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Fernand Léger: vita, incontri e arte del pittore della felice semplicità

L'illustrazione di Fernand Léger per la poesia Liberté di Paul Eluard L'illustrazione di Fernand Léger per la poesia Liberté di Paul Eluard
Fernand Léger, Leisure – Homage to Louis David,1948–49
Fernand Léger, Leisure – Homage to Louis David,1948–49

Fernand Léger, Paul Eluard, Blaise Cendrars: storie d’arte e di amicizia. Molte opere ispirate alla loro collaborazione si trovano nel grande Museo Nazionale Fernand Léger di Biot, Francia, dedicato al sogno di un nuovo mondo.

La vita e gli incontri

Dal ‘41 al ‘45 Fernand Léger (Argentan 1881 – Gif-sur-Yvette 1955), si stabilì in America per sfuggire al nazismo. Qui ebbe modo di rinnovare le sue fonti d’ispirazione e ciò risulta chiaro soprattutto nelle ultime opere, attraversate da un grande dinamismo e dal sentimento di una nuova leggerezza.

Finita la II Guerra Mondiale, Léger ritornò in Francia e si allineò alla tematica preponderante in quegli anni: la gioia di vivere dopo anni di distruzione e di morte. Gli studi, i disegni, i dipinti mostrano con precisione ciò che l’artista vuole raccontare in quel momento. Non solo i paesaggi, le scene campestri o i picnic sull’erba, ma anche l’umanità e il sogno di fraternità che sperava si potesse finalmente realizzare al termine del conflitto.

Entusiasta e amante della vita, naturalmente generoso, curioso, aperto alle innovazioni tecniche ed artistiche del suo secolo, Fernand Léger si circondò sempre di artisti in grado di influenzare il suo approccio come pittore. Il sogno di fraternità e una forte amicizia lo legarono a Paul Eluard (1895-1952), riconosciuto come “il più poetico rappresentante della scuola surrealista”. I due artisti erano figure di spicco delle Avanguardie parigine negli anni ’20 -’30. Divisi dal grande conflitto, si riavvicinarono nel dopoguerra favoriti dall’impegno comune a fianco del Partito Comunista francese e del Movimento internazionale per la Pace. L’epilogo dell’amicizia con Eluard si scrisse nel 1953, un anno dopo la prematura scomparsa del poeta, quando l’editore Pierre Seghers chiese a Léger di realizzare un’edizione limitata di Liberté la più famosa poesia di Eluard.

Nel 2015 il Museo nazionale Fernand Léger acquisì la prima edizione della preziosa opera, che si articola attorno alla storia di questa poesia della Resistenza e i cui primi versi recitano “Sur mes cahiers d’écolier/Sur mon pupitre et les arbres/Sur le sable sur la neige/J’écris ton nom”…. Liberté (Sui miei quaderni di scolaro sul mio leggio e gli alberi sulla sabbia sulla neve scrivo il tuo nome… Libertà). Pubblicata  in clandestinità nel 1942 durante l’occupazione tedesca  di Parigi, la poesia di Eluard venne lanciata in migliaia di copie dagli aerei alleati nella Francia occupata dai nazisti.

L'illustrazione di Fernand Léger per la poesia Liberté di Paul Eluard
L’illustrazione di Fernand Léger per la poesia Liberté di Paul Eluard

La guerra, la bellezza convulsiva della modernità, della velocità, i contrasti tumultuosi dell’universo cittadino sono invece gli elementi che uniscono Fernand Léger a Blaise Cendrars. Arrivato a Parigi a bordo di un cargo nel 1912, Cendrars – pseudonimo di Frédéric-Louis Sauser (1887-1961) – iniziò immediatamente a frequentare il mondo degli artisti e degli intellettuali d’avanguardia. Fu tra i primi a scoprire gli universi artistici di quelli che sarebbero divenuti i protagonisti dell’arte del ‘900. Vero e proprio avventuriero romantico, Cendrars a 26 anni aveva già fatto il giro del mondo, era stato regista e sceneggiatore di un corto riguardante il monumentale  film di Abel Gance La Roue (La rosa sulle rotaie, di cui Léger disegnò la locandina cubista), aveva scritto libri e poemi, fondato una casa editrice e una rivista “Les hommes nouveaux”.  

A Montmartre incontrò Picasso e negli atelier de la Ruche a Montparnasse, Léger e Chagall. L’amicizia fra Léger e Cendrars divenne subito leggendaria, dopo il fatidico incontro avvenuto ai Cinq Coins. A quell’epoca ogni scrittore aveva il suo pittore e viceversa: Cendrars divenne il poeta di Léger e Léger il suo pittore. Fu la grande guerra a riunirli, quando lo scrittore svizzero entrò come volontario nella Legione straniera, dove perse il braccio destro e la sua mano di scrittore. Léger illustrò i tre libri del poeta Je tuè, (Io ho ucciso), La fin du monde filmée par l’ange Notre-Dame e una nuova edizione di Je tuè, fra le più sconvolgenti pagine di guerra mai scritte.

Il dialogo tra i due divenne quasi osmotico, strettamente uniti da una mitologia del moderno dove l’elemento meccanico, geometrico, funzionale, urbano si incontrava con il potere trasformativo dell’arte della modernità. Ciclisti, suonatori di fisarmonica, pescatori, acrobati, amanti figurano nei dipinti di questo periodo. Ma il ritorno in Francia, dopo l’avventura americana, coincise per Léger anche con una grande attenzione per il mosaico, la ceramica, la scenografia (celebri le sue collaborazioni per il cinema, con Diaghilev per i Balletti Russi, con compositori come Prokofiev, Milhaud..).

Sono gli anni in cui anche Picasso, Chagall e Braque si appassionano alla tecnica della ceramica. Fu questa nuova passione per la ceramica a condurre Léger in Costa Azzurra, dove pochi giorni prima di morire, il 31 luglio del ’55, comprò Le Mas Sant’André per creare e sistemare le grandi ceramiche che aveva in mente. Scomparso neppure un mese dopo, la seconda moglie, l’artista bielorussa Nadia Khodasevich, per esaudire l’ultimo suo desiderio, fece costruire un museo interamente dedicato al marito dotandolo di una collezione di circa 350 opere.

Blaise Cendrars, La Fin du monde filmée par l'Ange N. D. Roman. Illustrato da Fernand Léger
Blaise Cendrars, La Fin du monde filmée par l’Ange N. D. Roman. Illustrato da Fernand Léger
Il Museo Nazionale Fernand Léger

Il Museo Nazionale Fernand Léger (fra Antibes e Biot village www.musée-fernandleger.fr) mette in luce la vicinanza tematica e stilistica tra le opere, ma anche le feconde influenze che hanno segnato e alimentato gli artisti di quel periodo. Dominato nella facciata da un immenso mosaico di ceramica di 500mq, venne inaugurato nel 1960 con il concorso di celebri personalità della cultura e di artisti famosi, (c’erano Braque, Chagall, Gerard Philippe…). I percorsi all’interno del Museo sono semplificati al massimo, tutto è chiaro, razionale: una serie di pannelli illustra le tappe più significative della vita del pittore attraverso una certi­ficazione attenta ed esauriente fatta di fotografie, lettere, manoscritti, documenti, che seguono passo passo la sua evoluzione artistica.

Il grande complesso museale accoglie  una panoramica che riper­corre tutta la sua carriera artistica  a partire dal Ritratto dello zio del 1905, le Fortificazioni costiere di Ajaccio (1907), passando per il cubismo analitico della Femme en blue, le figure frontali di Femme au bou­quet, ai Contrastes de Formes del 1913 – l’anno della  contestata mostra dell’Armory Show a New York con cui le Avanguardie europee sbarcarono in Nord America e a cui partecipò lo stesso Léger assieme a Duchamp e a Matisse.

Come Duchamp, Léger gioca con la figura iconica della Gioconda valendosi di contrasti di forme e colori puri nella sua celebre Joconde aux clés del 1930, opera d’arte aperta a diverse chiavi di lettura fra riferimenti a Carrà, Malevic, Mirò. Nel Museo è ampiamente rappresentato il periodo dei Costrutto­ri, dei Plongeurs, per finire con le grandi ceramiche realiz­zate a Biot: Femmes au perroquet, L’Oiseau et les fleurs, Le cheval jaune.

Fernand Léger Contrast of Forms 1913
Fernand Léger, Contrast of Forms, 1913
Lo stile e le influenze

Al crocevia di tutte le grandi rivoluzioni artistiche, l’opera di Fernand Léger attraversa le Avanguardie, passando dalla lezione degli Impressionisti e dei Fauves alla poetica del Cubismo, fino alla definizione di quello stile “tubolaire”, (a forme cilindriche), praticamente inventato da lui.  Poi la prima guerra mon­diale, l’uomo viene identificato con la macchina, nasce il “periodo meccanico”. Figure umane simili ad automi po­polano le grandi tele dell’artista affascinato dalle possibilità plastiche degli elementi meccanici.

Libertà ed evasione, sperimentazione di forme, colori forti e brillanti caratterizzano la sua ricerca: dopo il ’20 le forme si addolciscono, domina il grigio, la figura femminile diventa una costante della sua pittura, è una figura immobile e frontale, quasi monolitica, l’e­spressione è fissa, conta solo il valore plastico.

Il suo lavoro, tra astrazione e figurazione, ispirerà nel corso della seconda metà del ‘900, artisti come Francis Bacon, il fondatore della Pop Art Roy Lichtenstein e Eduardo Arroyo, fra i più importanti rappresentanti della figurazione narrativa. L’insieme delle opere testimonia una vitalità e un’arte, le cui finalità già Guillame Apollinaire aveva perfettamente intuito, quando scriveva:

Vi è in Léger il desiderio di ricavare da una composizione tutta l’emozione estetica che essa può of­frire. Eccolo che porta un paesaggio al più alto grado di plasticità. Ne elimina tutto ciò che non aiuta a dare alla sua concezione l’aspetto gradevole di una felice sempli­cità.

Fernand Léger
Fernand Léger, Femme en bleu

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