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Assurdo aprire i musei solo nei giorni feriali. Il segnale forte di AMACI

Museion, a Bolzano Museion, a Bolzano
Museion, a Bolzano, fra i membri di AMACI
Museion, a Bolzano, fra i membri di AMACI

L’Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani invia le proprie rivendicazioni al Presidente del Consiglio Conte e al Ministro per i beni culturali Franceschini

I musei e i luoghi di cultura non sono tutti uguali tra loro. A undici mesi dall’inizio della pandemia, l’indice di contagio in territori vasti come le Regioni non può più essere l’unico elemento a determinare la chiusura o la riapertura di queste istituzioni”. Le riflessioni che in questi giorni toccano molti cittadini salgono di livello, e – finalmente? – arrivano al piano istituzionale. È infatti AMACI – l’Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani, che riunisce 24 tra i più importanti musei d’arte contemporanea del nostro Paese – a farsi parte attiva chiedendo “al Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte e al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo Dario Franceschini di riconsiderare le norme vigenti e in particolare il vincolo dell’apertura nei soli giorni feriali”.

Nata nel 2003 con lo scopo di sostenere l’arte contemporanea e le politiche istituzionali legate alla contemporaneità, AMACI – presieduta da Lorenzo Giusti, Direttore della GAMeC di Bergamo – cerca di consolidare il suo ruolo di punto di riferimento per la diffusione dello studio e della ricerca artistica contemporanea in Italia e all’estero. Anche in questa difficile contingenza pandemica. “Dopo oltre due mesi di chiusura completa dei musei e delle istituzioni culturali – durante i quali l’Associazione ha fatto appello al senso di responsabilità dei propri associati, chiamati a contribuire con la propria chiusura al contenimento delle potenziali occasioni di contagio – oggi AMACI intende sottolineare come questa riapertura parziale rischi di penalizzare ulteriormente il loro ruolo e la loro funzione sociale, mettendo a rischio la sostenibilità, non soltanto economica e finanziaria, per molti di essi”.

 

La hall del Mart, a Rovereto
La hall del Mart, a Rovereto, fra i membri di AMACI

Quali sono le richieste dell’associazione? “Che i musei e i loro rappresentanti vengano coinvolti nella valutazione sulle riaperture di questi luoghi. In relazione non soltanto all’indice del contagio, ma anche alla densità della popolazione e alla media annuale dei visitatori. In modo che possano essere fatte tutte le valutazioni necessarie affinché riescano a mantenere vivo il legame con il proprio pubblico e con il proprio territorio”. Rivendicando il ruolo dei musei d’arte contemporanea non solo come meri contenitori di opere d’arte o semplici sedi espositive, ma come “centri di studio e di produzione, dei punti di riferimento fondamentali per la comunità artistica e per l’intero suo sistema produttivo, duramente colpito dall’attuale situazione, oltre che degli importanti presidi per la lettura del presente”.

Evidentemente, la prima rivendicazione resta quella di rivedere le chiusure nei giorni festivi, tradizionalmente preferiti dai visitatori. “I musei d’arte contemporanea sentono un forte senso di responsabilità. E per questo chiedono che il loro legame con le comunità di riferimento venga riconosciuto. E non più delegato alle sole modalità digitali” sottolinea la nota dell’associazione. “I musei d’arte contemporanea sono stati fin qui responsabili, attenti e rispettosi delle direttive anche in relazione alla situazione delle singole aree geografiche. Ora chiedono di continuare a fare la propria parte. In relazione alle proprie specificità e alla propria funzione, di cui è fondamentale che si prenda coscienza. Mettendoli nella condizione di esercitare, nelle forme e nei modi possibili, il proprio compito nei confronti della società”.

www.amaci.org

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