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La gentile crudeltà. La denuncia dissacrante di León Ferrari in mostra al Reina Sofia

León Ferrari
Leon Ferrari, La civilización occidental y cristiana, 1965, copyright Museo Reina Sofia

Dal 16 dicembre 2020 al 12 aprile 2021, il museo Reina Sofia di Madrid ospita La bondadosa crueldad, dedicata all’artista argentino León Ferrari (1920-2013)

Il titolo si ispira all’omonimo libro di poesie e collage realizzato dall’artista, nel quale parla di una “crudeltà tanto intrinseca alla bontà, da non poterla distinguere”. Il libro è dedicato al figlio Ariel, scomparso durante la dittatura militare argentina negli anni Settanta. Oltre alle opere, sono presenti diversi documenti d’archivio, disegni e poesie.

L’obiettivo di León Ferrari è generare una reazione forte e immediata nel visitatore: commuovere, inquietare e provocare. La sua opera, polemica e irriverente, è una denuncia degli abusi di potere e dell’intolleranza della nostra società. La mostra si concentra soprattutto sulle opere critiche nei confronti della Chiesa, tacita sostenitrice della dittatura militare argentina.

Leon Ferrari, Juicio Final, 1994, copyright Museo Reina Sofia

Al limite tra black humor e blasfemia, la sua opera si contraddistingue per l’uso di tecniche e materiali sempre diversi: polistirolo, carta, plastica, terracotta e video installazioni. Attraverso la sperimentazione di nuove forme e materiali, Ferrari ricerca il mezzo espressivo di maggior impatto per trasmettere il suo messaggio di critica alla guerra, alla religione e alla politica.

L’artista realizza collage e installazioni dove combina citazioni dell’arte antica e immagini di cronaca contemporanea, creando abbinamenti dissacranti. Santi e profeti ritratti da Giotto, Fra Angelico e Michelangelo incontrano così personaggi pubblici contemporanei. Ferrari vuole dimostrare l’assurdità del momento presente: le opere d’arte possono suscitare scandalo e censura, ma le atrocità della dittatura militare avvengono nel silenzio.

Leon Ferrari, La Justicia, 1991, copyright Museo Reina Sofia

Nella serie Relecturas de la Biblia, un insieme di collage realizzati a partire dal 1985, Ferrari inserisce immagini belliche e sessuali all’interno di opere d’arte famose raffiguranti episodi dell’Antico e Nuovo Testamento. Uno di questi collage raffigura per esempio un’immagine del Kamasutra sullo sfondo dell’Annunciazione di Fra Angelico. Un’altra di queste opere raffigura la colomba dello Spirito Santo mentre sorvola l’esercito di Hitler.

Tra le altre opere significative esposte ricordiamo inoltre La justicia (1991), una performance in cui una gallina rinchiusa in una gabbia defecava sopra una bilancia. Jaula con aves (1985) è invece un’installazione dove uccelli hanno defecato sopra una stampa del Giudizio Universale di Michelangelo.

La bondadosa crueldad, allestimento

A partire dal 2000, Ferrari realizza piccole statuette giocattolo raffiguranti Gesù e i santi, torturati con arnesi domestici come padelle, tostapane, frullatore e forno a microonde. Nel 2004, l’arcivescovo di Buenos Aires, Jorge Bergoglio (l’attuale papa Francesco), censura l’opera dell’artista da un’esposizione nel centro culturale Recoleta a Buenos Aires.

La bondadosa crueldad si propone di raccontare al grande pubblico la stretta connessione tra arte e satira politica distinse tutta la carriera artistica di Leon Ferrari. L’obiettivo dell’artista è denunciare come le immagini siano state utilizzate dal potere per giustificarne la violenza, la tortura e lo sterminio: dall’Inquisizione e le Crociate, fino all’Olocausto, alla guerra in Vietnam e alla dittatura argentina.

León Ferrari

León Ferrari (1920-2013), nato a Buenos Aires da famiglia di origini italiane, si laurea di ingegneria. Nel 1950 iniziò a studiare arte da autodidatta a Roma, dove si recò per curare la figlia malata di meningite. In Italia realizzò le prime sculture in terracotta ed entrò in contatto con un circuito di artisti e intellettuali di sinistra, legame che influenzerà la sua scelta di utilizzare l’arte come denuncia sociale e politica.

Nel 1955 torna a Buenos Aires, dove lavora come ingegnere. Nel 1962 si trasferisce a Milano dove acquista un atelier. Nel 1976 si esiliò in Brasile per sfuggire alla dittatura argentina. Nel 1991 rientrò in Argentina, dove inizia a tenere mostre e riconoscimento. Nel 2007 vince il Leone d’Oro alla 52esima Biennale di Venezia. Muore nel 2013 a 92 anni.

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