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Un mondo ambiguo e perverso: Alberto Savinio in mostra a Roma

L’île des charmes, 1928 olio su tela, 114 x 162 cm Museo d’Arte Moderna, Mario Rimoldi Delle Regole d’Ampezzo © Alberto Savinio by SIAE 2021
L’île des charmes, 1928, olio su tela, 114 x 162 cm, Museo d’Arte Moderna, Mario Rimoldi Delle Regole d’Ampezzo © Alberto Savinio by SIAE 2021

Il Museo Nazionale Romano di Palazzo Altemps riapre al pubblico con una grande mostra monografica: Savinio. Incanto e mito, a cura di Ester Coen e con l’organizzazione di Electa. Aperta dall’8 febbraio al 13 giugno 2021, l’esposizione di circa 90 lavori selezionati tra dipinti e opere grafiche, lascia emergere i molteplici interessi dell’artista che spaziano dalla musica alla letteratura, dalla pittura al teatro.

I colori sono leggeri, l’atmosfera meno. C’è una carica ambigua, per lunghi tratti disturbante, nelle opere di Alberto Savinio. Oniriche visioni dove la mitologia si unisce al gioco e genera una poetica dove l’equivoco non rappresenta un errore ma una possibilità. Possibilità di attivare attraverso la dimensione ludica complesse analisi filosofiche, ricorrendo a storia, letteratura, memoria, tradizione. Eppure, nonostante l’espediente, le sue opere spaventano più che divertire, come se la metafora del gioco non riuscisse a celare fino in fondo l’abisso chimerico del nostro mondo.

Non c’è nulla che ci faccia tanto bene quanto il berretto del monello: ne abbiamo bisogno di fronte a noi stessi – ogni arte tracotante, ondeggiante, danzante, irridente, fanciullesca e beata ci è necessaria per non perdere quella libertà sopra le cose che il nostro ideale esige da noi.

 

Friedrich Nietzsche

La poetica del fanciullo – uno sguardo demistificante in grado di pulire il nostro giudizio adulto e viziato – rimane per tutto il ‘900 grimaldello utile all’atto artistico. Nel caso di Savinio è quello che gli consente di attingere in modo sistematico dal passato, dagli albori dell’universo e della conoscenza, ricucendo ogni frammento dell’umanità divisa all’interno dei suoi dipinti.

Monumento ai giocattoli, 1930 olio su tela, 80 x 65,5 cm Milano, collezione Prada Courtesy Farsettiarte, Prato © Alberto Savinio by SIAE 2021
Monumento ai giocattoli, 1930, olio su tela, 80 x 65,5 cm, Milano, collezione Prada, Courtesy Farsettiarte, Prato © Alberto Savinio by SIAE 2021

Fa sorridere che la mostra di Palazzo Altemps, Roma, si apra dunque con la produzione di Savinio dal sapore più intimo, quasi familiare, in qualche modo conciliante. Sono i dipinti dove il mondo è visto come un immenso giocattolo, racchiuso in una stanza, assemblato in costruzioni all’apparenza fragili, eppure solide perché isolate dal flusso del cosmo. Iconico in tal senso l’Isola dei giocattoli (1930), dove realtà e fantasia si sovrappongo insieme a creative strutture geometriche. Con lo stesso meccanismo Savinio porta sulla tela anche la Genesi (Sodome, 1929 e Gomorrhe, 1929) e l’architettura – L’île des charmes (1928).

L’intera mostra si configura come un gioco ambiguo, perverso e ironico, sorprendente e spaventoso. Figure familiari si scontrano con la magica necessità della metamorfosi, perdendo proporzioni e fattezze umane, connettendosi a un immaginario preciso ma miscelato in modo folle. É il caso delle invenzioni pittoriche e sceniche per l’Oedipus Rex di Igor Stravinsky su testo di Jean Cocteau (1948) e de I racconti di Hoffmann di Jacques Offenbach (1949). La mescolanza di generi e temi è segno distintivo dell’artista, incasellato a cavallo tra metafisica e surrealismo, tanto da ritornare anche in opere più mature come Le due sorelle (1932), La vedova (1931), Niobe (1932). Personaggi familiari o risvegliati dal passato che appaiono in forme inattese.

Nel mito, ovviamente, l’artista trova il terreno più adeguato alle sue sperimentazioni tra archetipo e avanguardia, tra classico e moderno, tra passato e futuro. Dalle immagini ideali di Orfeo (1929 ca.), Apollo (1931), Prometeo (1929) e altri ancora, Savinio innesca una riflessione ideale sull’alfabeto irreale di cui si compone il nostro linguaggio, unità illusorie che per vie misteriose finiscono per abitare il nostro quotidiano, inesauribile nido di verità silenziose.

L’ira di Achille, 1930 olio su tela, 54,5 x 46 cm Collezione Barilla di Arte Moderna – Parma © Alberto Savinio by SIAE 2021
L’ira di Achille, 1930, olio su tela, 54,5 x 46 cm, Collezione Barilla di Arte Moderna – Parma © Alberto Savinio by SIAE 2021
Les Dioscures, 1929 olio su tela, 65 x 54 cm Milano, collezione Prada Courtesy Farsettiarte, Prato © Alberto Savinio by SIAE 2021
Les Dioscures, 1929, olio su tela, 65 x 54 cm, Milano, collezione Prada, Courtesy Farsettiarte, Prato © Alberto Savinio by SIAE 2021
Savinio. Incanto e mito. ph Studiozabalik
Savinio. Incanto e mito. ph Studiozabalik
Savinio. Incanto e mito. ph Studiozabalik
Savinio. Incanto e mito. ph Studiozabalik

Informazioni

Titolo mostra: Savinio. Incanto e mito
Sede: Museo Nazionale Romano, Palazzo Altemps. Roma, Piazza di S. Apollinare, 46
Date al pubblico: 8 febbraio – 13 giugno 2021
A cura di: Ester Coen
Promossa da: Museo Nazionale Romano organizzazione e catalogo Electa
Orari: dal lunedì al venerdì dalle ore 14.00 alle 19.45 (ultimo ingresso ore 19.00). Chiuso il sabato e la domenica

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