Pompei 79 d.C. Una storia romana. Nella cornice del Colosseo, in un gioco di specchi e di rimandi, il dialogo tra Roma e Pompei come mai era stato rappresentato fino ad ora
In attesa dei grandi progetti espositivi previsti nel 2021, il Parco Archeologico del Colosseo inaugura la stagione delle mostre del nuovo anno con una grande esposizione che resterà aperta al secondo ordine del Colosseo dall’8 febbraio al 9 maggio 2021. “Pompei 79 d.C. Una storia romana” – questo il titolo della mostra – cerca di ricostruire – o meglio, di riscrivere – l’intenso dialogo tra Roma e Pompei, attraverso la ricerca archeologica, in un racconto che all’alto valore scientifico unisce l’impatto evocativo delle circa 100 opere selezionate da Lorenzo Mattotti, con il progetto di allestimento e grafico a cura di Maurizio Di Puolo.
“Ricollocate” le statue tra i fornici
Una scelta che si percepisce prima ancora di visitare la mostra, attraverso una sorta di ricostruzione visiva di come appariva il Colosseo ai tempi degli antichi romani. In occasione della mostra infatti, alcuni grandi teloni raffiguranti antiche statue di marmo sono state collocati nelle arcate dell’anfiteatro. Una scelta puramente evocativa ovviamente (anche perché probabilmente le statue erano di bronzo) come hanno ammesso gli stessi curatori:
“Abbiamo tentato, in forma assolutamente astratta, di ricreare al vero e parzialmente questa immagine del Colosseo: forse bella e forse mai esistita ma sicuramente evocativa”, hanno spiegato i curatori della mostra“.
Come spiega Maurizio di Puolo:
“Il luogo della mostra, il Colosseo, nasceva con Vespasiano nel 79 d.C., nel momento in cui Pompei spariva sotto la lava del Vesuvio. Da questa coincidenza temporale è nata l’idea di “ricollocare” le statue tra i fornici: un segno forte di festa nell’Impero, mentre si spegneva una delle province più potenti, più affascinanti, più lussuose“.
Suggestioni
Sullo sfondo del rosso, del nero e dell’oro, ricostruzioni scenografiche, video e proiezioni virtuali impreziosiscono l’allestimento, volte a contestualizzare i preziosi reperti.
Del resto, pur nel rigore del lavoro scientifico, quello della suggestione è uno dei temi ricorrenti della mostra. La suggestione di Roma negli orientamenti artistici e architettonici di quella città all’ombra del Vesuvio le cui rovine hanno influenzato, a sua volta, l’arte mondiale da Goethe fino a Picasso.
Il percorso espositivo
Come in un gioco di specchi, le rovine di Pompei ci hanno restituito riflessi della vita romana come nessun altro sito dell’antichità ha saputo fare, grazie ai molteplici rapporti intercorsi tra le due città sia in ambito economico-sociale che culturale ed artistico. Ora sarà Roma a specchiarsi nella storia cristallizzata di Pompei, attraverso tre grandi sezioni che narrano altrettanti fasi cruciali di questo rapporto: la fase dell’alleanza, la fase della colonia romana, il declino e la fine. Intervallate da due focus sull’assedio romano dell’89 a.C e il terremoto a Pompei del 62 d.C
L’esposizione si apre con un affresco che rappresenta l’anfiteatro di Pompei ad introdurre il visitatore a questo parallelo tra le due città che lo guiderà in questo viaggio nel passato che si chiude con tre calchi di corpi da Pompei.
“Non manca il secolo d’oro – il II a.C. – quando Roma si apre al Mediterraneo e arriva fino all’Egeo e come dimostrano le opere selezionate per l’allestimento, importa oggetti, ma anche saperi, maestranze e tecnologie“, ha sottolineato la Direttrice del Parco Archeologico del Colosseo Alfonsina Russo. A testimoniare l’ampiezza delle relazioni internazionali c’è persino una statuetta indiana in avorio della dea Lakshmi, ritrovata in una domus pompeiana.
Dalla fase dell’alleanza al declino, un processo di emulazione – dove a dominare è la “luxuria“, ossia l’ostentazione aristocratica del lusso nelle grandi domus – in cui talvolta Pompei ha addirittura superato Roma.
Rete tra grandi realtà del panorama archeologico nazionale
Un progetto espositivo promosso dal Parco archeologico del Colosseo, che si è avvalso della collaborazione scientifica del Parco Archeologico di Pompei e del Museo Archeologico Nazionale di Napoli e che si inserisce L’esposizione si inserisce nell’ambito di un progetto organico di collaborazione tra il Parco archeologico del Colosseo, il Parco archeologico di Pompei e il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, che si svilupperà nel tempo attraverso uno scambio di professionalità ed esperienze e soprattutto attraverso azioni sinergiche finalizzate a una conoscenza sempre più diffusa dei valori culturali che i rispettivi contesti esprimono.
“Una mostra di grande raffinatezza ed eleganza, che nasce da lontano ed è il frutto della collaborazione tra diverse istituzioni a dimostrazione di come il Sistema Museale Nazionale su cui stiamo lavorando non deve essere solo una realtà sulla carta o all’interno della piattaforma che stiamo realizzando, ma deve essere una realtà fatta di buone pratiche, collaborazioni e reti, perché senza reti non si può andare lontano”, ha affermato il Direttore Musei del Mibact Massimo Osanna durante la presentazione della mostra alla stampa.
In ricordo dell’archeologo Mario Torelli
La mostra è anche un modo per ricordare l’impegno dell’archeologo Mario Torelli, recentemente scomparso.
Come spiega una nota del Parco Archeologico del Colosseo: “La rigorosa impostazione della mostra si deve a Mario Torelli, che con grande entusiasmo e sconfinata passione aveva accettato di curarla con l’intento di contribuire con la sua immensa cultura a una rilettura dei rapporti tra Roma e Pompei anche alla luce delle più recenti scoperte archeologiche effettuate nella città vesuviana. La sua recente scomparsa gli impedirà di vedere compiutamente realizzato il suo ultimo progetto scientifico“.