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Madrid città insolita. Scatti amatoriali per raccontare la vita ai tempi della pandemia

Ana María Veses, No podemos tocarte
Ana María Veses, No podemos tocarte

A partire dal 5 di luglio 2020, il museo di Storia di Madrid ospita Madrid 2020: retrato de una ciudad insólita, una mostra dedicata a fotografie che immortalano la città durante la pandemia. L’obiettivo dell’esposizione è lasciare una testimonianza di come i madrileni hanno vissuto i mesi più duri dell’epidemia di COVID-19 nella quotidianità. 

La mostra espone i quaranta scatti vincenti del concorso organizzato dal museo che entreranno a far parte della collezione permanente del museo. Il concorso era aperto a tutti coloro che volessero partecipare, senza necessariamente essere fotografi professionisti. Tutti gli scatti esposti in mostra sono pubblicati sulla pagina del Museo di Storia di Madrid.

Il Museo di Storia di Madrid si trova all’interno dell’edificio dell’Ospizio Reale di San Fernando, costruito nel 1673 dall’architetto Pedro de Ribera. Inaugurato negli anni Trenta, il museo ospita una collezione di oggetti d’epoca che raccontano la storia della città a partire dal 1561 – quando Madrid divenne la capitale della Spagna – fino agli inizi del Novecento. La collezione permanente del museo comprende dipinti, disegni, fotografie, mappe e modellini architettonici.

Sea de Antonio Feu, Sanitarios Necesarios

La mostra Madrid 2020: retrato de una ciudad insólita racconta la storia di una delle città più vive d’Europa, capitale per antonomasia delle feste e dell’allegria, completamente snaturata dal COVID. Da quando è stato proclamato lo stato di allarme il 14 marzo scorso, le strade della città sono deserte e i cittadini sono rinchiusi nelle loro case. Ora che il sindaco della città ha ridotto le limitazioni e le persone stanno ricominciando ad uscire, i madrileni si ritrovano in una Madrid diversa e mai vista, triste e silenziosa, come testimoniano gli scatti esposti. Le fotografie immortalano l’avvilimento dei madrileni prigionieri delle loro abitazioni, gli sforzi eroici del personale medico, le strade spettrali e deserte della città.  

Javier Xue Xuê, Confinados II

Tra gli scatti più significativi, vi è la foto di due bambini rinchiusi dentro casa che guardano con occhi sognanti gli uccellini fuori dalla finestra, separati da un vetro trasparente, che ricorda il plexiglas dei negozi e dei ristoranti. Le immagini ritraggono semplici scene di vita quotidiana ma trasmettono significati simbolici. Alcuni elementi ricorrenti sono il balcone e la finestra, gli unici spazi di contatto con l’esterno concessi. Le persone cercano in tutti i modi di godersi – per quanto è possibile – questo minimo contatto con la natura: un ragazzo prende il sole su un minuscolo terrazzo con le gambe a penzoloni sulla ringhiera, una coppia di vecchietti sorridenti si abbraccia sul balcone, una ragazza con espressione disperata si sporge dalla finestra per avvicinarsi alla luce del sole, una donna si gode il panorama dalla finestra, come se fosse la più meravigliosa tra le opere d’arte. 

Jorge Parrondo Velarde, Incomunicados

Una mostra i cui autori e protagonisti sono le persone comuni, vittime e, allo stesso tempo, carnefici di questo virus mortale. Gli scatti esibiti testimoniano la storia della pandemia e racconteranno l’epoca del distanziamento alle generazioni future. La mostra insegna come, nonostante questa situazione di carestia spirituale e di isolamento dalla vita, la creatività e la voglia di raccontare mantengano viva la nostra umanità e la nostra voglia di resistere, raccontare e ricominciare.

Elena Alfageme Villalaín, Mi celda en la colmena

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