Rifiutato dai principali network televisivi e manifestazioni sull’audiovideo, Coronation, il docu-film dell’artista dissidente cinese Ai Weiwei, è stato presentato sabato 13 marzo al Festival del film e forum internazionale sui diritti umani di Ginevra. La pellicola racconta in tempo reale la prima ondata della pandemia in Cina.
Può una civiltà sopravvivere senza umanità? E le nazioni possono relazionarsi le une alle altre senza trasparenza e fiducia? Queste sono le domande sospese del film di Ai Weiwei, attualmente visibile solo attraverso la piattaforma online Vimeo.
Il docu-film di Ai Weiwei
Girato a Wuhan in pieno lockdown da dodici volontari e montato in remoto dall’artista, il documentario prende le mosse dal momento in cui primo paziente Covid è stato identificato in Cina, nel dicembre del 2019. Subito le autorità cinesi si affrettavano a precisare che il virus non poteva trasmettersi da uomo a uomo, mentre i medici che diffondevano informazioni contrastanti venivano sanzionati duramente. Poi, nel gennaio del 2020, inizia il più massiccio e severo confinamento di massa degli ultimi decenni. Il racconto si snoda all’interno della società cinese, dalle case, agli ospedali, alle strade.
Le porte in faccia che il reportage firmato Weiwei ha ricevuto vanno da Netflix ad Amazon, per quel che riguarda i network televisivi. Attraverso un portavoce, Netflix ha precisato che sta già girando un proprio documentario sulla pandemia. L’artista ha dichiarato che alcuni festival cinematografici, inizialmente interessati, hanno poi rifiutato di proiettare la pellicola. Fra questi, Il New York Film Festival, il Toronto International Film Festival e il Festival del cinema di Venezia. Anche se alcune di queste istituzioni hanno motivato in modi diversi il rifiuto, secondo Weiwei, le ragioni dei no sono da ricercare nello strapotere della Cina sul mercato cinematografico, ormai economicamente superiore a quello degli Stati Uniti. E, più in generale, nel fatto che “L’Occidente ha rinunciato alle sue libertà a favore del capitale e del profitto”, spiega Weiwei in un’intervista al giornale svizzero Swissinfo.
Il Festival di Ginevra
Il Festival di Ginevra (3-14 marzo 2021), forte della vocazione verso i diritti umani con cui si è caratterizzato nel corso di 19 anni (fra gli ospiti dei dibattiti, si annovera anche lo scrittore Roberto Saviano e, fra i media partner, la Rai) ha rotto l’incantesimo proiettando il film e trasmettendo online un dibattito con Ai Weiwei. L’intervista all’autore di Coronation, che ha fatto seguito alla proiezione di sabato scorso, è ancora visibile sul sito del Festival di Ginevra.
Oltre che di opere d’arte, Ai Weiwei, è autore di un famoso scivolone contro gli italiani, proprio sul tema della pandemia. E di sicuro, per storia e pensiero personale, l’artista è da tempo fortemente critico nei confronti del suo paese d’origine. Ma comunque la si pensi sull’individuo, in un momento di confusione e sempre minore trasparenza, il plotone compatto di rifiuti opposti al suo documentario fa riflettere.