Si è appena concluso il programma digitale di ArtVerona, pensato dal neo Direttore Artistico Stefano Raimondi come un ampio palinsesto online e non come un semplice appuntamento fieristico virtuale. La nuova edizione era già stata riformulata con un’ottica di forte innovazione e attenzione a tutto il sistema dell’arte italiano, con una programmazione digitale che era già prevista in aggiunta alla fiera fisica, poi posticipata al 2021.
Sono nati così tre eventi principali che hanno cadenzato la fiera da settembre 2020 a gennaio 2021 come Digital Black, Digital Yellow e Digital White, insieme a diversi format apparsi sia sul sito sia su Instagram. Quali sono stati i risultati e la risposta del pubblico? Com’è andata la collaborazione con le gallerie? Quali saranno le intenzioni per la prossima edizione? Ne abbiamo parlato in questo dialogo.
La tua nomina a Direttore Artistico di ArtVerona è coincisa con un anno che ha avuto un estremo impatto nel mondo dell’arte e non solo. Come hai gestito un nuovo incarico così importante in un periodo così complesso?
E’ stato un anno molto lungo e impegnativo per tutti, che ha inciso in modo importante sui settori dell’arte e della cultura. Personalmente ho sempre pensato al mio lavoro di Direttore Artistico e di curatore come auna modalità per essere utile a gallerie, artisti, collezionisti, istituzioni etutti i numerosi operatori. Ho sempre creduto fosse più importante la squadra che il singolo e tutto il team di ArtVerona ha lavorato in modo ottimale e incessante per assolvere al doppio obiettivo che ci siamo dati: quello di sostenere in un anno così delicato le gallerie e di posizionarci come fiera di riferimento per il sistema dell’arte italiano.
Inizialmente a marzo avevate pensato di posticipare la fiera da ottobre a dicembre 2020, per poi trovarvi quasi a ridosso dell’opening a dover optare per una programmazione solodigitale. Quando ne abbiamo parlato insieme mi hai portato una tua riflessione inerente a una netta distinzione tra fiera e programma digitale. Quali sono per te le differenze?
Abbiamo iniziato il processo di trasformazione diArtVerona in una fiera permanente, questo significa creare contenuti di qualità durante tutto l’anno, capaci di dialogare, stimolare e ampliare il pubblico per poi raggiungere l’apice nei giorni in cui la fiera prende corpo, con tutto il suo ineguagliabile bagaglio fatto di relazioni fisiche, scambi, visione diretta delle opere, contrattazioni, emozioni e tutto quanto rende irrinunciabile e unico la partecipazione a un evento di questa portata. Il programma digitale permette di essere un ottimo strumento di promozione, comunicazione, fidelizzazione e in alcuni casi anche di vendita, ma in quest’ultimo aspetto, come già sapevamo, non può ancora sostituirsi alla dimensione fisica e all’esperienza che viene garantita dalla fiera. Abbiamo visto come attraverso un programma digitale diversificato e innovativo, durato ininterrottamente da settembre a gennaio, siamo riusciti a crescere moltissimo come interesse dei collezionisti, come immagine e come consapevolezza di essere un nuovo modello di fiera.Il 2021, con la fiera che si terrà dal 15 al 17 ottobre e con il programma digitale che a partire da maggio vedrà coinvolte importanti gallerie, artisti, curatori e istituzioniin una serie di appuntamenti esclusivi, sarà un primo riscontro completo di quanto è stato fatto.
Entrando nel vivo della programmazione digitale maggiormente legata alla vendita, hai optato per tre appuntamenti diversi: Digital Black, Digital Yellow e Digital White. Si tratta di tre format che hanno avuto temporalità diverse e protagonisti differenti. Vuoi parlarcene? Che importanza ha nel processo di vendita una durata di un solo giorno rispetto a una di dieci giorni o tre settimane? Oppure la scelta di mostrare un solo artista rispetto a quella di fare uno stand virtuale collettivo?
Tutte le numerose fiere digitali che ci hanno anticipato, da quelle più note alle più piccole, hanno avuto livelli di vendita deludenti rispetto alle corrispettive manifestazioni fisiche, per questo sarebbe stato scorretto promettere agli espositori di ArtVerona un eldorado che nelle altre manifestazioni non si è mai concretizzato. Per prima cosa, e voglio sottolinearla perché è uno sforzo che non deve essere scontato, la partecipazione al programma digitale è stato completamente gratuito per le gallerie. Niente spese, nessuna trattenuta di caparra o acconto per il 2021. Un gesto importante di aiuto in un momento di difficoltà.
Abbiamo da subito detto che il programma digitale sarebbe stato uno strumento di promozione e valorizzazione delle gallerie e della fiera e in questo ha funzionato in modo fantastico, e in alcuni casi questo processo è stato convertito in vendita. Allo stesso tempo molte galleriehanno visto i loro artisti essere selezionati per iniziative in musei e istituzioni grazie al progetto Level 0, che è stato trasversalmente elogiato.Tornando alle tre iniziative: Digital Black, legandosi temporalmente e concettualmente al giorno del Black Friday, ha portato grande curiosità mediatica e attenzione anche di un pubblico non tradizionale, è sicuramente un evento che ripeteremo. Avere opere proposte a un costo non più ripetibile per pochissimo tempo ha in alcuni casi generato o accelerato il processo di vendita. Digital Yellow con tutte le 122 gallerie iscritte che presentavano i loro artisti, i premi, i talk e gli approfondimenti ha generato il flusso maggiore di traffico durante i 10 giorni in cui è stato attivo. Digital White, rivolto alle gallerie ANGAMC che presentavano mostre personali, è durato quasi un mese dando modo di approfondire singole ricerche artistiche. Dobbiamo ancora avere tutti i dati ma la mia sensazione in questo caso è che il tempo sia stato troppo esteso per generare un continuo interesse sulla piattaforma e questo format andrà rivisto.
Parliamo ora dei target di riferimento. In ArtVerona vi è sempre stata la volontà di approcciarsi a un collezionismo maggiormente locale anche se Senior, ma con questa edizione mi hai detto che avresti voluto portare l’avvicinamento alla fiera da parte di un giovane collezionismo. Quali sono stati i risultati? Vi è stata un’estensione del pubblico oltre che di età anche geografica?
Credo che ArtVerona, attraverso il suo programma e la capacità di coinvolgere personalità, gallerie e istituzioni di primo piano abbia raggiunto un pubblico e una dimensione nazionale, certamente tenendo sempre una spiccata attenzione al territorio di riferimento. La crescita molto elevata della pagina Instagram ( +28% in un solo anno), le interazioni, gli accessi al sito e alle altre piattaforme digitali convergono nell’analisi che ha visto un nuovo pubblico più giovane, principalmente italiano, unirsi al pubblico tradizionale della fiera. Allo stesso tempo si è allargata anche la partecipazione di collezionisti senior molto qualificati.
Come hai visto la situazione delle fiere italiane quest’anno e cosa prevedi per l’anno prossimo?
E’ davvero difficile e non sarebbe corretto parlare delle altre fiere, perché ci sono troppi fattori, quello economico, gestionale ma anche di identità e posizionamento, che incidono in modo rilevante sulle singole programmazioni. All’interno di una dimensione critica ho apprezzato molto il programma condotto da Artissima, mi è sembrato innovativo, tenace, di qualità. Sostenuto da tutta la città e pronto ad adeguarsi agli innumerevoli e imprevedibili cambiamenti che di settimana in settimana cambiavano lo scenario.
Come avevi lavorato con le gallerie italiane e quale sarebbe stata la differenza rispetto alle fiere precedenti, se l’appuntamento fisico fosse avvenuto? Quali sono stati i riscontri avuti dalle gallerie rispetto alla tua programmazione, anche nel caso del digitale?
Ero davvero molto soddisfatto di quello che sarebbe stato l’appuntamento fisico del 2020, ma siccome molte novità non sono state viste e altre nuove si stanno aggiungendo credo ci siano tutti i presupposti affinché il 2021 sia un ottimo anno per le gallerie che selezioneremo. Credo che tutte le gallerie, non solo quelle partecipanti, ma anche gli artisti, i curatori, i giornalisti, abbiano riconosciuto ad ArtVerona, anche grazie alla programmazione digitale, una nuova dimensione e tutti siano diventati più consapevoli di quella che è l’identità, la potenzialità della fiera e il suo desiderio di essere un soggetto non autoreferenziale ma in dialogo e in supporto del nostro sistema dell’arte.
La programmazione digitale ha incluso anche una serie di talk su Instagram, premi di acquisizione, interviste ad artisti e collezionisti e collaborazioni con istituzioni. Level 0, ad esempio, è un progetto molto importante, anche in un’ottica di aiuto a tutta la filiera del mondo dell’arte. Ti senti in un certo senso un uomo in missione? Vuoi parlarcene?
Level 0, il progetto che quest’anno ha coinvolto il numero record di 19 musei e fondazioni private per la selezione e promozione di un artista, esprime benissimo quello che per me è una fiera, ma anche un museo, una galleria, un artista o una rivista: un elemento indispensabile e collegato in un percorso circolare di crescita. Indipendentemente dal mio ruolo, sia come Direttore Artistico di una fiera che curatore di un museo o direttore di una realtà no-profit, ho sempre creduto nelle collaborazioni, nei rapporti sinceri e diretti, cercando di dare un contributo a promuovere l’arte moderna e contemporanea, che è il mondo che tutti noi amiamo e ci appassiona.