Questo articolo è frutto dell’operato degli studenti del Laboratorio di scrittura, iscritti al Master Post Laurea “Management della Cultura e dei Beni Artistici” di Rcs Academy”, tenuto nel mese di gennaio 2021 da Luca Zuccala, vicedirettore della nostra testata. La collaborazione tra ArtsLife e Rcs Academy ha dato la possibilità agli studenti partecipanti al Master, dopo le lezioni di introduzione, pianificazione e revisione dei contenuti proposti, di pubblicare il proprio elaborato sulla nostra piattaforma.
La serie, prodotta da Piano P, piattaforma italiana dedicata ai podcast giornalistici, in collaborazione con Electa, racconta l’epopea di Pompei, un luogo unico al mondo. Dall’eruzione alla scoperta casuale e l’inizio degli scavi, fino alla rinascita attuale del Parco. Sei episodi, condotti da Carlo Annese con l’aiuto di ventisei esperti e studiosi, e del direttore del Parco Massimo Osanna, in uscita ogni venerdì su Spotify, Apple Podcast, Spreaker e su tutte le principali app per l’ascolto dei podcast.
Dopo le ultime notizie della “scoperta” del Termopolio della Regio V, Pompei è tornata a fine 2020 sotto i riflettori mediatici, anche grazie alla scelta di comunicazione del Mibact, che ha attirato l’attenzione sugli scavi gridando alla scoperta straordinaria che aveva però già avuto luogo nel marzo 2019. Il 25 gennaio 2021, invece, è stato riaperto l’Antiquarium, comei veri Antiquarium romani: un luogo dedicato all’esposizione permanente di reperti unici che illustrano la storia della città. Si potranno ammirare sia i materiali provenienti dall’ultimo scavo che quelli scoperti fra tardo Ottocento e Novecento che erano rimasti a Pompei e si trovavano ancora nei depositi, preclusi alla vista per generazioni. Ed è proprio in occasione di questa riapertura al pubblico, uno degli obiettivi del Grande Progetto Pompei raccontato nel primo episodio, che nasce il podcast di Piano P ed Electa.
EPISODI
- Il museo vivente
2. Vivere a Pompei: dall’arte allo street food
3. Cinquantamila volte Hiroshima
4. I volti della ricerca
5. La città dell’amore
6. Dal Grand Tour a Lonely Planet
Episodio 1. Il museo vivente
Attorno al 2012 è chiaro a tutti che la gestione del sito archeologico di Pompei era completamente in crisi: i solai e le coperture in calcestruzzo crollavano, manca un’equipe di lavoro fissa in loco, il numero di visitatori era diminuito vertiginosamente. Si decide quindi di intervenire in primis sulla manodopera specializzata del Parco, cercando un approccio multidisciplinare legato a professionalità e competenza: era necessario che tutti i cantieri avessero squadre operative di direzione sul campo. Adesso, grazie al Grande Progetto Pompei, un brillante esempio di intervento pubblico, in ogni scavo sono presentinon solo l’ingegnere e l’architetto, ma anche il geologo, che può capire e documentare le diverse fasi dell’eruzione, l’archeobotanico, l’archeozoologo e l’antropologo fisico, che scava con le tecniche proprie dell’antropologia gli eventuali rinvenimenti di scheletri. Tutto accompagnato anche da nuove tecniche di documentazione dello scavo.
“È stato veramente un lavoro in trincea, possiamo dire. Per anni si è lavorato quasi in apnea, perché il lavoro è stato enorme. Abbiamo avuto anche cinquanta cantieri contemporaneamente a Pompei, senza chiudere neanche un giorno il sito” sottolinea Massimo Osanna in uno dei suoi interventi.
L’avvento dell’attuale Direttore Generale ad interim è stato provvidenziale. È soprattutto grazie a lui se nel 2012 il Governo italiano ha deciso di far partire un intervento di riqualificazione del sito, mediante l’elaborazione di un Programma straordinario e urgente di interventi conservativi, di prevenzione, manutenzione e restauro e quindi oggi possiamo vedere la rinascita di Pompei, bloccata in parte solo dalle chiusure del 2020.
Episodio 2. Vivere a Pompei: dall’arte allo street food
Seguendo idealmente due uomini nel loro ultimo giorno, prima dell’eruzione del Vesuvio, in questa seconda puntata Annese accompagna l’ascoltatore tra le strade traboccanti di vita, cercando di scoprire le botteghe, le taverne e le domus i cui affreschi erano simboli di status sociale. Con le parole di Plinio il Vecchio viene raccontato il vinoche veniva servito nei termopolia, le tavole calde che si trovano lungo le strade, vino che oggi si è ripreso a produrre: “assaggiarlo oggi è un viaggio nel tempo, dentro un bicchiere”, racconta Annese.
Grazie agli studi di botanica del Laboratorio di ricerche applicate del Parco Archeologico sono state riportate alla luce le radici di alcune vigne e da diversi anni si è tornati a produrre un vino chiamato Villa dei Misteri (azienda Mastroberardino), frutto dell’uvaggio storico.
Episodio 3. Cinquantamila volte Hiroshima
Annese approfondisce qui la vita vicino al Vesuvio, il fenomeno dell’antropizzazione – cioè la presenza e l’intervento dell’uomo nell’ambiente naturale –oggi come ieri. Vivere vicino a una minaccia, senza saperlo, come accadde agli abitanti di Pompei che lo consideravano una collina amena e generosa. Oppure essendone perfettamente consapevoli, com’è attualmente per i 700.000 abitanti dei sette Comuni della vasta area vesuviana, la vera zona rossa, quella da evacuare se il vulcano dovesse uscire dalla fase di “dinamico riposo” in cui si trova.
Gli effetti dell’eruzione di un vulcano, partendo da Pompei fino al terremoto di Lisbona del 1955,hanno dato origine a una filosofia della catastrofe che ha avuto in Jean Jacques Rousseau e negli Illuministi i principali interpreti: “La catastrofe non è affidata, come in precedenza, a una spiegazione di tipo teologico. Invece abbiamo un forte impegno degli intellettuali europei illuministi per distinguere il male fisico che si registra nella catastrofe naturale dal male morale, cioè dal giudizio che si può dare a un colpevole della catastrofe” spiega Andrea Tagliapietra, professore di Storia della filosofia all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano.
In generale, il riemergere delle antichità pompeiane ha spinto moltissimi artisti a interrogarsi sui limiti dell’uomo e sulla sua fragilità, da Leopardi con La Ginestra a Gli ultimi giorni di Pompei di Edward Bulwer-Lytton e al contemporaneo Robert Harris; dal melodramma di Giovanni Pacini, che andò in scena al Teatro San Carlo di Napoli nel 1825, al quadro di Karl Brjullov esposto poco dopo al Museo russo di San Pietroburgo.
Il quarto episodio, “I volti della ricerca”, uscito venerdì 29 gennaio, riparte proprio dal tema della rinascita: è incentrato sulla storia degli scavi, partiti dalla scoperta casuale del 1748, con un focus sulle donne e gli uomini che con il loro ingegno hanno ridato vita alla città sepolta.
Prossimi episodi
L’episodio 5 tratterà invece dei luoghi proibiti di Pompei, verranno raccontate la sensualità e l’erotismo delle donne e degli uomini che la abitavano.Infine, con l’ultimo episodio del 12 febbraio, si viaggerà lungo le rotte del Grand Tour e fra le infinite suggestioni che la città e la sua tragica fine hanno suscitato nell’arte, nella letteratura, nella musica e nel cinema.
Gli episodi sono disponibili su Spotify, Apple Podcast, Spreaker e su tutte le principali app gratuite per l’ascolto dei podcast.