Non uno storico dell’arte e nemmeno un curatore a capo dell’edizione 2022 della Biennale di Berlino, bensì un artista: sarà Kader Attia (Seine-Saint-Denis, 1970) al timone della più importante mostra d’arte tedesca.
Kader Attia, francese di origine algerina, sarà il primo artista a curare la biennale dopo l’edizione del 2016, focalizzata sulle tecnologie digitali a opera del collettivo DIS. A dirigere la Biennale di Berlino 2022, quindi, un artista che ha raggiunto il successo internazionale attraverso un’opera basata sulle eredità persistenti del colonialismo. Nelle sue sculture, nei suoi video e installazioni, Attia posa lo sguardo sulle conseguenze di secoli di violenze ad opera dei paesi europei, tra cui la Francia, che ha per molto tempo chiamato “casa”.
Ciò che interessa all’artista, come spesso affermato, è il concetto di “riparazione”, che ha definito come un “infinito processo di aggiustamenti intellettuali, culturali e politici che l’umanità porta avanti parallelamente al proprio naturale processo di evoluzione”. Attia è stato un pilastro del circuito delle biennali durante gli ultimi due decenni: le sue opere sono state esposte alla biennale di Venezia, a quella di Shanghai, a quella di Busan in Corea del Sud, alla Dak’Art African Art Biennale in Senegale, alla Kochi-Muziris Biennale in India e in molte altre esposizioni. Nel 2016 si è aggiudicato il premio Marcel Duchamp, il più importante riconoscimento per l’arte in Francia.
Svelato il curatore ma non il tema: basandosi sull’arte di Attia, potrebbe allinearsi con l’edizione 2018 curata da Gabi Ngcobo, che affrontava i diversi modi in cui il passato coloniale influenza il presente. La scorsa edizione è stata curata da María Berríos, Renata Cervetto, Lisette Lagnado e Agustín Pérez Rubio, e ruotava intorno ai temi della fragilità e della riparazione.