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Vittorio Sgarbi: io, simbolo della cultura, sarò sindaco (o assessore) a Roma

Vittorio Sgarbi durante la conferenza stampa a Piazza Navona Vittorio Sgarbi
Vittorio Sgarbi durante la conferenza stampa a Piazza Navona
Vittorio Sgarbi durante la conferenza stampa a Piazza Navona

Sgarbi presenta la sua candidatura con una conferenza stampa a Piazza Navona. Se non vincerà? “Dal sindaco all’assessore alla Cultura è un accordo logico”

La prima sorpresa, per chi non lo conosce bene, è quella di avere davanti una persona tranquilla, pacata, aliena da qualsiasi gesto o parola men che controllate. Sarà anche grazie al sole sotto al quale – dice lui – il sindaco Virginia Raggi l’ha costretto a spostare la conferenza stampa, prima prevista in un altro spazio chiuso. E lui la ringrazia, di questo: sfoderando uno dei suoi cavalli di battaglia, ovvero l’aria aperta come miglior lotta al virus. È dunque nel bel mezzo di Piazza Navona che Vittorio Sgarbi – di lui si parla – riunisce un drappello di giornalisti e di sostenitori per annunciare la sua candidatura a Sindaco di Roma.

Fra le primissime premure del critico c’è quella di spogliarsi del ruolo “settoriale” dello storico e cricito d’arte, quindi attento prevalentemente se non esclusivamente alle sue materie. E lo fa snocciolando i diritti in questa fase più importanti per gli italiani, “il diritto alla vita, il diritto di parola, la salute, la scuola, il lavoro”. A questi, è il sottinteso, la sua azione da sindaco sarebbe primariamente orientata. Ma a questi lui accoda il diritto alla bellezza, che non può essere perseguito se non da quello che lui sigla come PC, Partito della Cultura: ovvero il suo Rinascimento.

Certo, il piglio giusto un pochino egocentrico del personaggio non tarda a farsi strada, anche se sempre con toni insolitamente moderati. E si incanala in due direzioni. Una “interna”, ovvero rivolta ai movimenti che lo sostengono in questa candidatura. Da Italia Libera a Geo ambientalisti animalisti, da Sviluppo Italia al Movimento cittadini italiani. Ai quali invia un messaggio nemmeno troppo subliminale: “Io sono un tenore, un solista, un pianista, non sono un direttore d’orchestra“. Tradotto: i giochi li conduco io, si fa come decido io. Un altro esterno, diretto ai suoi possibili elettori: “Per una città come Roma ci vuole un sindaco che sia un simbolo della cultura, e io lo sono, come lo fu Massimo Cacciari per Venezia”. E qui, se il parallelo con Cacciari sia virtuoso o meno, ognuno saprà giudicarlo.

 

Vittorio Sgarbi durante la conferenza stampa a Piazza Navona
Vittorio Sgarbi durante la conferenza stampa a Piazza Navona

Poi si passa a qualche accenno ai programmi, anche se Sgarbi assicura che ci sarà ancora molto tempo prima delle elezioni. Visto che – insinua – il Presidente Mattarella ha scelto Draghi escludendo categoricamente di poter andare al voto causa crisi sanitaria. E sarebbe quindi paradossale se invece si votasse in Primavera in una regione e in tante grandissime città. Quindi se ne riparla a ottobre. Programmi per Roma? In primis i mali endemici ed irrisolti: dalla questione rifiuti alle strade disastrate, fino alla criminalità, che egli simboleggia con il clan Casamonica.

Ma poi nelle priorità non può mancare l’oggetto stesso di Rinascimento: il patrimonio artistico e la bellezza. “Parigi ha solo il Louvre, Roma ha decine di grandi musei. Eppure Parigi ha 10 volte più visitatori di Roma. Su questo bisogna lavorare. La Francia brilla sostanzialmente per un secolo, e su quello è riuscita a costruire una storia e a valorizzarla. Roma ha testimonianze ineguagliabili su almeno venti secoli: però non riesce a gestire questo patrimonio”. Lo farà lui come sindaco?Io mi presento perché sono Sgarbi e Rinascimento è importante che ci sia”, risponde. “Il centrodestra o converge su di me o io faccio una lista che va contro il centrodestra e che potrà andare col centrodestra al ballottaggio. Se loro hanno un loro candidato è chiaro che occorrerà fare un accordo e dal sindaco all’assessore alla Cultura è un accordo logico“.

https://www.vittoriosgarbi.it/

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