ora gli storici dell’arte stanno valutando i danni e le loro implicazioni, compresa la possibilità che alcuni di essi possano non essere restaurati. Una sorta di avvertimento, un segno storico della giornata vissuta. Un monito, dice Anthony Veerkamp, ex direttore del National Trust for Historic Preservation, «per ricordare che i nostri monumenti, le nostre istituzioni ei nostri valori sono tutti vulnerabili e devono essere costantemente curati». Poi sottolinea però l’importanza di «non creare inavvertitamente un santuario che sembri commemorare gli insurrezionalisti».
A sfuggire del tutto ai danni è stato The Apotheosis of Washington, un affresco del 1865 di Constantino Brumidi che raffigura alcune figure allegoriche tra cui Libertà, Scienza, Vittoria e Guerra che fiancheggiano il primo presidente della nazione. L’opera è inaccessibile grazie alla sua collocazione sul soffitto della Rotonda. Allo stesso modo riposano apparentemente indisturbate le quattro tele – larghe più di 5 metri – commissionate a John Trumbull dal Congresso degli Stati Uniti nel 1817, posizionate nei pressi della Rotonda e che illustrano varie scene rivoluzionarie; così come il ritratto circolare di George Washington di Rembrandt Peale del 1823: conservato nella Camera del Vecchio Senato, si presume sia una delle opere più preziose della collezione del Campidoglio.
Particolarmente esposte al rischio sono state le 35 sculture raffiguranti importanti personaggi della storia statunitense: Jefferson Davis, Thomas Edison e Chief Standing Bear, che occupano la National Statuary Hall a sud della Rotonda. Mentre questi sembrano essere sfuggiti a danni permanenti, alcune foto ritraggono una scultura in bronzo del presidente repubblicano della metà degli anni ’70 Gerald Ford con indosso un berretto rosso MAGA e una bandiera – che recita Trump 2020 – infilata sotto il braccio.
L’ultimo evento di questo tipo – un assalto a tutti gli effetti al Campidoglio – risale alla guerra anglo-americana del 1812, più di 200 anni fa, quando le truppe britanniche invasero e bruciarono l’edificio.