Print Friendly and PDF

Le grandi Signore della storia dell’arte, da Artemisia Gentileschi a Elisabetta Sirani

Ginevra Cantofoli Giovane donna in vesti orientali, seconda metà del XVII secolo Olio su tela, 65x50 cm Padova, Museo d'arte Medioevale e moderna, legato del Conte Leonardo Emo Capodilista, 1864
Ginevra Cantofoli
Giovane donna in vesti orientali, seconda
metà del XVII secolo
Olio su tela, 65×50 cm
Padova, Museo d’arte Medioevale e
moderna, legato del Conte Leonardo
Emo Capodilista, 1864
Non è stato facile per le donne affermarsi nell’arte. C’è sempre stato verso di loro qualche pregiudizio. Meno brave degli uomini? E poi le chiusure e le proibizioni secolari di padri e fratelli. Tutto faceva scandalo. Eppure non c’è dubbio che ci siano state brave artiste e che ce ne siano tuttora. Lo sappiamo. Ma a raccontarcelo, con centrotrenta opere di trentaquattro artiste, arriva la mostra “Le Signore dell’arte” che finalmente apre le porte di Palazzo Reale di Milano il 2 marzo (sino al 25 luglio, catalogo Skira).

La loro, quella delle donne artiste, è stata una lunga lotta cominciata secoli fa. Tra le artiste che più hanno cercato la parità con gli uomini nella loro professione, c’è stata Artemisia Gentileschi (Roma, 1593-Napoli, dopo il 1654). Per tutta l’esistenza la pittrice di origine toscana, ha lottato per affermare la parità tra gli uomini e le donne, considerate e pagate meno dei maschi. Il 30 gennaio 1649, ormai celebre in tutta Europa, scriveva a uno dei suoi ultimi committenti, don Vincenzo Ruffo, a giustificazione di essersi fatta pagare una Galatea la cifra importante di 160 ducati: «Padron mio, in qualunque parte io sono stata mi è stata pagata cento scudi l’una la figura tanto a Fiorenza, quanto a Venetia e quanto a Roma e a Napoli…[Purtroppo] il nome di una donna fa star in dubbio sinché non si è visto l’opra…». Chiara allusione alla diffidenza mascolina allora imperante.

Elisabetta Sirani Cleopatra, 1664 Olio su tela, 110x91 cm Collezione Privata
Elisabetta Sirani
Cleopatra, 1664
Olio su tela, 110×91 cm
Collezione Privata

Ma a constatare quanto fosse difficile per una donna inserirsi nel mondo dell’arte c’era stata anche Properzia de’ Rossi (Bologna, 1490 circa-Bologna, 1530), figlia di un notaio bolognese, “bellissima”. Scultrice e intagliatrice di gemme, la “femmina scultora” aveva cominciato da piccola a intagliare il legno per fare delicate figure. Lo racconta Giorgio Vasari, nelle Vite del 1568, colpito dalla bravura della “femina virtuosa” non solo nelle cose di casa, ma nel cimentarsi “con le tenere e bianchissime mani nelle cose mecaniche e fra la ruvidezza de’ marmi e l’asprezza del ferro”. Audace e tenace, la scultrice si trova a gareggiare a metà anni Venti del ‘500 con i grandi scultori del cantiere di San Petronio. Talmente brava che suscitò invidie e malanimi, che non solo riuscirono a ridurle la paga ma a darle della “pubblica concubina” in un processo. Bravissima però.

Fede Galizia Giuditta con la testa di Oloferne, 1601 Olio su tela, 141x108 cm Ministero per i Beni e le Attività culturali e per il Turismo – Galleria Borghese
Fede Galizia
Giuditta con la testa di Oloferne, 1601
Olio su tela, 141×108 cm
Ministero per i Beni e le Attività culturali e per il
Turismo – Galleria Borghese

Altra donna e artista geniale fu Elisabetta Sirani (Bologna, 1638-Bologna, 1665)morta ventisettenne, di veleno o di peritonite.A diciassette anni lavorava già nella bottega del padre, il pittore e mercante Giovanni Andrea Sirani, aiuto di Guido Reni. La “virtuosa” pittricesi rivela capace e rapidissima: “Era tale la velocità e franchezza del suo pennello, ch’ella sembrava più leggiadramente scherzare che dipingere” scrive Malvasia, che l’aveva vista all’opera. Rilevata nel 1662la bottega del padre malato di gotta, la pittrice fa carriera. Si trasferisce a Roma ad insegnare all’Accademia di San Luca e fonda la prima scuola europea di pittura per donne. Diventa famosa nel suo ruolo di artista professionista, un mestiere sino allora per uomini. Dipinge piccoli e grandi quadri, soggetti biblici e storici, ma la sua prerogativa era dipingere eroine determinate e feroci, che non esitavano a buttare nel pozzo i molestatori.

Elisabetta Sirani Venere e Amore, 1664 Olio su tela, 101x85 cm Collezione Privata
Elisabetta Sirani
Venere e Amore, 1664
Olio su tela, 101×85 cm
Collezione Privata

Tra le più raffinate artiste, capaci di dipingere piatti di prugne e di ciliegie “fresche”, c’è Fede Galizia (Milano, 1578-Milano,1630), specializzata in nature morte, ritratti, soggetti religiosi, in contemporanea a Caravaggio. Figlia e allieva già a nove anni del bravo incisore Nunzio Galizia, come la ricorda Gian Paolo Lomazzo, a diciotto anni, nel 1596, è già in grado di dipingere ritratti eccezionali come ilRitratto di Paolo Morigia conservato all’Ambrosiana di Milano. Ma è nella natura morta che la pittrice eccelle, alzate di prugne, pere, rose, delicate e brillanti, una firmata nel 1602, precocissima, in gara col conterraneo Merisi, con i bodegones spagnoli e le tavole fiamminghe.

Ginevra Cantofoli Sibilla Olio su tela, 63x46 cm Collezione privata Courtesy Cantore Galleria Antiquaria
Ginevra Cantofoli
Sibilla
Olio su tela, 63×46 cm
Collezione privata
Courtesy Cantore Galleria Antiquaria

Non meno brava Giovanna Garzoni (Ascoli Piceno 1600-Roma 1670), una delle più grandi pittrici del Seicento,che dipingeva con la leggerezza di una piuma fiori e frutti di rara bellezza. Vere e proprie vanitas floreali dai colori delicati a lungo studiati e dosati. Limoni e gelsomini, ma anche carciofi.  Ne ha dipinti tanti e in molte corti, dove veniva chiamata per la sua bravura e per la gioia del duca di Firenze. Per dipingerli Giovanna ne spiava la crescita e la fioritura, ne osservava e immortalava ogni petalo e ogni foglia. E, non ancora contenta, si faceva arrivare dall’Olanda i bulbi di tulipani.

Lavinia Fontana Sacra Famiglia con S. Caterina d'Alessandria, 1574 – 1577 Olio su rame, 48,5x33,6 cm Callisto Fine Arts, Londra
Lavinia Fontana
Sacra Famiglia con S. Caterina d’Alessandria,
1574 – 1577
Olio su rame, 48,5×33,6 cm
Callisto Fine Arts, Londra

Una vita avventurosa e appassionata è stata quella di Sofonisba Anguissola (Cremona, 1535 circa-Palermo, 1625), la più famosa pittrice del ‘500. “Pittora in natura e miracolosa” l’aveva definita il giovane Antoon Van Dyck, che l’aveva ritratta novantenne a Palermo nel 1624. Il riconoscimento di una straordinaria carriera. Dinamica e coraggiosa, pronta ad innamorarsi di un condottiero di navi molto più giovane di lei, Sofonisba aveva alle spalle un lungo soggiorno alla corte di Spagna e un matrimonio siciliano. Con il nome di un’eroina cartaginese, era entrata a dieci anni nella bottega del pittore Bernardino Campi per imparare a dipingere “dal naturale,” molto prima che vedesse la luce Caravaggio.Si specializza in ritratti dal vero, con studio “dei moti dell’anima”, alla Leonardo, così belli e vivi, da ricevere lettere di encomio addirittura da Michelangelo.

Orsola Maddalena Caccia Sibilla Tiburtina, quinto decennio del XVII sec. Olio su tela, 110x76,5 cm Collezione Fondazione Cassa di risparmio di Asti
Orsola Maddalena Caccia
Sibilla Tiburtina, quinto decennio del XVII sec.
Olio su tela, 110×76,5 cm
Collezione Fondazione Cassa di risparmio di
Asti

Insomma la carrellata di donne artiste è lunga, da Lavinia Fontana a suor PlautillaNelli, da Rosalba Carriera a Ginevra Cantofoli, dalla “Tintoretta” a Orsola Maddalena Caccia, daEdita Broglio alle futuriste sino alle ultime scoperte.

 

Commenta con Facebook