Print Friendly and PDF

A quel paese. Prima retrospettiva italiana per Rogelio López Cuenca

Do not cross art scene, 1991. Installazione, dimensioni variabili. Nastro di segnalazione in PVC con testo serigrafato. Collezione MNCARS, Madrid, Spagna. Foto di Juan Baraja Do not cross art scene, 1991. Installazione, dimensioni variabili. Nastro di segnalazione in PVC con testo serigrafato. Collezione MNCARS, Madrid, Spagna. Foto di Juan Baraja
Do not cross art scene, 1991. Installazione, dimensioni variabili. Nastro di segnalazione in PVC con testo serigrafato. Collezione MNCARS, Madrid, Spagna. Foto di Juan Baraja
Do not cross art scene, 1991. Installazione, dimensioni variabili. Nastro di segnalazione in PVC con testo serigrafato. Collezione MNCARS, Madrid, Spagna. Foto di Juan Baraja

Con un’unica mostra divisa tra la Real Academia de España en Roma e la Fondazione Baruchello, l’artista malagueño Rogelio López Cuenca denuncia e fa riflettere sul mondo di oggi

Difficile dare una definizione di Rogelio López Cuenca, capace com’è di miscelare pittura, versi, installazioni, interventi urbani ed editoria: filologo, poeta e artista visivo, sin dall’inizio della sua carriera – negli anni ’80 – ha puntato a esprimersi attraverso opere che indagassero le politiche migratorie, denunciando nuove forme di speculazione urbana e subdola spettacolarizzazione della cultura. Generando un vero e proprio cortocircuito di senso nella percezione di chi guarda.

La mostra A quel paese, prima retrospettiva in Italia per l’artista originario di Malaga ospitata nella doppia sede della Real Academia de España en Roma e della Fondazione Baruchello, non fa eccezione a queste premesse. Anzi, le amplifica grazie a un totale di 16 opere tanto potenti quanto garbate: perché il loro significato, estremamente dirompente, non è immediatamente percepibile. Come testimonia il lavoro Golden Visa: 10 manifesti realizzati in collaborazione con Elo Vega nel 2018 per la metropolitana di Barcellona. A prima vista delle comuni affissione pubblicitarie, di quelle votate a veicolare mete esclusive e luoghi ameni di villeggiatura. Ma a ben leggere le headline e le didascalie mirabilmente escogitate, ci si rende conto che si sta parlando di migrazione, discriminazione economica, consumismo. Proprio per l’argomento attualissimo, una ulteriore edizione di Golden Visa verrà esibita all’interno di appositi spazi pubblicitari in collaborazione con il Comune di Roma.

 

Golden Visa, 2018. In collaborazione con Elo Vega. 10 manifesti. Collezione degli artisti. Foto di Juan Baraja
Golden Visa, 2018. In collaborazione con Elo Vega. 10 manifesti. Collezione degli artisti. Foto di Juan Baraja

Il gioco di manipolazione per una buona causa lo si ritrova anche in alcune opere site-specific, installate presso la Real Academia de España en Roma: la prima è una riproduzione di Que surja, del 1991, la grande mappa fantastica pensata in occasione dei cinquecento anni dalla Scoperta dell’America. Frutto di un López Cuenca alle prese con un mondo al contrario, dove i mari e le terre che delimitano i continenti europeo e americano si invertono, mentre i nomi delle principali città derivano da uno smontare e ricostruire un verso del poeta cileno Vicente Huidobro. La seconda, sempre del 1991, è realizzata grazie a un nastro di segnalazione che riporta la dicitura “Do not cross. Art scene” che dà anche il titolo all’opera delimitante il chiostro dell’Accademia.

Una sottile, ma solo in apparenza, critica al sistema istituzionale dell’arte, così come a ogni forma di presunta autonomia e originalità. Genialmente polemica è la terza: Marca Picasso. Il motivo è quello della conversione di un luogo in città di marca, il posto quello che ha dato i natali al celebre artista. Una “picassizazione” a colpi di gentrificazione, speculazione e demolizioni che partendo da Malaga è arrivata fino ad alcuni angoli di Barcellona, Parigi e Roma. E proprio alla capitale d’Italia è dedicata Mappa di Roma: un sito web, costruito collettivamente con gli studenti partecipanti al IV Seminario di Ricerca e Formazione della Fondazione Baruchello, qui ampliato in una nuova versione site-specific e multimediale. Dando spazio a una rilettura diversa di determinati eventi, aspetti e personaggi rispetto alla Storia Ufficiale.

 

Marca Picasso, 2010 – 2020. Work in progress. Installazione multimedia. Materiali diversi, 4 canali video. Dimensioni variabili. Collezione dell’artista. Foto di Juan Baraja
Marca Picasso, 2010 – 2020. Work in progress. Installazione multimedia. Materiali diversi, 4 canali video. Dimensioni variabili. Collezione dell’artista. Foto di Juan Baraja

Infine tra le opere che colpiscono di più c’è sicuramente l’installazione Las Islas, firmata nel 2019 e nuovamente in collaborazione con Elo Vega. L’atmosfera volutamente kitsch nel suo evocare paradisi caraibici è una radicale, eppure subliminale, condanna di certa narrazione che alimenta l’industria del turismo basandosi sull’infausta fantasia sessuale della terra vergine conquistata dal maschio europeo. A un’occhiata superficiale, le camicie indossate dai manichini – alcuni dei quali in una posizione che può esprimere gioia ma anche rimandare al coito – possono sembrare stampate in stile hawaiano. In realtà, a ben guardare, mostrano anche donne esotiche in posizione di sudditanza.

Uno schermo, intanto, riporta un passaggio dalla Lettera di Michele de Cuneo del 28 ottobre 1485: «[…] Essendo io ne la barca presi una Camballa belissima, la quale il signor armirante mi donó; la quale avendo io ne la mia camera, essendo nuda secondo loro costume, mi venne voglia di solaciar cum lei. E volendo mettere ad execuzione la voglia mia, ella, non volendo, me tractó talmente cum le ongie, che non voría alora avere incominciato. Ma cosí visto, per dirvi la fine de tutto, presi una corda e molto ben la strigiai, per modo che faceva cridi inauditi, che mai non potresti credere. Ultimate, fussimo de acordio in tal forma, che vi so dire che nel facto parea amaestrata a la scola de bagasse. […]».

 

Las Islas, 2019. In collaborazione con Elo Vega. Installazione multimedia. 12 manichini, 12 camice, 3 proiezioni video sincronizzate, suono. Dimensioni variabili. Collezione: Juana de Aizpuru, Madrid, Spagna. Foto di Juan Baraja
Las Islas, 2019. In collaborazione con Elo Vega. Installazione multimedia. 12 manichini, 12 camice, 3 proiezioni video sincronizzate, suono. Dimensioni variabili. Collezione: Juana de Aizpuru, Madrid, Spagna. Foto di Juan Baraja

Presso la Fondazione Baruchello si trovano altre due installazioni. No/W/Here, che sulle pareti dello spazio espositivo traccia una cartografia alternativa della più comune tra le esperienze: il viaggio in metro. E Home Swept Hole, che tramite tre schermi mette a confronto lo stesso tema, quello della casa, tra l’idealità menzognera dello spot pubblicitario e il realismo del documentario.

Interessanti anche i lavori ideati per lo spazio pubblico: Icarus, un segnale installato che trae spunto dal titolo di un quadro di Peter Brueghel il Vecchio, posto davanti allo splendido panorama su Roma che si può godere da San Pietro in Montorio: l’illustrazione raffigura una vecchia macchina fotografica mentre la didascalia recita “Paesaggio con la caduta di Icaro”. Quasi a ribadire come urbanizzazione e antropizzazione abbiano fatto ormai sparire quel che di mitico, magico, tendente verso l’assoluto poteva celarsi dietro ogni angolo. Sarà per di più possibile, oltre ai già citati manifesti della serie Golden Visa, trovare sparsi per Roma i manifesti Benvenuto – denuncia contro gli abusi delle forze dell’ordine – e gli evocativi adesivi Phone.

 

Benvenuti, 1996-2021. Manifesti in edizione illimitata. Stampa a colori su carta semplice. Collezione dell’artista (edizioneitaliana). Foto di Juan Baraja
Benvenuti, 1996-2021. Manifesti in edizione illimitata. Stampa a colori su carta semplice. Collezione dell’artista (edizioneitaliana). Foto di Juan Baraja

La forza del messaggio di Rogelio López Cuenca è, in fondo, tutta qui: dar voce alle storture del mondo senza bisogno di urlarle. Le sue opere sussurrano a chi guarda, con la speranza che il seme della riflessione possa svilupparsi in pensiero critico.

Rogelio López Cuenca – A quel paese

Dal 12 marzo al 13 giugno 2021
Roma, Real Academia de España en Roma
Roma, Fondazione Baruchello
Ingresso libero con prenotazione obbligatoria
Orari Real Academia de España en Roma: da martedì a venerdì, dalle ore 14.00 alle 18.00
Orari Fondazione Baruchello: dal lunedì a venerdì, dalle ore 16.00 alle 19.00

www.academiaspagna.org | Mail: info@accademiaspagna.org |prenotazioni@accademiaspagna.org | Telefono: +39 06 5812806

www.fondazionebaruchello.com |Mail: info@fondazionebaruchello.com | Telefono: +39 06 5809482

Commenta con Facebook