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Trump presidente degli USA. Cosa accadrà al mercato dell’arte?

Tentativo azzardato trattare eventi futuri, ancor più se ciò riguarda un campo di secondo o addirittura di terzo ordine come il mercato dell’arte. Fare previsioni lo è ancor di più, vista l’inusitata vittoria di Donald Trump.

Le politiche che vuole perseguire Trump sono sconosciute ai suoi collaboratori. Fortissima è l’incertezza percepita nel mondo politico e pubblico. Il neo eletto presidente americano si trova particolarmente a suo agio nel cambiare spesso opinione e posizione. Per essere ancor più precisi, nemmeno i suoi sostenitori più accaniti credono che le promesse di una costruzione di un muro sul confine messicano, la deportazione di massa di clandestini e il divieto di ingresso ai musulmani verranno mai mantenute.

Tuttavia dalle prime stime di ciò che potrebbe accadere sul mercato dell’arte, ci sono almeno due questioni importanti che meritano considerazione. La prima è che l’instabilità ed incertezza globale tenderanno ad accelerare il processo di migrazione del denaro verso scenari alternativi.

In parole povere, ci sono buone ragioni per credere che gli investitori continueranno a spostare capitali verso acquisti in arte e valori preziosi anziché verso strumenti finanziari come titoli di stato o, addirittura, azioni.

La seconda considerazione è di carattere macroeconomico riguardante il livello inflazionistico. Bassi tassi di interesse caratterizzeranno per molto tempo ancora lo scenario economico. Pertanto già alcuni consiglieri chiedono un’azione aggressiva sui tassi di interesse ed altre politiche affinché la questione inflazione risulti prioritaria su altre.

Nessuna di queste prospettive sono necessariamente negative per il mercato dell’arte, soprattutto in un regime politico dove l’aumento delle tasse sarà molto improbabile. Il mercato più ricco dell’economia globale continuerà ad accumulare denaro più di quanto ne possa consumare e investire in maniera produttiva. Questa massa monetaria cercherà un rifugio sicuro, soprattutto se l’inflazione eroderà il suo valore come contante o altri investimenti finanziari non in grado di tenere il passo del tasso di inflazione.

A questo occorrerà vedere se i possessori di opere d’arte saranno disponibili a vendere e gli acquirenti pronti a competere per acquistarli. D’altra parte se ci sono migliori remunerazioni in altri tipi di investimento anche l’arte ne soffrirebbe.

Detto ciò, è troppo presto per sapere cosa accadrà questa settimana (dal 14 al 17 novembre) durante le aste di New York e tanto meno negli anni avvenire. Tuttavia se c’è qualcuno coinvolto nel mercato dell’arte che potrebbe avere una visione probabile delle prossime mosse di Trump, questi è senza dubbio il mercante Robert Mnuchin. Suo figlio è stato il presidente della raccolta dei finanziamenti per la campagna elettorale di Trump ed è stato indicato come possibile segretario del Dipartimento del Tesoro americano.

(FONTE: Marion Maneker, ART Market Monitor)

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