L’assalto al Campidoglio di Washington del 6 gennaio 2021 è parte della cronaca dell’umanità. Si sta facendo la storia e se ne raccolgono le testimonianze fisiche che in futuro la racconteranno. Tra queste è impossibile non fare riferimento al palloncino gigante di Baby Trump, ora conservato al Museum of London.
Il Museo Nazionale Smithsonian, attraverso uno statement della direttrice Anthea M. Harting, ha lanciato un appello per “aiutare le future generazioni a ricordare e contestualizzare gli eventi del 6 gennaio e le sue conseguenze”. Il museo sta cercando oggetti e storie che raccontino la pagina più buia della democrazia americana.
Con questo intento, lo Smithsonian si è posto l’obiettivo di raccogliere bandiere, cartelli di protesta e altri ephemera della rivolta pro-Trump, mentre i conservatori fanno la conta dei danni delle collezioni di Capitol Hill. Fortunatamente, gli insorti non hanno rubato grandi opere d’arte, rimaste per la maggior parte illese. Mentre queste sono (quasi) scampate alle accanite violenze – forse perché credute portatrici di messaggi troppo poco potenti, in questo avanzato mondo di tecnologie in rapido sviluppo – molti degli oggetti abbandonati dai perpetratori diventeranno dunque pezzi da museo.
La direttrice Harting invita chiunque possegga documentazioni di questo tipo a inviarle al museo, insieme a fotografie e una breve descrizione degli oggetti alla mail 2020ElectionCollection@si.edu in quanto “i vostri contributi ci aiutano a perseguire l’obiettivo di educare ogni nuova generazione sulle radici storiche del nostro presente, per poter costruire un futuro migliore”.
I curatori dell’Istituto Smithsonian – Divisione di Storia Politica e Militare – stanno documentando l’elezione americana del 2020, svoltasi nel mezzo di una pandemia mondiale, e hanno deciso di includere i materiali utilizzati durante l’assalto dai pro-Trump. Allo stesso modo, sono stati acquisiti i messaggi del movimento Black Lives Matter, che si è affermato in America la scorsa estate.
I “reperti” raccolti sono quelli trovati all’esterno del Campidoglio e sul prato del National Mall, poiché tutto ciò che è dentro l’edificio è di competenza federale e verrà considerato come prova a sostegno dell’indagine. Tuttavia, lo Smithsonian collaborerà in futuro con le agenzie governative per ottenere alcuni di questi materiali. Tra le possibili acquisizioni, vari adesivi pro-insurrezione, bandiere e un cartello che recita “Tagliate loro la testa”. Mentre la Camera e il Senato conserveranno la placca rotta appartenente all’ufficio di Nancy Pelosi.
La presidente dell’organizzazione no profit US Capitol Historical Society, Jane Campbell, ha dichiarato al Washington Post: “In quanto storica, voglio che tutto venga conservato […] Penso che le persone che hanno commesso l’attacco al Campidoglio siano insurrezionalisti, immorali e portino pessime notizie…ma se hanno lasciato delle cose, queste dovrebbero essere conservate e studiate in seguito. Dobbiamo analizzarle e chiederci ‘Cosa abbiamo imparato?’”.
Parallelamente, conservatori e storici dell’arte stanno valutando i danni causati dallo spray al peperoncino, dai gas lacrimogeni e dagli estintori che, utilizzati all’interno di Capitol Hill, si sono depositati non solo sulle pareti dell’edificio, ma anche sopra le opere in esso conservate. Alcune di queste, purtroppo sono state gravemente vandalizzate.
Questo tipo di agenti corrosivi saranno di complicata rimozione, dal momento che la grande maggioranza dei restauratori non ha esperienza con tali sostanze. Statue, affreschi, panche storiche e altri oggetti hanno sofferto – con differenti livelli di gravità – della deposizione di questi residui inquinanti, i quali richiederanno pulizia e un’attenta conservazione.
Va ricordato che l’edificio ospita tre collezioni d’arte: quella appartenente alla Camera dei Rappresentanti, quella del Senato e quella di Architect of the Capitol. I conservatori e gli scienziati dei materiali dello Smitshonian stanno procedendo con dei test sulle opere per determinare la portata dei danni e il più sicuro procedimento di rimozione delle patine.
“Poteva andare peggio” ha commentato Barbara Wolanin, curatrice al Campidoglio per 30 anni (1985-2015).
Nel frattempo, tutto il mondo è rimasto agghiacciato dalla brutale e inaspettata nonchalance con la quale i soggetti hanno fatto breccia nella sede di Camera e Senato, deturpando opere d’arte simbolo della storia degli Stati Uniti, la democrazia per eccellenza. A seguito, Trump, agli sgoccioli del suo mandato, è stato bannato da vari social media, colpevole di aver incitato gli atti di ribellione.
E proprio un palloncino gigante che raffigura un Baby Trump è entrato a far parte della collezione di Protest Art del Museum of London. Baby Trump è diventato un account gettonato sui social e il team dietro a questa figura hanno donato una copia del gonfiabile al museo, spiegando che “questo grande gonfiabile è solo una piccola parte di un movimento globale – un movimento promosso dagli emarginati, coloro che la politica di Trump mette più in pericolo – e il cui ruolo, in questo momento, non dovrebbe essere sottovalutato”.
Ci auguriamo, come per tutte le disgrazie, che il mondo impari dagli sbagli commessi e possa costruire un futuro migliore per le generazioni che verranno.