Tomaso Montanari e Franco Marcoaldi. Uno storico dell’arte e un poeta. Il dialogo tra i due studiosi e la proficua unione delle loro competenze – rispettivamente nel campo della storia dell’arte e della poesia – hanno dato vita a un racconto dal sapore storicamente romantico e sentimentale, costruito da immagini e parole, che conduce il lettore in un viaggio metaforico attraverso gli splendori artistici e paesaggistici della nostra penisola italiana.
Il titolo del volume, edito dalla casa editrice Treccani, è fortemente evocativo: Cento luoghi di-versi. Un viaggio in Italia. Un cammino, dunque, verso luoghi “diversi” ma anche “di versi”: infatti, nelle oltre 230 pagine del volume – vero e proprio gioiello editoriale – il verso poetico si fa felice compagno, per analogia e giustapposizione, della figura, accendendo nel lettore echi “diversi” a seconda della sua formazione ed esperienza.
A cento immagini – cartoline d’epoca, copertine di riviste, manifesti, francobolli, fotografie – sono affiancati cento testi poetici: la città di Trieste, meravigliosamente ritratta dal pennello di Egon Schiele, si accompagna alla penna di Umberto Saba, immagini di Genova a versi di Giorgio Caproni e Fabrizio De André, mentre le voci di Zanzotto e Tiepolo «raccontano» Venezia.
E mai come in questo doloroso ma doveroso periodo di reclusione e distanziamento sociale, abbiamo preso consapevolezza del nostro bisognoso desiderio di viaggiare per l’Italia e di conoscere la sua arte e il suo paesaggio: il mai sopraffatto anelito di metterci in cammino per i luoghi della penisola e di riappropriarci della sua “bellezza immeritata” (Volponi), in cui perderci per ritrovare le nostre radici.
Non si riconosce infatti un ordine né geografico, né tipologico, né storico, ma a guidare il lettore è il fantastico e speculativo gioco intessuto dai due autori, il cui intento, citando l’articolo 9 della Costituzione Italiana, è innanzitutto civile ed etico. Se “la Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico”, è assolutamente condivisibile la poetica riflessione di Marcoaldi secondo cui: “albero o quadro, bassorilievo/ o colle, torrente o capitello/ medesima la cura e la premura/ che dovremmo avere / per custodire tutto il bello / che abbiamo ereditato”. Perché “chi non sa apprezzare un albero,/ non può apprezzare un quadro”.