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Temporaneo, il primo atelier aperto nel cuore del distretto museale M9

Fotografia di Alessandra Chemollo / Archivio M9 - Museo del ’900 Fotografia di Alessandra Chemollo / Archivio M9 - Museo del ’900
Fotografia di Alessandra Chemollo / Archivio M9 - Museo del ’900
Fotografia di Alessandra Chemollo / Archivio M9 – Museo del ’900

In un presente incerto, dove i luoghi della cultura sono costretti a chiudere le proprie porte e aprirsi al digitale, una nuova luce illumina il distretto M9 di Mestre.

Si tratta di Temporaneo, un atelier per giovani artisti nato dalla collaborazione tra Marina Bastianello Gallery e M9, inaugurato mercoledì 16 dicembre 2020 nel silenzio di una città in standby.

Una scelta, questa, indubbiamente coraggiosa e controtendente, che veicola soprattutto un messaggio di speranza per il futuro: una dichiarazione di ripartenza, di rinascita sociale, e un segnale chiaro e forte che il distretto non si sia mai fermato ma abbia sempre continuato a lavorare.

Oggi più che mai le istituzioni culturali devono ripensare al proprio ruolo e creare nuovi canali di comunicazione con i cittadini, per fornire loro strumenti attraverso cui immaginare futuri alternativi e interpretare la complessità della realtà del nostro tempo, proprio a partire da chi non ne ha mai sentito l’esigenza.

Per questo Temporaneo è privo di barriere. Qui lo spazio non è circoscritto entro i confini architettonici delle pareti ma si apre all’esterno bramoso di espandersi e di farsi conoscere.

Solo una vetrata trasparente divide l’osservatore curioso da ciò che accade all’interno, rendendo impossibile, anche ai disinteressati, distogliere lo sguardo e non venire proiettati dentro.

Gli occhi non possono fare a meno di restare incollati alla vetrina nell’osservare il processo creativo che si compie: una giovane artista dipinge sul pavimento, diventando un tutt’uno con le stratificazioni di colore che crea e dando nuovi volti alla materia; dall’altra parte della stanza, forme d’onda e paesaggi sonori prendono forma su diversi supporti per mano di un demiurgo del suono.

Fotografia di Alessandra Chemollo / Archivio M9 - Museo del ’900
Fotografia di Alessandra Chemollo / Archivio M9 – Museo del ’900

Sono Eva Chiara Trevisan (Treviso, 1991) e Francesco Piva (Venezia, 1991) i due artisti nonché custodi dello spazio, che non hanno solo aderito al progetto ma si sono occupati di gettare le basi per una pianificazione orientata sul medio lungo termine.

Temporaneo è infatti molto più di un atelier dove conducono le proprie ricerche artistiche. “La parola giusta per descriverlo è casa”, citando le parole della gallerista Marina Bastianello, che immagina lo spazio come un posto di accoglienza per gli addetti ai lavori ma anche per la cittadinanza.

L’obiettivo è quello di creare nuove relazioni con la comunità locale, suscitando in essa la curiosità di entrare e di lasciarsi avvicinare all’arte contemporanea, spesso misconosciuta o sconosciuta per paura dell’ignoto; ma anche quello di dare ospitalità, per periodi più o meno lunghi, ad artisti che necessitino di uno studio o della possibilità di finire un progetto, dunque di poter temporaneamente lavorare “nel contemporaneo, nel Temporaneo, nell’arte e con l’arte”.

Perché la scelta di chiamare lo spazio Temporaneo?

La maggior parte dei luoghi dove si lavora con l’arte del nostro presente hanno nomi che includono la parola “contemporaneo”; ma se a essa si toglie il suffisso -con resta solo ‘temporaneo’.

La scelta è legata inevitabilmente alla transitorietà del tempo e alla consapevolezza che tutte le cose vivono una durata; se ciò che è “attuale” è già passato nell’istante in cui si manifesta, ciò che è “temporaneo” non ha vincoli temporali: qui, in questo spazio, avrà la possibilità, insieme a nuove realtà ancora inespresse, di avere un’occasione e di esprimere il suo potenziale.

Fotografia di Alessandra Chemollo / Archivio M9 - Museo del ’900
Fotografia di Alessandra Chemollo / Archivio M9 – Museo del ’900

A dare una propria opinione sulla differenza che intercorre tra “attualità” e “contemporaneità”,  interessante punto di partenza per molteplici riflessioni sull’argomento, è stato Marco Belpoliti, scrittore, critico letterario e professore universitario italiano, che in un videomessaggio di auguri per i primi due anni di M9 ha detto : “Che cos’è un museo del contemporaneo? Non è certo un museo dell’attualità. L’attualità è ciò che è in atto, ciò che accade; il contemporaneo è il contempo. Sono due realtà molto diverse: attuale è ciò che è di moda, ciò che piace, ciò che è riconoscibile; il contemporaneo non è facilmente riconoscibile, non è immediato. Il contemporaneo vive in una dimensione che è ad esempio quella della generazione. Le generazioni sono contemporanee, le persone che appartengono alla generazione sono dello stesso tempo (…) le generazioni sono tante e vivono contemporaneamente, nello stesso tempo, generazioni diverse. Per cui per cogliere questa contemporaneità occorre uno sforzo, uno sforzo di immaginazione: immaginare le generazioni che vivono nello stesso tempo e che sono contemporanee ma che sono diverse. Un museo della contemporaneità è anche un museo della diversità di questo contempo, che come ci ha insegnato Walter Benjamin è un tempo potenziale, spesso inespresso, e quello che deve fare un museo è di rivelare questo inespresso e farlo esso” (estratto da 01.12.2020 Buon compleanno M9! – https://www.youtube.com/watch?v=yr3UHscsGjI ).

Rivelare questo contempo, spesso inespresso, e farlo esso. Proprio da qui M9 vuole ripartire con la sua programmazione, dando un nuovo valore agli spazi sottoutilizzati del distretto, satelliti o laterali (spaces between), e invertendo il punto di vista con cui si guarda a essi. Come sottolinea Luca Molinari, neo Direttore scientifico di M9 – Museo del ’900, ogni definizione di luogo abbandonato è la dichiarazione del fallimento di una visione: se è abbandonato significa che non gli si riconosce un valore. Ma se quello stesso spazio lo si osserva da una differente prospettiva, che guardi a quel luogo come in attesa di qualcuno che lo riconosca, esso ha la possibilità di essere una nuova occasione di sperimentazione . “I luoghi abbandonati devono diventare occasioni, luci accese, dove mettere il seme e dare nuova vita”, afferma il direttore, riportando gli esempi di molte città europee, da Rotterdam a Berlino, che attraverso amministrazioni intelligenti e condizioni economiche vantaggiose per i giovani, sono state capaci di rigenerare interi quartieri in attesa di un cambiamento.

Mestre è anch’essa una città che aspetta di essere riconosciuta e i cambiamenti sono già in atto. Non è più l’ombra negativa di Venezia, memorabile solo per le industrie e la microcriminalità che ne aumenta la percezione pubblica negativa; qui sta nascendo una nuova identità, che inizia a dialogare con le istituzioni culturali. In questo, M9 ha una funzione politica e sociale fondamentale: “essere una luce dove si prova a pensare al futuro attraverso l’uso della creatività, offrendo occasioni e spazi contraddistinti dal massimo della qualità e cercando di aumentare i segnali verso l’esterno, attraverso narrative più trasversali e politematiche”.

View of Temporaneo - Courtesy Marina Bastianello Gallery and M9
View of Temporaneo – Courtesy Marina Bastianello Gallery and M9

Temporaneo è una speranza per il futuro, l’auspicio che non resti un unicum ma diventi piuttosto una filosofia di pensiero, un format da estendere a più punti della città e stimolare una coscienza del luogo.

Questo può essere possibile a partire da una riqualificazione di tutti quegli spazi su cui sono affissi i cartelli “AFFITTASI”, segno di degrado e svuotamento della città nonché manifestazione di come Mestre non sia più attrattiva e in grado di trasmettere fiducia verso il futuro.

Dunque, è questo il messaggio principale del progetto: ripartire con i giovani, offrire loro l’opportunità di riprendersi la città e dare una seconda possibilità a tutti gli spazi sfitti, senza doverli deprivatizzare.

Una rinascita, seppur agli albori, sta già avvenendo e sono tanti gli atelier che stanno iniziando ad animare Mestre. Il desiderio, che i custodi di Temporaneo hanno voluto sottolineare, è che si crei una rete di dialoghi tra di essi e si inizi a progettare una ripartenza insieme.

“Un domani vorremmo che Temporaneo sia una piazza”, uno spazio aperto ai giovani dove si crei un via vai di persone e ci sia minor timore a relazionarsi con l’arte temporanea. Un posto costernato da locali gestiti da eccellenze di diversi ambiti della cultura, non necessariamente legati unicamente alla produzione artistica, che sappiano comunicare all’esterno: “Venite, noi ci siamo e vogliamo dimostrarvi che il futuro può migliorare”.

Questo contenuto è stato realizzato da Alessandra Abbate per Forme Uniche.

Temporaneo

A cura di Marina Bastianello Gallery e  M9 – Museo del ’900

Distretto M9- Via Giovanni Pascoli, 11- Mestre (VE)

https://www.m9museum.it/

https://www.marinabastianellogallery.com/

Instagram:

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